Le cinque sorelle che vendono i sieri anti Covid hanno registrato utili e vendite record e rivisto al rialzo le previsioni per il futuro. Pfizer distribuisce dosi ai Paesi poveri scontate o a prezzo di costo, ma non gratis.
Le cinque sorelle che vendono i sieri anti Covid hanno registrato utili e vendite record e rivisto al rialzo le previsioni per il futuro. Pfizer distribuisce dosi ai Paesi poveri scontate o a prezzo di costo, ma non gratis.Tragedia per il mondo intero, affare a nove zeri per le case farmaceutiche. L'avvento del coronavirus per i bilanci dei colossi del settore impegnati nella realizzazione del vaccino ha rappresentato un toccasana. Le relazioni pubblicate in queste settimane dalle «cinque sorelle» - Pfizer, Biontech, Moderna, Johnson&Johnson e Astrazeneca - parlano chiaro: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nei primi tre mesi del 2021 ricavi e profitti sono cresciuti vertiginosamente. Rispetto al primo trimestre del 2020, l'aumento delle vendite per queste aziende ha sfiorato i 9,5 miliardi di euro, mentre i profitti sono cresciuti di circa 4 miliardi. Cifre astronomiche, specie se consideriamo che riguardano solo il primo quarto dell'anno. Tali importi non sono totalmente ascrivibili ai vaccini, ma non c'è dubbio che questi abbiano rappresentato un fenomenale traino.Entrando nello specifico delle singole realtà, è stata Pfizer a segnare il risultato migliore in termini di aumento delle vendite. L'azienda americana ha chiuso il primo trimestre con incassi per 12 miliardi di euro, contro gli 8,3 miliardi del 2020 (+45%). Coerente l'andamento dei profitti, passati dai 2,7 miliardi dell'anno scorso ai 3,7 miliardi del 2021. Pfizer ha fatto segnare risultati positivi in quasi tutti i settori di vendita, ma le entrate derivanti dai vaccini hanno assorbito oltre il 70% dell'incremento totale dei ricavi. Pfizer ha anche rivisto al rialzo le previsioni per l'anno in corso. La casa farmaceutica guidata da Albert Bourla si aspetta di chiudere il 2021 con quasi 60 miliardi di euro di ricavi (+10 miliardi rispetto alle stime precedenti), un terzo dei quali dalla vendita dei vaccini. Venerdì Bourla ha annunciato di voler destinare 2 miliardi di dosi entro il 2022 ai Paesi in via di sviluppo. Ma non si tratta di un regalo, perché le fiale verranno cedute a prezzo di costo alle nazioni con redditi pro capite basso, e con il 50% di sconto a quelle con reddito medio. Il colosso americano non ci guadagna ma nemmeno ci perde. Qualche settimana fa, il numero uno di Pfizer si era lamentato perché i Paesi poveri, intimoriti a suo dire dalla «tecnologia ancora non testata» (l'mRna), preferivano optare per altri vaccini. Vista sotto un'altra luce, quella di Bourla somiglia a un'astuta mossa commerciale.Vola anche Biontech, seconda per l'incremento dei ricavi (2 miliardi di euro), ma prima per ciò che concerne i maggiori guadagni, pari a +1,2 miliardi di euro. La trimestrale del 2020 per l'azienda tedesca era stata un pianto greco: ricavi ridotti al lumicino ad appena 28 milioni di euro (21 dei quali derivanti da contributi alla ricerca) e una perdita di 53 milioni. Quest'anno la svolta, con vendite e utili schizzati alle stelle, pressoché interamente riconducibili al vaccino contro il Covid. Non finisce qui, perché nella trimestrale 2021 Biontech ha dichiarato che gli introiti attesi dai contratti firmati fino al 4 maggio, pari a circa 1,8 miliardi di dosi, si attestano a circa 12,4 miliardi di euro.Inizio dell'anno con il botto anche per Moderna. Partita nel 2020 da zero, anzi da sottozero, con 7 milioni di euro di vendite e una perdita da 102 milioni di euro, l'azienda americana specializzata nella tecnologia a Rna messaggero ha chiuso il primo trimestre con vendite per 1,6 miliardi e guadagni per 1,1 miliardi. Quasi l'80% deriva dalla vendita in territorio Usa, con la consegna di 88 milioni di dosi al governo Usa e 14 milioni al resto del mondo. Anche qui parliamo dell'antipasto, perché nel 2021 dagli accordi di vendita già firmati Moderna dovrebbe incassare 15,7 miliardi di euro. Festeggia l'ad Stephane Bancel, che con i suoi 4,4 miliardi di euro di patrimonio personale ha fatto ingresso nella classifica di Forbes tra i 700 uomini più ricchi al mondo.Positivo avvio anche per Johnson&Johnson, con 1,3 miliardi di euro di ricavi in più e +400 milioni di utili. Complice la falsa partenza legata anche ai presunti rischi di trombosi (proprio in questi giorni il Cts pur ribadendo la sicurezza ne ha raccomandato l'utilizzo preferenziale agli over 60), il vaccino ha influito per appena 82 milioni di euro. A differenza dei concorrenti, Johnson&Johnson non ha pubblicato previsioni di vendita per il 2021, e il chief financial officer Joseph Wolk ha dichiarato che il siero «non avrà un impatto significativo sui profitti».Tutt'altro che trascurabile, invece, il peso di Vaxzevria sui bilanci di Astrazeneca. L'azienda britannico svedese ha chiuso il primo trimestre dell'anno con +395 milioni di euro di utili e +827 milioni di ricavi, un quarto dei quali attribuibili al vaccino realizzato in collaborazione con l'università di Oxford. Un risultato positivo, ma senza dubbio inficiato dai numerosi dubbi sull'efficacia e la sicurezza, che di fatto hanno raffreddato le grandi aspettative iniziali.Almeno per tutto il 2021 le aziende beneficeranno dalle vendite del vaccino e se, come sembra, verrà confermata la necessità di un richiamo periodico il Covid si trasformerà in un Eldorado. Sempre con un occhio al futuro: Pfizer ha annunciato che sta sviluppando un vaccino a mRna contro l'influenza. Per le case farmaceutiche, comunque vada sarà un successo.
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