2018-10-05
Tria scrive all’Ue: Pil su dell’1,5%, resta il tira e molla sulle coperture
Il ministro fornisce i dati mancanti sulla crescita dell'economia e li spedisce alla Commissione europea. Confermati i tagli alla Difesa, ma il budget non basta per tutte le misure grilline. Se non a scapito della flat tax. Emerge di nuovo la tensione tra le componenti leghista e grillina del governo nel tentativo di tirare la coperta della spesa dalla propria parte del letto. I 5 stelle puntano tutto sul reddito di cittadinanza, mentre la Lega su pensioni e taglio tasse.Nel momento in cui andiamo in stampa ancora non esiste un testo della manovra. Ci sono dettagli aggiuntivi rispetto a quanto dichiarato l'altra sera dal governo in conferenza stampa. Le indiscrezioni raccontano di una somma di circa 20 miliardi che dovrà essere divisa tra quota 100 (uscita anticipata dal mondo del lavoro senza penalizzazioni), flat tax al 15% per le partite Iva, reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza e fondi destinati ai centro per l'impiego. Spuntano 2 miliardi in più da destinare al fondo sanitario nazionale. Ciò che è al momento sconosciuto sono le coperture nei dettagli mentre per la stima della crescita del Pil per gli anni 2020 e 2021 il mistero è stato svelato. Il ministro Giovanni Tria li ha forniti con quasi 24 ore di ritardo. Il dato serve per valutare la stima del deficit, anticipato dal governo (2,1% per il 2020 e 1,8% per il 2021). «La manovra porterà a un aumento della crescita», ha messo nero su bianco nella lettera che è stata inviata ieri sera alla Commissione Ue dal titolare del Mef, «all'1,5% nel 2019, per arrivare all'1,6% e 1,4 nei due anni successivi». Aggiungendo di auspicare un dialogo «attento e costruttivo con l'Unione europea». È emersa, invece, di nuovo la tensione tra le componenti leghista e grillina del governo nel tentativo di tirare la coperta della spesa dalla propria parte del letto. I 5 stelle puntano tutto sul reddito di cittadinanza, mentre la Lega su pensioni e taglio tasse. In mezzo ci sarà invece la spending review. Come abbiamo anticipato circa 500 milioni saranno sottratti alla Difesa. Un vero peccato perché si tratta di un comparto che necessita di fondi per avviare la leva di sviluppo. Quasi sempre a ogni euro investito ne torna indietro almeno 1,1. Tagliare significa dunque impoverire il Paese e rallentare l'evoluzione tecnologica. Resta infine da capire se oltre ai tagli per finanziare le scelte grilline Tria non opti per la creazione di nuove clausole di salvaguardia che sposterebbero il problema delle coperture semplicemente in avanti di uno o due anni. Esattamente ciò che hanno fatto quasi tutti i precedenti governi. Su questo Luigi Di Maio continua a dirsi irrevocabile. «Chi pensa di intascarsi i soldi del reddito di cittadinanza pur non avendone diritto e aggirando le regole dovrà fare i conti con il carcere. I furbetti infatti potrebbero beccarsi ben 6 anni di galera», ha sentenziato ieri parlando in Senato. «Una serie di misure che contrastano i furbi, perché», ha aggiunto, «noi ci vogliamo rivolgere solo alle persone perbene e a chi si comporta onestamente». Non ci sarà la possibilità di prendere soldi standosene sul divano, perché tutti dovranno avere la giornata impegnata per la formazione e per i lavori di pubblica utilità», ha assicurato il vicepremier che ha escluso categoricamente che si possa avere il tempo per lavorare in nero e intascarsi il reddito di cittadinanza. Per la misura di sostegno economico, che dovrebbe partire entro il primo trimestre del 2019, serviranno almeno 10 miliardi, anche se almeno uno dovrebbe essere dirottato verso il fondo sanitario. Chi riceverà il sussidio potrà usarlo solo nel perimetro delle spese consentite e che possano essere tracciate. Il governo pensa di caricare su card con chip l'importo per consentire la tracciabilità. E i soldi potranno essere spesi «solo nei negozi italiani, per iniettare nell'economia italiana 10 miliardi di consumi». Un concetto abbastanza vaga. La realtà è sempre complessa e soprattutto c'è da sperare vivamente che gli esercizi commerciali non vengano poi rimborsati con i tempi della Pubblica amministrazione. Altrimenti finirebbero per fare da bancomat allo Stato. Sarebbe una pietra che tirerebbe a fondo molto imprese. «Ritengo il reddito di cittadinanza una manovra che può avere un valore positivo e siamo pronti a supportare i centri per l'impiego con una proposta di formazione», il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, si è sbilanciato a favore dello strumento assistenziale. «Siamo pronti anche a garantire delle borse di studio a chi parteciperà alla formazione attraverso i Centri per l'impiego», ha aggiunto Messina. L'endorsement non è da sottovalutare. Non è un mistero che la finanza cattolica sia attenta a questi temi. Così come il mondo delle Fondazioni guidato da Giuseppe Guzzetti. Le frasi del numero uno di Intesa non possono però non avere un senso politico. Un chiaro messaggio distensivo nei confronti del governo gialloblù. Tanto più che Messina ha destinato un passaggio della sua uscita pubblica ieri al tema dei Btp. Nonostante «la risalita dello spread, Intesa non cambierà sicuramente atteggiamento verso i titoli di Stato», ha dichiarato il banchiere. «Siamo una banca italiana che investe in questo Paese, abbiamo 400 miliardi di impieghi. La nostra condizione, il nostro legame con l'economia di questo Paese», ha concluso, «si sviluppa più attraverso gli impieghi che i titoli di Stato». Il messaggio è andato a segno e c'è da scommettere che farà da collante tra l'area più estrema e il centrista Giancarlo Giorgetti. Dall'opposizione si è alzata invece la voce di Silvio Berlusconi. «Siamo di fronte al disastro», ha detto, con l'idea di suggerire a Matteo Salvini il distacco dai 5 stelle.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)