2025-08-21
Tusk si mette di traverso: «Vertice a Budapest? È meglio andare altrove»
Varsavia mugugna e aiuta le sedi extraeuropee. Per «Politico», Emmanuel Macron & C. blandiscono il tycoon ma sperano nel flop negoziale.Mentre proseguono gli sforzi diplomatici di Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, alcuni leader europei sembrano remare contro. Ieri, il premier polacco, Donald Tusk, si è lamentato del fatto che la Casa Bianca starebbe cercando di organizzare l’incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin a Budapest. «Budapest? Forse non tutti lo ricorderanno, ma nel 1994 l’Ucraina ottenne già garanzie di integrità territoriale da Stati Uniti, Russia e Regno Unito a Budapest. Forse sono superstizioso, ma questa volta cercherei un altro posto», ha dichiarato, riferendosi al memorandum di Budapest, con cui la Russia si era impegnata a rispettare i confini ucraini dell’epoca: un documento che non ha impedito a Mosca di annettere la Crimea nel 2014 e di invadere l’Ucraina otto anni più tardi.Eppure, dietro la motivazione ufficiale data da Tusk, non è escluso che si celi una ragione di natura politica. Non è del resto un mistero che l’attuale governo polacco non intrattenga buoni rapporti con il premier ungherese Viktor Orbán. Un Orbán che, dal canto suo, non solo risulta uno dei principali alleati europei dello stesso Trump ma che vanta anche relazioni amichevoli con Mosca. Al contempo l’Ungheria è comunque parte integrante dell’Ue e della Nato. Insomma, per interessi politici piuttosto miopi, l’ostilità di Tusk rischia di far sì che l’eventuale vertice tra Putin e Zelensky si tenga fuori dall’Unione europea: il che non farebbe che diminuire ulteriormente il suo già scarso peso geopolitico. Turchia e Arabia Saudita sarebbero infatti assai interessate a ospitare il summit. E lo stesso vale probabilmente per gli Emirati arabi uniti. La Svizzera ha invece già dato la sua disponibilità, ma si tratta di un Paese che notoriamente non fa parte dell’Ue. Il paradosso incarnato da Tusk è quindi esattamente questo: prima gli europei esigono di contare al tavolo. Poi, quando l’opportunità si presenta, iniziano a litigare per rivalità di bassa lega.Ma non è tutto. Stando a quanto riportato da Politico, «i leader europei non credono che Vladimir Putin sia sincero riguardo a un accordo di pace, quindi la loro strategia è quella di assecondare e lodare Donald Trump finché non giungerà alla stessa conclusione e si renderà conto che dovrà essere più duro con il Cremlino». Secondo la testata, a premere per questo tipo di approccio (che risulterebbe attualmente condiviso da «larga parte» dei leader e dei diplomatici del Vecchio Continente) sarebbe innanzitutto il presidente francese, Emmanuel Macron: uno che, da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, ha detto tutto e il contrario di tutto. All’inizio, premeva per dialogare con Putin, dicendo, a giugno 2022, che non bisognava umiliarlo. Poi, al principio del 2024, si è improvvisamente riscoperto falco antirusso, pur non rinunciando a mandare - nel maggio di quello stesso anno - l’ambasciatore francese all’inaugurazione presidenziale dello zar (gli unici altri Paesi dell’Ue a fare altrettanto furono Slovacchia e Ungheria).La sensazione è che, come al solito, Macron miri a un unico obiettivo: l’indebolimento delle relazioni transatlantiche, per rilanciare il ruolo di Parigi in seno all’Ue tanto dal punto di vista politico che della difesa. La sua strategia, in altre parole, è quella di mettersi di traverso alla Casa Bianca, indipendentemente da che cosa accada e dall’ambito di discussione. Non a caso, il presidente francese era il principale fautore, nell’Ue, della linea dura nei negoziati commerciali con Trump. E anche la sua intenzione di riconoscere a settembre lo Stato palestinese va letta in quest’ottica. Peccato che, così facendo, il capo dell’Eliseo rischi soltanto di rendere l’Unione europea ancora più irrilevante, mentre altri attori internazionali guadagnano progressivamente terreno (a partire dalla Turchia).Fa dunque riflettere come una certa vulgata mediatica annoveri usualmente Macron e Tusk tra i principali leader «europeisti». Sarà un caso, ma sono proprio loro che stanno facendo di tutto per rendere l’Ue sempre più ininfluente dal punto di vista geopolitico. Dovrebbero capirlo soprattutto coloro che criticano costantemente Giorgia Meloni per la sua sponda con la Casa Bianca.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)