2023-06-04
Uccidere un feto può solo essere omicidio
Nel riquadro, Chiara Tramontano. Sullo sfondo, il luogo dove è stato rinvenuto il cadavere a Senago (Ansa)
La vergognosa ipocrisia della tragedia di Senago: per la legge non esiste il figlio che Giulia Tramontano portava in grembo da sette mesi. L’essere umano però è tale dal momento del concepimento e come tale deve essere trattato, con tutti i suoi diritti. I delitti sono quindi due.Il doloroso fatto di Giulia Tramontano, giovane donna/mamma, con il suo piccolo di sette mesi nel grembo, uccisa dal compagno/papà, sta suscitando nel cuore di tutti un turbinio di sentimenti che vanno dal dolore indicibile per le vittime innocenti, allo sconcerto di fronte a tanta malvagità, passando per l’esecrazione e la condanna più dura per colui che ne è stato l’artefice. Personalmente, sono stato educato al sentimento della «pietas» cristiana che - mentre condanna sempre e senza riserve il male compiuto e la condotta malvagia - apre sempre una porta alla compassione verso chi quel male l’ha provocato. Quando un uomo, sano di mente a quanto si dice, compie un gesto come quello, cancellando ogni traccia di quell’umano che è iscritto nel cuore di ognuno di noi, nel cuore e nella mente si arrovellano domande senza risposta, sentimenti attoniti e struggenti, sensazioni indescrivibili, che si rincorrono cercando un «senso», un senso che non c’è e non ci può essere, e rimane solo l’idea che insieme a Giulia e al piccolo Thiago, è morto anche il loro assassino. Le parole della mamma di Alessandro - «sei un mostro» - sono il grido disperato che, in fondo, tutti noi portiamo nel cuore e nella mente. Ma dobbiamo, insieme, trovare la forza per fare un passo più in là rispetto al dolore che la tragedia porta con sé, cercando di pensare in quale abisso di tenebra deve essere caduto un uomo, per spingerlo a quell’atto di ferocia inaudita e ingiustificabile. C’è un altro aspetto di questa terribile vicenda che lascia quantomeno sconcertati: è prevista l’accusa e l’eventuale condanna per un solo omicidio, quello della mamma Giulia. Non del suo bimbo, non di Thiago che nel suo grembo già tirava i suoi calcetti! È terribile: Thiago non c’è. Non è persona. Non ha personalità giuridica e, dunque, ai fini della legge, Thiago non esiste: non è morto, non è stato ucciso, semplicemente perché Thiago non esiste! Come non rimanere attoniti di fronte a tanta vergognosa ipocrisia. Perfino la legge 194, che non è certo la quintessenza del rispetto della vita umana, prevede un limite all’aborto che fissa al terzo mese: dunque, Thiago - sette mesi di vita - non può essere abortito, ma può essere ucciso, senza incorrere in colpa alcuna, perché giuridicamente non esiste: il bimbo esiste se è capace di vita autonoma, fuori dal ventre materno. Questa sconvolgente ipocrisia rende inutile ogni commento. Ma impone una riflessione, che - per la verità - stiamo ripetendo da oltre 45 anni, dal 1978 ad oggi: l’essere umano è tale dal momento del concepimento, e come tale deve essere trattato. Non è uno scarto, non è un grumo informe di cellule, non è un essere «in potenza». È un essere umano e, in quanto tale, è persona umana, con tutti i diritti che competono. Uccidere un essere umano - non importa se ha due o tre settimane di vita gestazionale, oppure ha 29 anni come Giulia - è sempre un omicidio. Se è vero - come sembra essere vero - che Alessandro ha ucciso Giulia, è altrettanto vero che ha ucciso pure il piccolo Thiago: gli omicidi sono due. Non uno. I cuori che si sono fermati sono due, e uno non vale più dell’altro. All’inizio di questa legislatura, il senatore Maurizio Gasparri ha proposto un disegno di legge che riconosca la «personalità giuridica del concepito», titolare, quindi, dei diritti di ogni persona (come del resto afferma l’articolo 1 della legge sulla Pma, legge 40/04): si deve partire proprio da qui se si vuole costruire davvero una società civile, degna di questo nome. L’esecrabile «cultura dello scarto» parte proprio dal negare la vita nel grembo materno, arrivando a trasformare giuridicamente un bimbo di sette mesi di vita gestazionale in un fantasma. La tragedia di Senago, che con tutto il cuore avremmo voluto non accadesse mai, ci insegna anche questo.
Auto dei Carabinieri fuori dalla villetta della famiglia Poggi di Garlasco (Ansa)
Volodymyr Zelensky (Ansa)