2019-09-17
Tutti contro «Adam». L’unico immigrato che la sinistra tenta di respingere
Il fumetto della «Verità» paragonato persino al «Mein Kampf» Solidarietà da Carlo Fidanza (Fdi): «Non si può demonizzare a priori».Gli amici del Pd sono tornati al governo, però loro, i sinistri della «cultura» (le virgolette non sono casuali), continuano a rosicare. Non riescono a sopportare che La Verità si sia avventurata nella galassia del fumetto. Evidentemente, essi la considerano un'arte a loro esclusivo uso e consumo. E così stroncano Adam per partito preso, senza averlo nemmeno letto. Senza aver espresso mezza critica sull'estetica, sui testi, sulla trama... Niente: è che quest'opera ha il torto di sottrarsi alla rappresentazione patetico-umanitaria dell'immigrazione, che pare essere l'unica versione tollerata nel dibattito pubblico a senso unico.Anche quando cercano di essere fattuali, gli stroncatori di Adam precipitano nel ridicolo. È il caso del fumettista Luca Boschi, che sul blog Nòva del Sole 24 Ore tira fuori addirittura un'accusa di plagio. Proprio così: Adam avrebbe un «titolo rubato» nientepopodimeno che a una omonima striscia pubblicata «alla fine degli anni Settanta». Come nel fumetto della Verità, d'altronde, in copertina campeggia un personaggio (un bianco, stavolta: nessun allarme razzismo nell'aria) che brandisce un coltellaccio. Boschi, spazientito, ci tiene a difendere gli autori del «vero Adam» dall'«obbrobrio» che lui non ha letto, eppure si sente gà sicuro di poter etichettare come tale, «visto l'autore che ha avuto il coraggio di scriverlo, campione olimpionico di simpatia e saggezza». Un criterio ineccepibile: se uno ti sta sulle balle, quello che scrive non può che essere indigeribile.Su Adam, d'altra parte, è tornato anche il curatore italiano di Dylan Dog, Roberto Recchioni. Costui era stato uno dei contestatori della prima ora del fumetto, in scia con padre Alex Zanotelli (che aveva parlato di un'operazione di propaganda salviniana per la quale La Verità si sarebbe ispirata al ministro nazista Joseph Goebbels). Domenica, nella controreplica al nostro articolo sui veggenti che demoliscono Adam prima ancora che esca in libreria, ci aveva definito «quotidiano del Kkk» (il Ku Kluk Klan). Recchioni, su Facebook, ha completato l'opera poche ore dopo, andando a parare nel luogo comune della sinistra dal disco rotto: il nazismo e il fascismo. Tanto per stare dietro a padre Zanotelli. Sulla sua bacheca campeggiava la copertina del Mein Kampf di Adolf Hitler, con un'eloquente didascalia, a corredo del ragionevole principio per cui un libro andrebbe prima letto e poi criticato: «Ma andate a cagare, finti garantisti di 'sto cazzo. Fascisti siete e fascisti vi chiamo». Un nobile esercizio di profondità analitica, che fornisce l'ennesima prova della qualità di quella che dovrebbe essere la classe degli intellettuali e degli artisti associati all'irriducibile filiera gramsciana.La pioggia di attacchi scriteriati ha però suscitato la reazione dell'onorevole Carlo Fidanza, di Fratelli d'Italia. «È evidente che l'intento degli autori non è quello di criminalizzare la generalità degli immigrati, ma è quello di contrapporre alla retorica buonista di tante altre pubblicazioni, una storia liberamente ispirata che purtroppo ritrae il lato peggiore dell'immigrazione incontrollata», ha argomentato l'eurodeputato. «C'è una deriva criminale in tantissimi immigrati e questo ci è dimostrato dai dati sulla popolazione carceraria, così come da quelli su alcuni tipi di reati che sono appannaggio di alcune etnie. Questo lo sanno tutti, eppure se qualcuno ci scrive sopra un fumetto viene demonizzato». Ai fustigatori di Adam, d'altra parte, basterebbe poco per passare dal pregiudizio al giudizio. Anche critico - è legittimo - purché ragionato. Comprino il fumetto, che è già in prevendita sul sito della Verità.