2018-11-25
Tutti i rapporti delle ditte dei Renzi con gli arrestati amici di Licio Gelli
Tanti incroci fra aziende dei Moretti, finiti nei guai col fisco, e quelle dei parenti dell'ex premier. E spunta anche Luca Lotti. Nell'inchiesta della Procura di Arezzo sono finite diverse società che negli ultimi anni hanno incrociato i destini della famiglia del Bullo e del Giglio magico. Nelle carte viene fatto l'esempio della Egnazia shopping mall, assurta agli onori delle cronache per essere stata guidata dall'ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi. La mappa delle relazioni pericolose di Tiziano Renzi e delle sue ditte si arricchisce di un nuovo arcipelago, quello della famiglia Moretti, colpita venerdì da una serie di misure cautelari emesse dal Tribunale di Arezzo e che hanno coinvolto tutta la famiglia, dal capostipite Antonio, alla sorella Giovanna, ai quattro figli e ad altri affini. I magistrati hanno interdetto anche l'ex moglie di Moretti senior, Luciana Lofranco, appartenente alla famiglia Lebole, la stessa che cedette Villa Wanda a Licio Gelli. Pure i Moretti intrattennero intensi rapporti con il fondatore della P2 e Antonio fu notato dai cronisti nella camera ardente dell'ex Venerabile. I Moretti sono accusati di aver nascosto i propri redditi (risultavano senza guadagni) e di aver aperto e chiuso società per nascondere al fisco e alla Procura profitti e finanziamenti bancari. In particolare trasferendo quote societarie all'estero. Questi imprenditori sui generis, impegnati nella produzione di beni di lusso (abbigliamento, calzature, vini), hanno frequentato Firenze e bazzicato gli stessi ambienti in cui gravitavano i genitori di Matteo Renzi. In particolare il loro trait d'union era, come sempre, l'imprenditore Luigi Dagostino. A causa dei suoi traffici è diventato da qualche anno un cliente della Procura di Firenze, è finito ai domiciliari ed è in attesa di giudizio. Erano i giorni in cui Tiziano Renzi tentava di fare affari con gli outlet del lusso, prima montando gonfiabili e poi, più ambiziosamente, offrendo progetti da centinaia di migliaia di euro. Dagostino, nel frattempo, secondo gli inquirenti fiorentini, macinava milioni, truffando l'Erario e sfornando false fatture con l'aiuto di complici compiacenti. In quei mesi Dagostino si portava a spasso Tiziano, ritenendolo un apriporte, dal momento che il figlio sedeva a Palazzo Chigi, ma gli affari veri li faceva con i fratelli Moretti, in particolare Andrea e Amedeo. Andrea venerdì è finito agli arresti domiciliari insieme al padre e a due stretti collaboratori, Paolo Farsetti e Marcello Innocenti, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'autoriciclaggio, fatture false, omessa dichiarazione dei redditi, mendacio bancario. Amedeo è stato «solo» interdetto dall'attività imprenditoriale. I due puntavano a fare affari negli outlet di Reggello (paese di nascita di Renzi senior), Fasano e di Sanremo insieme con Dagostino. In Liguria Tiziano andò al seguito di Dagostino (e di conseguenza dei suoi soci, i Moretti) e venne presentato come consulente per la logistica. Ufficialmente doveva occuparsi di far scendere i croceristi dalle navi per portarli al centro commerciale in costruzione. Ma in realtà Tiziano era considerato il jolly per convincere l'amministrazione a guida Pd della bontà dell'intero progetto. Nell'inchiesta della Procura di Arezzo sono finite diverse società che negli ultimi anni hanno incrociato i destini dei Renzi e del Giglio magico. Nelle carte viene fatto l'esempio della Egnazia shopping mall, assurta agli onori delle cronache per essere stata guidata dall'ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi. Andrea Moretti acquistò il 17% di tale società dalla Nikila Invest e le trasferì in Inghilterra dove aveva costituito la Uk Development. Ma la Nikila non è una Srl qualsiasi. Per diversi mesi è stata in società con Tiziano Renzi nella Party Srl, ditta che avrebbe dovuto operare nel settore dei servizi dentro ai centri commerciali. Ma uno dei giocattoli preferiti dei Moretti e di Dagostino era la Tramor Srl, domiciliata a Cipro e poi rivenduta al gruppo Kering. È con questa società, amministrata sino a giugno 2015 da Amedeo Moretti e prima dal fratello Andrea, che Dagostino ha saldato quasi 200.000 euro di consulenze alla Eventi 6 e alla Party Srl, denari considerati dalla Procura di Firenze un pagamento per operazioni inesistenti. Per questo il 4 marzo si presenteranno alla sbarra sia Dagostino (ex presidente della Tramor) che i coniugi Renzi. Amedeo Moretti e Marcello Innocenti (arrestato venerdì ad Arezzo) in quel momento erano rispettivamente ad e consigliere d'amministrazione, ma non sono stati indagati. Per Amedeo Moretti è stato, invece, chiesto il rinvio a giudizio per le dichiarazioni dei redditi della Tramor in cui venivano messe a bilancio fatture passive considerate false dai magistrati. Renzi senior era di casa anche al Rivoire, lo storico caffè che fa da vetrina del potere fiorentino, trovandosi di fronte all'ingresso di Palazzo Vecchio, e insieme con Dagostino, i Moretti e un altro plurindagato, l'avvocato Carmine Rotondaro, già socio tramite due società panamensi della Egnazia Shopping Mall, sembra aver partecipato alle trattative per rilevare il locale. Come risulterebbe dall'agenda sequestrata a Dagostino. La combriccola aveva in animo di acquistarlo per poi rivenderlo alla multinazionale del lusso Kering portando a casa una plusvalenza milionaria. L'operazione andò in porto solo parzialmente. Dopo l'acquisizione del marchio, Andrea Moretti trasferì a Londra e in Lussemburgo le quote del Rivoire e venerdì la Guardia di finanza gliele ha sequestrate. Ma Andrea Moretti e Dagostino (che continuano a fare affari insieme e che si sono incontrati anche poche ore prima dell'arresto di Moretti) tentarono pure il colpo della vita scalando la Ads di Pomezia, un'azienda di tecnologia informatica che Matteo Renzi magnificò come esempio per l'utilizzo del suo jobs act, ma che dopo il passaggio del Giglio magico è fallita. Nel loro progetto, Andrea Moretti Cuseri e Dagostino provarono a coinvolgere anche l'allora sottosegretario Luca Lotti e l'imprenditore renziano Chicco Testa. Dagostino e Moretti Cuseri fondarono la Damo Investiments Srl alla bisogna e i finanzieri evidenziarono il loro «stabile sodalizio affaristico».
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