Da Redipuglia, dove si trova uno dei monumenti più importanti d'Italia, a Bari, dove sorge il Sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare, il nostro Paese è ricco di luoghi della memoria.
Da Redipuglia, dove si trova uno dei monumenti più importanti d'Italia, a Bari, dove sorge il Sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare, il nostro Paese è ricco di luoghi della memoria.Lo speciale contiene un articolo e un itinerario di cinque tappe da Nord a Sud.Military tourism o turismo militare: ebbene sì, esiste anche questo segmento per gli amanti dei viaggi a tema. Un tema scottante forse, pesante, eppure vivo: le macerie sono cumuli di dolore, ma anche possibilità di ricostruzione e rinascita. Il prima diventa la base per un dopo - si spera - migliore.Il turismo militare non è per anime dark, ma per amanti della storia e analisti del dolore. Perché se c'è qualcosa che accomuna gli esseri umani, questa è proprio la sofferenza, che sia esistenziale o inevitabile conseguenza di fatti storici. Tra gli adepti del turismo militare figurano - oltre ai militari stessi - gli estimatori della divisa e i patrioti, una specie ormai in via d'estinzione. Parlare di patria oggi, infatti, è quanto mai anacronistico, ma forse è questo il momento giusto per guardare al passato. Non occorrono afflati retorici, ma un'oggettività spietata che aiuti a comprendere soprattutto il presente.Ma quali sono i luoghi che rendono possibile il turismo militare? I memoriali di guerra, per esempio. E poi i cimiteri, i musei e gli ex campi di battaglia. In realtà non bisogna nemmeno spostarsi troppo da casa per fare del turismo militare: in quasi tutti i borghi e le città esistono monumenti in onore ai caduti. È che la storia militare ci trova spesso distratti da altro: le statue e le targhe «in memoria di» appaiono ai più obsolescenti e fuori contesto. Le location più famose vedono schierate da una parte l'Europa (protagonista della Prima e della Seconda guerra mondiale) e dall'altra l'Asia, in quanto vittima della bomba atomica. In mezzo, gli altri continenti. Il viaggio che stiamo per fare toccherà 5 siti militari italiani, da Nord a Sud, con una tappa intermedia nella capitale.Prima di affrontarlo, è però necessario fare un breve excursus, a titolo di esempio, su alcuni dei siti più famosi del mondo legati ai diversi periodi storici.Guerre napoleonicheAusterlitz (oggi Slavkov u Brna), nella Repubblica Ceca. Qui, nel 1805, Napoleone sconfisse la Terza Coalizione. Per ricordare quella data, venne creato un monumento alla pace che custodisse i resti dei soldati caduti in battaglia.Waterloo (Belgio): se ad Austerlitz Napoleone vinse, a Waterloo perse in via definitiva. Lo ricordano il Monte del Leone (eretto dal governo come memoriale di guerra) e il campo di battaglia vero e proprio, con i suoi 5 punti di osservazione panoramici sui luoghi più importanti del combattimento.Grande guerraYpres, città delle Fiandre, tristemente famosa per aver dato il nome al gas usato qui dai tedeschi: l'iprite. Oltre al cimitero di Tyne Cot, esistono anche un museo dedicato alla I Guerra Mondiale (In Flanders Fields) e il Menin Gate, monumento che commemora i soldati del Commonwealth britannico. Caporetto (oggi Kobarid), in Slovenia, famosa per la disfatta delle truppe italiane, che persero nell'omonima battaglia contro gli austriaci. Oggi si possono visitare, tra le altre cose, il Sacrario militare e il museo della Prima Guerra Mondiale.Seconda guerra mondialeHiroshima e Nagasaki, con i loro musei-memoriali della bomba atomica. All'interno di entrambi i siti esistono, oltre ai relativi musei, un parco e diversi monumenti, ogni anno protagonisti di cerimonie commemorative.La Polonia: si pensi a Danzica, dove tutto ebbe inizio. Oltre a Westerplatte (il luogo-simbolo), esistono anche il Monumento ai Difensori dell'Ufficio Postale, il cimitero sovietico e l'edificio della Gestapo. Altri tristi esempi sono il campo di concentramento di Kraków-Płaszów e il ghetto ebraico, sempre a Cracovia.Altre guerre europeeLa Guerra dei Trent'anni, che dilaniò l'Europa dal 1618 al 1648 e che portò alla trasformazione del Sacro Romano Impero in uno stato moderno. Si divide in fase boema, danese, svedese e francese. Tra i luoghi di guerra ricordiamo dunque la svedese Lützen e la tedesca Rothenburg ob der Tauber. In quest'ultima, nel periodo di Pentecoste, viene commemorata la «bevuta del borgomastro»: la storia racconta che la figlia di quest'ultimo, per far desistere il generale svedese Tilly dal distruggere la città, gli avesse offerto un enorme boccale di birra.Le Guerre dei Balcani. Una delle città che testimoniano con vivido orrore quello che successe negli anni '90 è Mostar, in Bosnia ed Erzegovina. Una città che da un lato è un cimitero vivente (le lapidi non si contano e molti palazzi sono stati lasciati volutamente nel loro stato di devastazione), dall'altro ha ricostruito se stessa sulle macerie di una trentina scarsa di anni fa (si pensi al ponte Stari Most, interamente rifatto dopo la sua distruzione). A Mostar esiste anche il Museo della Guerra e delle Vittime di Genocidio. Una piccola considerazione sul turismo militare: bisogna prendere atto che alcuni luoghi possano sollecitare morbosità e voyeurismo.Negli ultimi anni, complici i social, si assiste infatti a un fenomeno di pessimo gusto: i selfie all'interno dei campi di concentramento. Basta aprire Instagram per rendersi conto di quello che, oltre che un malcostume, si presenta - al di là degli intenti - come un'offesa alla memoria.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/turismo-militare-2652960045.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="redipuglia" data-post-id="2652960045" data-published-at="1620832464" data-use-pagination="False"> Redipuglia Memoriale di guerra di Redipuglia (iStock) Il nostro viaggio nella storia militare d'Italia inizia in Friuli Venezia Giulia. A Redipuglia (GO), frazione di Fogliano Redipuglia, si trova infatti uno dei sacrari più importanti d'Italia, sicuramente il più imponente tra quelli dedicati ai caduti della Prima Guerra Mondiale.Il monumento è anche conosciuto come Sacrario "dei Centomila", un nome che fa chiaramente intendere il numero spropositato di combattenti che vi sono sepolti.Siamo nel Carso nord-occidentale, alle pendici del Monte Sei Busi, sulla cui vetta si trovano ancora le trincee delle truppe italiane, che qui combatterono, nel 1915, contro l'esercito austro-ungarico.Realizzato su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni, il Sacrario ha la forma di uno schieramento militare: alla base la tomba del Duca d'Aosta, ai lati quelle dei suoi generali. Dietro, lungo i 22 gradoni del Sacrario, i soldati caduti. All'interno è sepolta una sola donna: la crocerossina Margherita Kaiser Parodi.Non si va in questa zona "solo" per vedere il Sacrario Militare e poi tornarsene a casa. Si va per conoscere più da vicino l'impatto della Prima Guerra Mondiale sugli uomini che la vissero in prima persona, sui cittadini e sulla coscienza pubblica.Ecco quindi che, proprio di fronte, è possibile recarsi sul Colle Sant'Elia, ex Cimitero degli Invitti della Terza Armata e oggi Parco della Rimembranza, sulla cui cima svetta una colonna romana.A un chilometro di distanza sorge invece il cimitero austro-ungarico. Vi sono sepolti 14.550 soldati, di cui solo 2.550 sono stati identificati. Il cimitero è generalmente aperto tutti i giorni dalle 08.30 alle 18.30, ma considerate le norme vigenti bisogna informarsi preventivamente.Esistono anche la Dolina dei Bersaglieri, il Monte San Michele, il Parco Tematico della Grande Guerra di Monfalcone e la Trincea delle Frasche. Tutti i siti fin qui citati fanno parte dei "Sentieri di Pace sul Carso della Grande Guerra", un percorso che è il frutto di anni di studio da parte di operatori vari ed esperti, gestito dalla Pro Loco di Fogliano Redipuglia in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Gorizia e Promo Turismo FVG.Il turismo militare non riguarda necessariamente curiosi e appassionati, ma anche parenti lontani di persone cadute in guerra. Non si tratta di musei nel senso classico del termine, ma di itinerari nella memoria, il patrimonio più importante di cui siamo in possesso.Per qualunque informazione, basta chiamare lo I.A.T. ai numeri 0481/489139 o 346/1761913. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/turismo-militare-2652960045.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="asiago" data-post-id="2652960045" data-published-at="1620832464" data-use-pagination="False"> Asiago Sacrario militare di Asiago (iStock) Altro luogo della memoria è Asiago (VI). Non tutti sanno che la città veneta, famosa per le montagne e il suo formaggio, venne rasa al suolo durante la Prima guerra mondiale.A testimoniare il terribile periodo è il Sacrario del Leiten, chiamato così per via del colle su cui sorge. All'interno dell'ossario sono sepolti 54.286 soldati caduti durante il 15-18. Più della metà sono ignoti.La storia di Asiago è inestricabilmente legata a quella militare: dopo la Grande Guerra fu infatti decorata con la Croce di guerra al valor militare, mentre le venne conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare per i suoi sacrifici durante gli anni della Resistenza.Il Sacrario è un enorme blocco di marmo e cemento, progettato dall'architetto Orfeo Rosato e sormontato da una sorta di arco di trionfo. A collegare il monumento al centro della città è il bellissimo Viale degli Eroi, contornato dai cipressi. All'interno si trova anche un piccolo museo che espone cimeli ritrovati sull'altopiano dopo la guerra.All'esterno, ciò che prima era un campo di battaglia è oggi un susseguirsi di placidi prati e boschi, quasi a ristabilire un'armonia per troppo tempo assente.I siti militari non finiscono con il Sacrario: tutto l'Altopiano di Asiago è caratterizzato da testimonianze quali trincee, fortificazioni e testimonianze varie, e diversi sono gli itinerari della memoria che possono essere percorsi.Tra i luoghi da vedere, segnaliamo le trincee del Monte Lemerle e il Cimitero Inglese di Boscon (a Roana, sempre nel Vicentino). Un altro luogo di estremo interesse è il Sentiero del Silenzio – Porta della Memoria, in località Campomuletto (comune di Gallio): un percorso nella natura per riflettere sugli accadimenti storici e, più in generale, sul senso della vita: lungo il sentiero sono disposte 10 opere d'arte che invitano a meditare sulla condizione umana, complice la presenza incontrastata della montagna.Altro luogo dove avvennero dure battaglie durante la Prima guerra mondiale è il Monte Zebio. Numerosi sono i siti e le testimonianze di questo museo all'aperto: le trincee e le gallerie si inseriscono in uno scenario naturalistico di incredibile bellezza. È consigliabile il percorso ad anello, ben segnalato e di media difficoltà. Per qualunque informazione, telefonare allo 0424/462221 o scrivere a info@asiago.to <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/turismo-militare-2652960045.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="roma" data-post-id="2652960045" data-published-at="1620832464" data-use-pagination="False"> Roma Mausoleo delle Fosse Ardeatine A separare Asiago da Roma, in questo itinerario della memoria, sono 574 chilometri e più di 20 anni: il Mausoleo delle Fosse Ardeatine ricorda infatti l'eccidio avvenuto nel 1944: il 24 marzo di quell'anno 335 uomini (ebrei, prigionieri politici e detenuti) vennero trucidati dalle truppe tedesche.In memoria di quanto avvenuto, nel 1947, sulla Via Ardeatina, venne aperto il cantiere per la costruzione di un Sacrario dedicato alle vittime.All'interno del monumento si trovano le grotte dove avvenne il massacro, il mausoleo (che custodisce i resti dei caduti) e un gruppo scultoreo composto da tre personaggi che simboleggiano le tre età della vita e indicano, ciascuno, una zona diversa di questo luogo sacro.Numerosi gli architetti e gli scultori coinvolti, tra cui Mirko Basaldella, autore della cancellata espressionista che porta al piazzale d'accesso. Da qui si possono osservare, da una parte, le pareti verticali della vecchia cava ardeatina e dall'altra il mausoleo vero e proprio. Dietro al mausoleo si trova il museo, in cui sono raccolti cimeli e testimonianze del vergognoso evento. Per qualunque informazione, si può scrivere a info@mausoleofosseardeatine.it o telefonare allo06/6795629Se si vuole percorrere un itinerario completo "a tema", a Roma e dintorni esistono anche altri monumenti dedicati alla memoria dell'eccidio. Si comincia da Via Rasella, non troppo distante dal Quirinale: fu qui che i partigiani italiani idearono l'attentato che uccise 33 soldati tedeschi e provocò, per rappresaglia, l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Il generale Kappler, in seguito all'attacco subito, decise infatti di giustiziare 10 cittadini italiani per ogni soldato tedesco morto.Sempre nella capitale, una targa commemora due caduti in via Baldo degli Ubaldi, nel luogo in cui Andrea Casadei e Vittorio Fantini vennero catturati dalle SS.Il comune di Poli (RM) ha apposto una lapide in Via dei Quattro Martiri in memoria dei quattro cittadini persi durante l'eccidio, mentre a Monte Compatri (RM) si trova una stele che il comune ha realizzato in ricordo delle sue due vittime.La capitale, inoltre, è puntellata di luoghi protagonisti della Resistenza: in via Torquato Tasso 145, per esempio, si trova il Museo Storico della Liberazione, in cui sono conservati documenti, giornali, volantini e altri materiali sull'occupazione nazista. Questo era infatti il quartier generale delle SS.Sull'Ostiense (quartiere salito alla ribalta negli ultimi anni per i locali e la street art), nei pressi del Ponte dell'Industria, si trova un monumento per le dieci donne uccise dai tedeschi, che si "macchiarono" per aver assaltato un forno che riforniva le truppe tedesche. Ultimo luogo di questo itinerario è il Quadraro, quartiere simbolo della Resistenza romana, chiamato anche «nido di vespe» per la tenacia dei suoi abitanti. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/turismo-militare-2652960045.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="mignano-monte-lungo" data-post-id="2652960045" data-published-at="1620832464" data-use-pagination="False"> Mignano Monte Lungo Sacrario di Mignano Monte Lungo (YouTube) Scendendo lungo la Penisola, arriviamo a Mignano Monte Lungo (CE), ai confini con il Lazio e il Molise.Tra i monumenti di questo comune immerso in un'area di grande interesse naturalistico, il castello medievale Ettore Fieramosca, che prende il nome da uno dei proprietari che si succedettero nel tempo. Oggi il monumento è gestito dal Fai (Fondo ambiente italiano) ed è una tappa imprescindibile per chiunque si rechi nel borgo. Dal castello, inoltre, si gode di una bellissima vista sui dintorni, con la chiesa di Santa Maria Grande a fare da protagonista.Fulcro di un viaggio a Mignano Monte Lungo, però, sono il Sacrario e il Museo militare. Due battaglie, infatti, avvennero qui: l'8 dicembre 1943, i soldati italiani tentarono di sfondare la Linea del Volturno (linea fortificata costruita dai tedeschi), ma senza successo e con ingenti perdite. Il 16 dicembre dello stesso anno riuscirono però nell'intento e conquistarono il monte. Due battaglie che segnarono l'inizio delle operazioni belliche italiane e alleate per la liberazione del territorio nazionale. La città (titolo che le venne conferito nel 2001), è stata decorata con la medaglia d'oro al valor militare per il ruolo dei suoi cittadini nella lotta partigiana. All'interno del Sacrario una scalinata conduce alla costruzione in marmo bianco, al centro della quale si erge la cappella: qui, ai lati dell'altare, sono rappresentati il comandante delle truppe italiane generale Vincenzo Dapino e il telegramma di congratulazioni che gli inviò il generale statunitense Mark Clark in seguito alla vittoria del 16 dicembre. I corpi dei caduti (poco meno di 1000 soldati italiani) si trovano ai lati della scalinata, mentre di fronte al Sacrario si trova un piccolo museo in cui sono esposti grafici, fotografie e testimonianze varie. Carri armati e materiali d'artiglieria si trovano all'esterno.Il Sacrario è aperto tutti i giorni, dalle 07.30 alle 18.15. Se si vuole allungare il percorso, una tappa d'obbligo è Montecassino (FR), non troppo distante da Mignano Monte Lungo (poco meno di 40 km): la famigerata Abbazia fu anch'essa teatro di guerra. Distrutta e successivamente ricostruita, è oggi una delle più belle testimonianze delle atrocità dell'epoca. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/turismo-militare-2652960045.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="bari" data-post-id="2652960045" data-published-at="1620832464" data-use-pagination="False"> Bari Sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare a Bari Ultima tappa del nostro viaggio tra i siti militari della Penisola è Bari, dove sorge il Sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare, il più grande d'Italia dopo quello di Redipuglia.Al suo interno sono custodite le spoglie dei caduti durante la II Guerra Mondiale e quelle di coloro che persero la vita in Albania durante la Grande Guerra. Il nome deriva dai cimiteri di guerra d'oltremare, dove si trovavano le truppe italiane: i 70.000 uomini qui sepolti (di cui più della metà senza nome) vennero quindi traslati dai Balcani, dall'Africa e dall'ex Repubblica Democratica Tedesca.Si tratta di un complesso a due piani. Di notevole interesse è la Sala dell'Albo d'Onore, al primo piano: qui si trovano sia i nominativi dei soldati sepolti qui che i tabulati su caduti e dispersi in Russia. Esistono poi una cripta, un museo e una sala per la visione di documentari d'epoca.Il complesso, aperto nei giorni feriali dalle 8 alle 14 e nei festivi fino alle 13, è immerso nel parco delle rimembranze, dove sono collocati veicoli di guerra, pezzi d'artiglieria e sculture. Qui si possono osservare anche l'ancora della nave Orsa della Regia Marina e l'acquedotto romano dell'ex Sacrario di Tripoli: da un lato un tronco e dall'altro gli archi dove sono iscritte su lapidi le battaglie combattute in Africa dal 1911 al 1943.Per qualunque informazione, scrivere a cadutidoltremare@onorcaduti.difesa.it o telefonare allo 080.5530330.Il Sacrario si trova nel quartiere Japigia, alla periferia della città. Nel medesimo quartiere, estraniandosi per un attimo dal turismo militare, esiste un altro elemento di interesse: una locomotiva del 1901, chiamata Noci e dismessa negli anni '60. Un tempo trasportava i passeggeri da Bari a sud della Puglia. Un pezzo di storia che si può ammirare nella FSE di via Oberdan.Inoltre, il quartiere è famoso per la sua spiaggia - "Pane e pomodoro" - da cui si gode di una bellissima vista sul centro storico, inclusi il Teatro Margherita, la Basilica di San Nicola e il porto con le sue navi.Tornando ai luoghi della memoria, altri due sono i punti di interesse baresi: uno è Palazzo De Risi, (via Garruba n. 63), che fu sede di un gruppo fascista prima e del Consiglio ebraico poi. La sede, infatti, comprendeva anche una sinagoga.Infine la località Torre Tresca, un tempo campo per prigionieri di guerra. Oggi rimangono solo una chiesa, alcuni palazzi e delle opere mai terminate.
Ansa
Centinaia di tank israeliani pronti a invadere la Striscia. Paesi islamici coesi contro il raid ebraico in Qatar. Oggi Marco Rubio a Doha.
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Considerato un superfood, questo seme (e l’olio che se ne ricava) combatte trigliceridi, colesterolo e ipertensione. E in menopausa aiuta a contrastare l’osteoporosi. Accertatevi però di non essere allergici.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Parla Roberto Catalucci, il maestro di generazioni di atleti: «Jannik è un fenomeno che esula da logiche federali, Alcaraz è l’unico al suo livello. Il passaggio dall’estetica all’efficienza ha segnato la svolta per il movimento».
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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