2019-07-14
Tria spinge il Mef verso Pechino, ma il governo sul 5G sceglie gli Usa
Al termine di una settimana dedicata al commercio e alla finanza cinese, il cdm amplia i poteri del golden power sulle telecomunicazioni: tutti i contratti, anche tra fornitori, al vaglio delle istituzioni come piace a Washington. Sulle tematiche della sicurezza nazionale e degli investimenti esteri il governo gialloblù conferma la sua natura Ogm. Da un lato il ministro dell'Economia Giovanni Tria spinge per ampliare la gamma commerciale e i prodotti finanziari destinati al mercato cinese e dall'altro il governo nella sua componete più atlantista approva in un consiglio dei ministri serale una importantissima modifica al golden power. Che sembra andare del tutto in direzione di Washington con l'obiettivo di rallentare l'avanzata del 5G del Dragone. Al termine del cdm la nota diffusa si è limitata a poche parole: «Modifiche al decreto-legge 21 del 15 marzo 2012». In pratica, il governo ha approvato un decreto in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché e soprattutto «per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni». Tradotto in parole povere, il governo potrà entrare nei dettgali dei progetti sul futuro del 5G. La normativa aggiornata richiama molto da vicino quella europea sul golden power e lascia intendere che ci sarà la possibilità di valutare anche scelte aziendali fino ad ora considerate di natura prettamente privatistica. Tutti i contratti tra imprese dovranno così essere inviati ad Agcom e Banca d'Italia, le quali avranno 15 giorni di tempo per fornire una risposta. Gli approfondimenti tecnici potranno riguardare anche la filiera dei fornitori. Nel tema del 5G la supply chain è rilevante. Basti pensare che poco meno di sei mesi fa l'ambasciatore americano a Roma aveva convocato i vertici di alcune tlc italiane, ad esempio Luigi Gubitosi di Tim. Da quanto era fuoriuscito dell'incontro, gli Usa avrebbero fatto pressioni per evitare che le compagnie telefoniche italiane acquisissero componenti Huawei. Ecco d'ora in avanti l'esecutivo potrà mettere becco su tutta la filiera. Applicando di fatto il suggerimento avanzato più volte da Washington anche attraverso i nostir apparati di sicurezza. Al momento la norma approvata giovedì ieri in cdm prevede che gli interlocutori siano Agcom e Bankitalia, ma esiste un progetto di creare un apposito team presso il ministero delle Infrastrutture che serva a mappare i vari progetti locali, come quello annunciato recentemente da Fastweb e Samsung a Biella e Bolzano, e a opzionare le tipologie di chip e di software. È facile immaginare la pervasività dello Stato che dovrà rapportarsi principalmente con il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Almeno su questo l'intelligence americana sarà soddisfatta. La rimanente questione relativa alla Via della seta è destinata a passare in secondo piano e ciò spiega anche perché il ministero di Tria si muova liberamente sull'asse Roma-Pechino. «L'Italy-China financial forum 2019 è stata un'occasione proficua perchè consente di passare dalla partnership all'azione concreta», ha commentato Tria, al termine della giornata di lavori dell'evento tenutosi nella sede del comune di Milano lo scorso 10 luglio. Tra le azioni concrete annunciate, c'è «la prima emissione Panda bond, titoli obbligazionari destinati ad investitori istituzionali operanti in Cina, i cui proventi verranno utilizzati per finanziare direttamente o indirettamente succursali o controllate di aziende italiane con sede in Cina e quindi supportarne la crescita. Un passo di reciproco collaborazione supportato anche dal lavoro in fieri che mira a semplificare le reciproche attività doganali. Per capire quanto sia importante per il Mef la Cina è bene poi fare un passaggio sul sito istituzionale del ministero. In homepage campeggia un ampio approfondimento numerico sui rapporti tra le due nazioni che va dall'interscambio alle linee di credito dei fondi congiunti. Alla luce delle due opposte anime del governo ci sarà da chiedere chi acquista i nostri Btp che sono tornati a essere apprezzati. Negli ultimi quattro mesi gli investitori esteri hanno effettuato acquisti di titoli tricolore per 29 miliardi, assorbendo il 40% delle emissioni del Tesoro. Giphy
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson