
L'avvocato Marco Valerio Verni, zio della ragazza fatta a pezzi, replica al sindaco: «Il nigeriano ha difensori e consulenti di fiducia. Che costano».È andato ad Agorà a Rai 3 a raccontare Macerata come modello di accoglienza. Gli bruciava troppo che Repubblica, l'organo ufficiale della gauche caviar, lo avesse sorpassato a sinistra con un articolo del solitamente bene imbeccato Carlo Bonini dal titolo choc in prima pagina: «Macerata laboratorio della paura». La tesi: gli spari di Luca Traini - il giovane che dopo lo scempio operato su Pamela Mastropietro inscenò un raid a colpi di pistola in città ferendo sei persone di colore - sono il segno che Macerata odia i migranti che ormai sono in fuga da questa «barbarie». Offesa più grande per Romano Carancini - sindaco Pd - non c'è. Ha cercato la replica a reti unificate raccontando una verità molo virtuale. Mal gliene incolse: sui social, i maceratesi lo hanno sepolto sotto una valanga di contumelie. Ma lui non molla: è al secondo mandato, eletto con 8.000 preferenze, meno del 20% dei votanti. Sessantenne, ex difensore tignoso in campo, avvocato con esordio in politica negli ani Ottanta con il Pri all'ombra di Gaetano Pambianchi per farsi spazio nella professione e accasatosi un fretta, per farsi spazio in città, nel Pds poi Pd di cui è stato capogruppo per dieci anni e ora primo cittadino da otto, continua a narrare una Macerata idilliaca. Per la Dia invece è una delle città più fortemente penetrate dalla mafia nigeriana, in 3 mesi sono stati arrestati 50 spacciatori africani e sequestrati 5 quintali di droga. Qui il Gus (Gruppo umana solidarietà) accoglie i migranti mettendo insieme un fatturato di oltre 42 milioni di euro con 400 dipendenti. Nella Macerata modello di accoglienza il sindaco chiede di far presidiare le scuole dalla Polizia per difendersi dallo spaccio e lo stesso sindaco prima gonfia i progetti Sprar oltre i limiti fissati dal piano nazionale Morcone e poi invoca la clausola di salvaguardia perché ci sono troppi migranti. Intanto negli anni sono svaniti nel nulla 400 migranti per i quali però si sono continuate a erogare le diarie. A Macerata - dove in consiglio siedono stipendiati del Gus - l'ex prefetta (rimossa da poco) mentre premia la Finanza che ha indagato sul Gus accusandolo di una enorme frode fiscale, firma appalti milionari per il Gus medesimo, assai vicino a Laura Boldrini e al Pd renziano con Giovanni Lattanzi. A Macerata il 30 gennaio una ragazza di 18 anni affidata a una comunità, la Pars, viene uccisa, scuoiata, fatta a pezzi, lavata con la varichina e abbandonata lungo una strada in due trolley. Accusati sono tre nigeriani, poi resta solo Innocent Oseghale, già ospite del Gus, imputato di omicidio - che lui nega - e vilipendio di cadavere che ammette. Ebbene questo è il modello di accoglienza. La Verità ha raccolto l'opinione di Marco Valerio Verni, avvocato, zio di Pamela Mastropietro, che patrocina come parte civile la sorella Alessandra Verni, mamma di Pamela. Avvocato Verni, Macerata è il modello da seguire per l'accoglienza?«Modello? E di che? Lì una ragazza di 18 anni ospite di una comunità ha incontrato una fine orribile. Nessuno si è chiesto perché è uscita dalla comunità, si è interrogato sul fiume di droga che scorre in città. Nessuno delle istituzioni si è fatto carico del degrado umano che ha prodotto lo scempio su Pamela».Il sindaco rivendica capacità di accogliere, la sua politica d'integrazione… «Il sindaco quando è venuto a Roma per Agorà poteva almeno portare un fiore a Pamela, ma è lo stesso sindaco che quando mia sorella è venuta per il riconoscimento dei resti di mia nipote non si è fatto vedere. La capacità di accogliere… I carabinieri sono stati vicini ad Alessandra in quel giorno che le ha cambiato la vita, solo i carabinieri. Quanto al modello d'integrazione mi chiedo perché attorno all'inchiesta sulla morte di Pamela permangano zone grigie».In che senso?«Non lo dico io che sul Gus c'è un'inchiesta per un'evasione fiscale milionaria di cui non si sa nulla. Possibile che nessuno si faccia una domanda: chi paga, come e perché, gli avvocati e i consulenti di parte di Innocent Oshegale? Mi risulta che avesse chiesto il gratuito patrocinio, poi gli hanno sequestrato 27.000 euro frutto di spaccio che in pochi mesi aveva spedito in Nigeria e ora ha difensori e consulenti di fiducia. Se ha chiesto il gratuito patrocinio ha dichiarato il falso, ma per questo non viene perseguito. La difesa costa migliaia di euro al mese. Dove li trova? O c'è qualcuno che li trova per lui? E perché? Tanti dubbi…».Può dirceli?«La Procura ha fatto uscire dal processo gli altri due nigeriani (Desmond Lucky e Lucky Awelima, ndr) anche se li processerà con Oseghale per spaccio. Mi chiedo: perché non ha imputato Oshegale di calunnia? Sarebbe stato un modo per tenerli tutti comunque nel processo principale e fare in modo che Oseghale parlasse. Attorno a questa inchiesta vedo molte pressioni: è come se la fine di Pamela dovesse essere rimossa. E invece il processo sarà lungo e complesso e prima o poi Oseghale dovrà dire per conto di chi ha agito e hi sta coprendo. Quello che ha fatto non poteva farlo da solo e i punti oscuri sono tanti». Lei insiste sui punti oscuri, ne indichi almeno uno e soprattutto che c'entra la città?«Il procuratore Giovanni Giorgio ha dichiarato che i traduttori nigeriani sono stati minacciati e dopo non si sono più trovati traduttori. La Procura avrebbe dovuto aprire un'inchiesta su queste minacce che devono essere state forti. È un enorme ostacolo alla giustizia. Invece nulla. Ma nulla anche dalle istituzioni della città. Il procuratore generale di Ancona ha detto che non è a sua conoscenza attività di mafia nigeriana in regione. Bene se la Procura di Macerata avesse indagato sulle minacce degli interpreti forse si potrebbe oggi sapere qualcosa di più sulla mafia nigeriana. Ma si tende a minimizzare e a parlare di Luca Traini. Ebbene Traini - di cui noi abbiamo condannato con forza il gesto - con mia nipote non c'entra nulla, ma la sua scellerata azione è la spia che il tanto decantato modello di Macerata accogliente è fallito».Eppure voi avete avuto molta solidarietà. Quando va a Macerata come si sente?«I cittadini ci sono stati e ci sono vicini. Molto. Il Comune no assolutamente, è come se avesse un pregiudizio politico sulla fine di Pamela. E mi voglio augurare che questo pregiudizio non pesi sull'inchiesta. Macerata è una città che ha un passato glorioso e ancora si respira: a me piace, ma certo oggi non può essere un modello. Anche per un fatto: nessuno ha premiato il tassista peruviano che ha portato Pamela dalla stazione ai Giardini Diaz e che poi ha consentito di individuare Oseghale come presunto colpevole del delitto e dello scempio. Quel tassista peruviano ha dato prova di senso civico. Ma nessuno glielo ha riconosciuto. A costruire un modello si dovrebbe cominciare da qui: meno droga e più verità. Per mia nipote non smetterò mai di cercarla. Voglio giustizia. Ne stiano certi».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





