2019-06-03
Trump arriva a Londra e già si becca del fascista
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Donald Trump inizia oggi una visita di Stato della durata di tre giorni nel Regno Unito. Tra gli impegni previsti: l'incontro con la famiglia reale inglese, quello con la premier Theresa May e la commemorazione del settantacinquesimo anniversario dello sbarco in Normandia. Il sindaco della Capitale, Sadiq Khan lo accusa di essere un anti democratico del ventesimo secolo. In realtà è il salvagente per la Brexit.Il presidente americano arriva a Londra in un momento non poco burrascoso per la politica britannica: lo stallo nelle trattative sulla Brexit ha condotto alle dimissioni del primo ministro, oltre che alla netta vittoria di Nigel Farage in occasione delle elezioni europee dello scorso maggio. E' in questo complicato quadro che Trump cercherà di rinverdire la classica special relationship tra Stati Uniti e Regno Unito. Un tentativo non certo facile, che dovrà destreggiarsi tra le polemiche. Basti pensare che il sindaco di Londra, Sadiq Khan, abbia accusato due giorni fa il presidente americano di adottare un linguaggio da «fascisti del ventesimo secolo», approfittandone – tra l'altro – per attaccare i leader europei del fronte sovranista (da Matteo Salvini a Viktor Orban, passando per lo stesso Nigel Farage). In quest'ottica, l'obiettivo di un rafforzamento dei rapporti con Londra passerà attraverso una serie di dossier non poco problematici.In primis, abbiamo la questione della Brexit. Non è affatto un mistero che il presidente statunitense sia da sempre favorevole a un'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea senza il raggiungimento di un accordo. Solo questa soluzione, secondo Trump, consentirebbe infatti a Londra di avere le mani libere per negoziare un'intesa commerciale bilaterale direttamente con Washington. Un'intesa che la Casa Bianca continua ad auspicare, dicendosi per questo favorevole alla linea dura con Bruxelles. Non sarà del resto un caso che, negli ultimi giorni, Trump abbia proferito parole di elogio per figure della politica britannica notoriamente ostili ad approcci morbidi verso l'Unione Europea. In un'intervista rilasciata al quotidiano The Sun, il presidente ha affermato che l'ex ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, «sarebbe eccellente» come successore di Theresa May a Downing Street. Un endorsement in piena regola, che ha irritato non poco Jeremy Corbyn. Sabato scorso, il leader laburista ha infatti accusato Trump di «interferenza inaccettabile» nelle dinamiche della politica inglese. Del resto, la simpatia del presidente americano per Johnson non è esattamente una novità, visto che già lo scorso luglio, aveva pronunciato parole di apprezzamento nei suoi confronti. Inoltre, l'inquilino della Casa Bianca ha recentemente anche affermato come – a parer suo – Nigel Farage risulterebbe la persona giusta da inviare in Europa per condurre i negoziati sulla Brexit. Un ulteriore modo per confermare la sua visione incline alla linea dura. Una linea che, al di là delle suddette questioni commerciali, serve a Trump per assestare un ulteriore colpo all'odiato asse franco-tedesco: un asse che certo non ha troppo in simpatia uno scenario di hard Brexit. Un altro dossier spinoso di questa visita di Stato riguarderà prevedibilmente la questione Huawei. Pochi giorni fa, il Financial Times ha riportato che gli Stati Uniti sarebbero pronti a limitare la condivisione di intelligence, qualora il governo britannico consentisse al colosso cinese di realizzare parte della rete 5G del Paese. In particolare, a seguire la vicenda sarebbe il consigliere per la sicurezza nazionale americano, John Bolton. Si tratta, a ben vedere, di una questione non poco spinosa, su cui non sarà esattamente facile trovare un'intesa che consenta di rafforzare la special relationship tra le due nazioni. Del resto, il dossier Huawei costituisce, per Washington, un punto di attrito anche con altri Stati europei: a partire da Germania e Francia. La via che Trump dovrà percorrere per rinsaldare i legami con Londra appare quindi particolarmente difficoltosa. Stretta tra la minaccia cinese e l'esigenza di un deciso rinnovamento ai vertici della politica britannica. media0.giphy.com