2019-09-11
Trump taglia i fondi alle cliniche abortiste. Da quest’anno via 60 milioni di dollari
Il colosso americano Planned parenthood incassa il colpo e lancia la controffensiva: una app per il controllo delle nascite.Basterà un clic per abortire. Alle tante app che affollano gli smartphone si è aggiunta, in questi giorni, quella di Planned parenthood (che in italiano suona come pianificazione genitoriale), la principale catena di cliniche abortiste americane. Ovviamente la parola aborto non compare da nessuna parte di Planned parenthood direct: l'applicazione disponibile in 27 Stati serve per avere informazioni sulla contraccezione, una prescrizione per il trattamento di infezione del tratto genito-urinario o richiedere un appuntamento presso un loro centro.Il nuovo regolamentoEntro il 2020 però, rassicurano dal quartier generale di New York, il servizio sarà attivo in tutti i 50 Stati. La partenza del progetto in due tappe non è a caso, ma è dovuta alla necessità di recuperare i circa 60 milioni di dollari di finanziamenti federali che da quest'anno la multinazionale non riceverà più. Due settimane fa, infatti, l'amministrazione Trump ha deciso di rivedere il programma noto come Titolo X. Il nuovo regolamento proibisce alle cliniche di pianificazione familiare che ricevono tali finanziamenti federali di praticare aborti o di indirizzare le pazienti in centri per l'aborto. Planned parenthood si è dovuta quindi ritirare dal programma istituito nel 1970 per aiutare l'accesso a servizi di pianificazione familiare e alle cure riproduttive per i cittadini americani con basso reddito e non assicurati. Ha accusato il colpo Alexis McGill Johnson, presidente e amministratore delegato (Ceo) della Planned parenthood federation of America che assorbiva il 40% di tutti le pazienti con titolo X (circa 1,5 milioni di persone). In una conferenza stampa la McGill Johnson ha difeso a spada tratta l'operato (e il fatturato) della multinazionale degli aborti, affermando che «non permetteremo a questa amministrazione o a chiunque altro di dissuaderci dalla nostra missione di fornire assistenza sanitaria e informazioni al maggior numero possibile di persone».Fatturato di 1,4 miliardiQuale controffensiva ha messo in campo il colosso abortista, che secondo l'ultimo rapporto (2016-2017), ha fatturato solo negli Stati Uniti quasi 1,46 miliardi di dollari? Una app. Del resto è il modo più facile e meno costoso per far aumentare velocemente il business, semplificando le procedure e moltiplicando i contatti perché può raggiungere pazienti che vivono in comunità rurali e remote o minoranze a basso reddito. Basta che abbiano uno smartphone. Poco importa se sul rassicurante sfondo blu della app, quando si cerca un'informazione sulla contraccezione, il confine con l'aborto sia volutamente inesistente. Del resto anche un contraccettivo di emergenza come l'ulipristal acetato (Ellaone), che dopo i 18 anni si può acquistare senza ricetta anche in Italia, deve la sua efficacia, come dimostrano studi autorevoli, a un'azione abortiva. Planned parenthood sostiene di offrire servizi che non sono abortivi, ma di pianificazione familiare perché ritiene che «l'aborto uccide una vita ed è un pericolo per le madri».Intanto però alla guida di questo colosso c'è stata, fino a qualche giorno fa, una dottoressa di origini cinesi, Leana Wen, che in un tweet ha definito l'espansione dell'aborto «la nostra missione principale». I numeri non mentono. La grande multinazionale è responsabile di circa 300.000 aborti l'anno solo negli Stati Uniti: un ritmo di 887 bambini al giorno, uno ogni 97 secondi. Con l'amministrazione Obama, Planned parenthood ha intascato oltre 4 miliardi di dollari, grazie alle sovvenzioni pubbliche che ora Trump sta togliendo. Così, con il taglio dei fondi, il gigante abortista ha accelerato il passaggio al digitale attivando un'app già testata con successo nel 2014 in tre Stati densamente popolati: California, Texas e Flordia.L'assistente virtualeSono anni che l'azienda, nella sua missione di raggiungere i milioni di donne che vivono nel deserto della contraccezione, e moltiplicare il business, investe nella tecnologia. Nel 2016 ha lanciato un'app chiamata Spot On per tracciare il ciclo mestruale e gestire il controllo delle nascite, aborto compreso. Lo scorso gennaio ha lanciato Roo, un nuovo chatbot (un assistente virtuale capace di rispondere su una serie di argomenti) per aiutare le ragazze a ottenere risposte a domande sulla salute sessuale e la pubertà. Qualche preoccupazione sulla correttezza delle informazioni che arriva a queste adolescenti anche solo sulla differenza tra contraccezione e aborto è lecito averla, ma c'è di più. Planned parenthood ha condotto uno studio, finanziato dalla prestigiosa Susan T. Buffett Foundation e pubblicato a fine agosto sulla rivista Obstetrics & Gynecology, sull'efficacia della telemedicina nell'aborto farmacologico.Le conclusioni spalancano il futuro della nuova app, dato che assumere mifepristone e misoprostolo (l'associazione nota come la pillola abortiva Ru486) con il sostegno di una applicazione dà risultati comparabili a quelli che si ottengono prendendo il farmaco in una clinica. Così l'aborto, travestito da contraccezione, in nome del business, diventa una prestazione sanitaria a portata di clic. Il prezzo? Una vita.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
iStock
In un mondo che ancora fatica a dare piena cittadinanza alla voce femminile, questa rivista è un atto di presenza, che ho fortemente voluto, con l’intenzione di restituire visibilità e valore alle donne che ogni giorno, in silenzio o sotto i riflettori, trasformano il mondo in cui vivono.
Quelle che fondano imprese e reinventano modelli economici, che fanno ricerca, innovano nelle professioni, guidano comunità e progetti sociali. Quelle che mettono la competenza al servizio dell’impegno civile, che difendono i loro diritti, che si fanno portavoce di una nuova idea di leadership: inclusiva, empatica, concreta. Non a caso in questo numero è stato dato largo spazio al premio Donna d’autore, promosso dall’A.i.d.e. (Associazione indipendente donne europee) e in modo particolare alla sua entusiasta presidente Anna Silvia Angelini, perché le premiate rappresentano in maniera evidente i modelli di Valore Donna, dove ogni pagina è una finestra aperta su storie di talento, coraggio e visione. Non ho voluto costruire solo un racconto di unicità, ma anche restituire la normalità della grandezza femminile: donne che riescono, che sbagliano, che ricominciano, che costruiscono futuro. La loro forza non è un’eccezione, ma una presenza quotidiana che Valore Donna vuole portare alla luce, con impegno, rispetto e franchezza. Questo progetto editoriale inoltre ha nel suo dna un’idea di qualità come responsabilità: nella scrittura, nelle immagini, nella scelta dei temi. Ogni contributo è frutto di una ricerca attenta, di un linguaggio curato e di una sensibilità che si sforza di vedere il mondo con occhi diversi. Dando spazio a voci nuove, a imprenditrici, giornaliste, intellettuali, professioniste, donne della politica, giovani, donne che operano nel terzo settore, donne che collaborano, si sostengono e che raccontano la realtà contemporanea senza filtri, con l’autenticità di chi la vive pienamente. Perché solo rinnovando lo sguardo si può cambiare la prospettiva. Valore Donna vuole essere una rivista che lascia un’impronta nel panorama editoriale del Paese, un luogo d’incontro tra generazioni, esperienze e linguaggi. Non un manifesto ideologico, ma un laboratorio vivo, dove la libertà di pensiero e la sensibilità estetica si intrecciano. Nel racconto di queste pagine c’è l’orgoglio delle donne che sognano e nello stesso tempo si impegnano non per rivendicare uno spazio, ma per abitarlo con la pienezza di chi sa di meritarlo. Perché il futuro si scrive soprattutto con le loro voci.
Per scaricare il numero di «Valore Donna» basta cliccare sul link qui sotto.
Valore Donna-Ottobre 2025.pdf
Continua a leggereRiduci