2020-08-13
Tutto quello che non torna nel Tridicoleaks
Il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione
Nonostante le minacce di querela verso chi osa criticare, il presidente ha 20 giorni per rispondere a 15 quesiti del Garante. Che ora vuole capire chi ha fatto i dossier, come sono stati diffusi e con che «base giuridica» sono stati associati i dati alle cariche politiche.Dopo il pasticciaccio della fuga di notizie sui dati ultrasensibili che il suo Istituto era chiamato a custodire, il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, sembra voler affidare la propria autodifesa a due strade entrambe legittime, ma francamente non molto convincenti: per un verso, a una minaccia di iniziative legali verso chiunque gli abbia attribuito l'intenzione esplicita e diretta di fare campagna referendaria per il taglio dei parlamentari (e non è certo il caso del nostro giornale); per altro verso, a una rivendicazione orgogliosa della sua onorabilità personale. Quanto al primo punto, da due giorni La Verità si è ben guardata dall'attribuire intenzioni politiche dolose a Tridico. Nessun complotto, nessuna conspiracy theory. Semmai, proprio su uno dei quotidiani a cui Tridico ha affidato le sue lamentazioni, il Corriere della Sera, abbiamo letto ieri una ricostruzione non lusinghiera per il presidente Inps, a base di «rapporti raffreddati» con i 5 stelle (che pure a suo tempo avevano caldeggiato la sua nomina, addirittura spingendo per una modifica dei requisiti normativi sulla specifica professionalità del presidente dell'Inps), a causa della gestione disastrosa della vicenda della cassa integrazione, al punto che negli ultimi mesi ci sarebbe stato un «rapporto politico da recuperare». Per La Verità, senza voli pindarici, il punto è invece quello di una responsabilità oggettiva a cui il capo dell'Inps non può sottrarsi, visto che è proprio da quegli uffici che si è determinato un leak dalle conseguenze politiche che anche un bambino non può non vedere. Né potrà bastare un'indagine interna a babbo morto, magari facendo volare qualche straccio, per archiviare il caso. Quanto al secondo punto, per un civil servant non è sufficiente dire di essere onesto: caratteristica che, nella politica come nella Pubblica amministrazione, dovrebbe semmai esser un presupposto. Occorre invece dare una risposta puntuale alle sette domande che abbiamo posto ieri. Sulla tempistica del leak; su chi e perché abbia autorizzato una ricerca al setaccio su nominativi politicamente esposti; sul sovrappiù di informazioni sfoggiato da esponenti politici grillini non appena sono uscite le prime notizie; sull'irrituale e diretta chiarificazione fornita per le vie brevi dall'Inps al parlamentare di Italia viva Ettore Rosato; sul fatto che, anche a scandalo già aperto, nelle ore successive, siano venuti fuori senza smentita i nomi di alcuni parlamentari, pubblicati già l'altro ieri da un quotidiano; e in generale sul rischio che le pubbliche amministrazioni, anche solo per negligenza o trascuratezza (ogni ipotesi più grave può solo aggiungere inquietudine), facciano uscire dati previdenziali, o magari perfino sanitari o fiscali di qualcuno. Il professor Tridico ha il dovere di rispondere: ai media, all'opinione pubblica, al Garante per la privacy e già da domani al Parlamento, quando i deputati lo interrogheranno in commissione Lavoro. Ieri avevamo anticipato che il Garante, mentre dava via libera alla pubblicazione dei nomi, aveva aperto un'istruttoria. L'Autorità per la protezione dei dati personali ha manifestato - guarda un po' - esattamente le stesse curiosità del nostro giornale. L'istruttoria riguarda infatti «la metodologia seguita dall'Istituto rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari del bonus Covid per le partite Iva e alle notizie diffuse al riguardo». Ancora: il Garante chiede di sapere quale sia «la base giuridica del trattamento effettuato sui dati personali dei soggetti interessati; l'origine e i tipi di dati personali trattati, riferiti alla carica di amministratore locale e regionale; le modalità con cui è stato effettuato il trattamento, con specifico riguardo all'operazione di “raffronto" dei dati personali dei soggetti richiedenti o beneficiari del bonus con quelli riferiti alla carica di parlamentare o amministratore locale», nonché «l'ambito del trattamento ed eventuali comunicazioni a terzi di tali dati». Tradotto dal legalese: si vuole capire chi e perché abbia ordinato la ricerca, come e perché sia avvenuto l'incrocio dei dati, e come e quando sia avvenuta la fuga di notizie. Da quanto risulta alla Verità, la richiesta di informazione da parte del Garante è molto penetrante (ben 15 quesiti specifici) e prevede un tempo di risposta di circa 20 giorni. Al termine dei quali, peraltro, anche le Camere saranno già riaperte, consentendo il pieno dispiegarsi pure dell'attività ispettiva dei parlamentari. Resta un punto di fondo, che non riguarda solo l'Inps ma tutte le amministrazioni pubbliche italiane titolari di dati riservati (lo ripetiamo ancora: non solo previdenziali, ma anche fiscali, o sanitari, o patrimoniali, eccetera). Come fanno a fidarsi i cittadini se vedono che questo è l'uso che si fa (o che si consente, o su cui non si vigila adeguatamente) di materiale tanto scottante? Poi non ci si sorprenda se così pochi hanno deciso di scaricare le app sanitarie raccomandate dal governo...