2023-12-03
Troppe anomalie nei dati sui decessi per valutare l’efficacia dei vaccini
Raffica di incongruenze nei numeri forniti dal ministero, tra cui il dimezzamento delle morti tra inoculati in soli dieci giorni o la triplicazione da un giorno all’altro. Così qualsiasi analisi seria risulta impossibile.Il database dell’Anagrafe nazionale vaccini (Anv), che dovrebbe memorizzare quando furono somministrate le dosi a ciascun cittadino e anche giorno, mese, anno dell’eventuale decesso per qualsiasi causa, è inaffidabile. Quindi, inutile. Non permette di confrontare la mortalità dei soggetti vaccinati con quella dei senza alcuna dose di anti Covid, perciò non offre informazioni sull’efficacia dell’inoculo. La conferma è arrivata dall’analisi svolta dai dipartimenti di Statistica, Informatica, Economia e management delle università di Pisa e di Firenze, sui file forniti il 23 agosto scorso dal ministero della Salute all’avvocato Lorenzo Melacarne, con disposizione del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso del legale. Già lo aveva anticipato La Verità a fine settembre, pubblicando una prima verifica dei dati effettuata da Eugenio Florean, ingegnere specializzato in informatica. Molti decessi di vaccinati non risultavano inseriti, su 60 soggetti, solo 5 (l’8%) risultavano morti malgrado la triste evidenza. Oggi, un gruppo di esperti del quale fa parte lo stesso Florean, è arrivato alla medesima conclusione. Sono evidenziate «vistose incongruenze», così pure «errori nei dati» tali, da «non consentirne l’utilizzo per analisi sostantive della mortalità dei soggetti vaccinati contro il Covid-19. Pertanto, si ritiene necessario che il ministero della Salute svolga adeguati controlli e/o fornisca chiarimenti in merito alle anomalie da noi riscontrate», scrivono nel documento professori come Bruno Cheli, associato di Statistica economica all’Università di Pisa.Dovevano servire a valutare in modo attendibile la mortalità nella popolazione vaccinata contro il Covid-19. Nell’assenza di trasparenza sull’efficacia del vaccino nel prevenire decessi, solo questi file potevano diventare conferma o smentita di quanto propagandato senza basi scientifiche. L’avvocato Melacarne, il 16 giugno 2022 aveva presentato istanza di accesso ai dati, per avere «il numero di soggetti, nonché la relativa età media, ai quali sia stata somministrata la prima dose di vaccino», tra il 27 dicembre 2020 e il 26 dicembre 2021 «e che siano deceduti entro 14 giorni dalla somministrazione della dose per qualunque motivo, non necessariamente riconducibile alla somministrazione del vaccino». Il 23 gennaio di quest’anno, la direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute rispondeva di non averli, affermazione smentita dal Tar del Lazio che, invece, ha ricordato come l’Anagrafe nazionale vaccini sia a disposizione del ministero, aggiornata «con frequenza giornaliera», quindi i dati dovevano essere messi a disposizione «previo oscuramento delle generalità dei singoli individui».Alla fine, all’avvocato Melacarne del Foro di Milano fu consegnato l’intero registro vaccinale nazionale, con 45 milioni di righe che corrispondono ai vaccinati Covid. Li ha messi a disposizione di esperti dell’Università di Pisa e di Firenze che assieme a lui, nel luglio dello scorso anno, scrissero il paper Considerazioni critiche sul confronto tra decessi osservati e attesi dopo la vaccinazione nel 10° rapporto Aifa sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19. Dopo le anticipazioni della Verità, viene confermato che questo database è di utilità zero.Occorre tenere presente che per avere il cosiddetto Rapporto standardizzato di mortalità (Smr), si devono avere tutti i decessi avvenuti nella popolazione vaccinata e non solo quelli segnalati alla Rete nazionale di farmacovigilanza. «Questo dato non è stato finora accessibile a ricercatori indipendenti, ma dovrebbe esserlo sempre stato per Aifa», osservano gli esperti, «che, come da statuto, ha il dovere di sopperire alle carenze della Rnf, integrando i dati raccolti da quest’ultima con quelli estratti da qualunque banca dati a propria disposizione».Gli errori, evidenziati dallo studio delle Università di Pisa e di Firenze, dovevano essere rilevati dall’Agenzia italiana del farmaco. «Se invece, come sembra, Aifa non ha effettuato questa operazione di linkage, sarebbe opportuno che ne spiegasse i motivi, evitando al contempo la pubblicazione di analisi viziate da errori», bacchettano i professori.Tra le anomalie riscontrate, «il crollo repentino del numero dei morti vaccinati che si dimezzano nel corso di soli 10 giorni nel mese di dicembre 2021 (da circa 1.000 morti al giorno, a circa 500)», quando non c’erano state variazioni nelle dosi ripartite. Così pure i dati riferiti alla fascia 90-99 anni, che riportano vaccinati 916.286 individui mentre dai dati Istat risultavano residenti in Italia al 31/12/2021 solo 800.637 appartenenti alla medesima classe di età. O il balzo inspiegabile di decessi in un solo giorno, quando da 248 morti vaccinati il 30 settembre 2021 si passò a 857 il 1 ottobre. Ma soprattutto non convince il numero di morti con dosi in corpo, presenti nel database. «Durante il 2022 risultano deceduti 158.033 individui, a fronte dei 713.499 decessi verificatisi in tutta la popolazione residente», si legge nel documento, quando era vaccinato «il 75% della popolazione residente e oltre il 90% degli ultra settantenni, tra i quali si registra l’85% dei decessi».Almeno 671.118 vaccinati presentano le stesse date di nascita e degli inoculi. Migliaia di seconde o terze dosi figurano somministrate in concomitanza con le precedenti.L’unica conclusione possibile è che né Aifa, né il ministero della Salute hanno messo a disposizione dati che «nell’interesse collettivo», consentirebbero di analizzare la mortalità nella popolazione vaccinata contro il Covid-19.
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