2019-02-28
Trump, carezze a Kim. Se riesce a far finire la guerra in Corea può vincere il Nobel
I complimenti del presidente Usa all'ex nemico: «Grande leader di un Paese con un incredibile potenziale». Ma i nodi rimangono.È iniziato ieri ad Hanoi, in Vietnam, l'atteso vertice tra il presidente americano, Donald Trump, e il leader nordcoreano, Kim Jong Un. Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso la distensione, avviata lo scorso 12 giugno con il primo incontro tra i due capi di Stato a Singapore.Il magnate newyorchese ha espresso profondo ottimismo per questo nuovo summit. «Pensavo che il primo vertice fosse un grande successo, e penso con speranza che questo si rivelerà uguale o migliore», ha dichiarato Trump durante il suo primo incontro con Kim, avvenuto all'interno del Metropole hotel nel centro storico di Hanoi. I due si sono salutati calorosamente, mentre il presidente americano ha rivendicato come proprio successo diplomatico il miglioramento delle relazioni con il leader nordcoreano: relazioni che, nel 2017, erano risultate piuttosto burrascose, oltre che scandite da improperi e insulti reciproci. Relazioni che, al contrario, sono improvvisamente mutate lo scorso anno, sino a far dire a Trump - durante un comizio - di essersi «innamorato» di Kim.«Penso che il più grande progresso sia il nostro rapporto», ha affermato il presidente, per poi elogiare Kim come un «grande leader» che, accettando un buon accordo sul nucleare, potrebbe assicurare al suo Paese un autentico boom economico. «Penso che il tuo Paese abbia un enorme potenziale economico. Incredibile. Illimitato», ha detto Trump rivolto alla sua controparte nordcoreana. «Penso che avrai un futuro straordinario con il tuo Paese. Sei un grande leader, e non vedo l'ora di vedere accadere queste cose e di aiutarle ad accadere». Il dittatorenordcoreano, dal canto suo, ha elogiato Trump per la «coraggiosa decisione» della sua svolta diplomatica. Terminato il breve faccia a faccia, i due politici hanno proseguito l'incontro con una cena, cui hanno presto parte anche il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, il vicepresidente del Partito dei lavoratori di Corea, Kim Yong Chol, e il ministro degli Esteri Ri Yong Ho. Il vertice proseguirà nella giornata di oggi, in attesa di capire se ci saranno concreti passi avanti sulla strada della distensione.I problemi sul tavolo infatti non sono pochi. La prima incognita riguarda la questione della denuclearizzazione: se - dal summit dello scorso anno a Singapore - i due leader hanno infatti costantemente ripetuto di voler arrivare a denuclearizzare del tutto la penisola coreana, non è ancora ben chiaro se le parti intendano con questo concetto esattamente la stessa cosa. Anche perché sembra proprio che Kim non abbia poi tutta questa intenzione di rinunciare alla strategia della deterrenza: l'unico elemento che gli offrirebbe in definitiva autentiche garanzie per la salvaguardia del suo potere e - forse - della sua stessa vita. Ma la denuclearizzazione non è l'unico punto interrogativo che resta sospeso sulla vicenda. Altre incognite spinose risultano infatti l'avanzato sistema missilistico nordcoreano e la questione dei giapponesi prigionieri del regime di Pyongyang.Senza poi dimenticare il problema dei diritti umani: un elemento su cui i falchi di Washington chiedono insistentemente a Trump di mostrarsi irremovibile. D'altronde, prima dell'inizio dell'attuale vertice, il presidente americano ha fermamente dichiarato che le sanzioni economiche comminate alla Corea del Nord rimarranno in vigore fino a che il regime non si decida a compiere alcuni «passi significativi».Nei giorni antecedenti a questo summit di Hanoi, squadre di negoziatori statunitensi e nordcoreani hanno effettuato serrate trattative per arrivare a concludere un accordo fruttuoso. Dettagli, a oggi, non se ne conoscono. Ciò nonostante è probabile che alla fine l'intesa possa includere determinati elementi: Pyongyang potrebbe accettare alcune ispezioni sul proprio territorio, oltre che a chiudere il centro di ricerca nucleare di Yongbyon. Gli Stati Uniti, dal canto loro, potrebbero impegnarsi nella normalizzazione dei rapporti diplomatici e - soprattutto - a rimuovere le sanzioni economiche che gravano sul regime. Inoltre, secondo i beninformati, è plausibile ritenere che Trump si voglia adoperare per concludere formalmente l'annosa questione della guerra di Corea: un obiettivo che potrebbe valere al presidente americano addirittura il Nobel per la Pace. Del resto, la scelta di Hanoi come teatro di questo nuovo vertice non è casuale. Al di là del simbolismo, non è un mistero che la strategia della Casa Bianca sia quella di applicare a Pyongyang il modello della Repubblica socialista del Vietnam: ex acerrimo nemico di Washington che si è aperto alla liberalizzazione del mercato, arrivando, nel 1995, alla normalizzazione dei rapporti diplomatici con lo Zio Sam e, nel 2006, ad entrare nell'Organizzazione mondiale del commercio. Un obiettivo ambizioso, cui Trump guarda con assoluto interesse.Certo: va detto che l'alta diplomazia statunitense non nutre troppa fiducia in questo processo di distensione con la Corea del Nord. Sono molti a dire che il presidente americano sia troppo inesperto e che Pyongyang non abbia reali intenzioni di fare alcun concreto passo in avanti sulla strada della denuclearizzazione. Forse sarà così. Ma non bisogna comunque dimenticare che questi alti esperti diplomatici non hanno conseguito alcun risultato significativo sul dossier nordcoreano sino ad oggi. Su questa questione, le presidenze di Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama hanno infatti fallito miseramente. Per cui, prima di attaccare Trump, è forse meglio aspettare la conclusione delle trattative.
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