2018-12-13
Trenta batte Salvini: Perrone va a Teheran. E in Libia rischiamo
La titolare della Difesa e il collega Enzo Moavero alla fine a Tripoli impongono Giuseppe Maria Buccino Grimaldi: delusi la Lega e il generale Khaifa Haftar.Come La Verità aveva scritto più volte, Giuseppe Perrone non tornerà in Libia. Da ieri c'è l'ufficialità. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha autorizzato la nomina di Giuseppe Maria Buccino Grimaldi come nuovo ambasciatore italiano a Tripoli in sostituzione di Perrone. Il quale, dopo essere rientrato a Roma nello scorso agosto per rischi legati alla sua sicurezza (tutto nacque da un'intervista in cui il diplomatico lasciava intendere che sarebbe stato meglio attendere il 2019 per le elezioni nel Paese nordafricano), è rimasto alla Farnesina d'intesa con il ministro Enzo Moavero Milanesi. Il numero uno della diplomazia italiana aveva spiegato lo scorso 29 novembre in Senato che la situazione dell'ambasciata italiana a Tripoli era «urgente, non più differibile, da risolvere nei tempi più rapidi». Dopo due settimane dall'annuncio è passato l'uomo su cui puntavano Moavero Milanesi, Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina ed Elisabetta Trenta, ministro della Difesa: il capo missione a Tripoli è Giuseppe Maria Buccino Grimaldi, che torna in Libia per il suo secondo incarico. Fu già a capo della missione nel Paese nordafricano tra il 2011, poco prima della morte del rais Muhammar Gheddafi, e il 2015, per pochi mesi dopo la crisi scoppiata in seguito alle elezioni dell'anno precedente. Da allora Buccino Grimaldi è stato direttore generale per l'Unione europea presso il ministero degli Affari esteri e la Cooperazione internazionale.Niente da fare quindi per Perrone che, raccontano alla Verità fonti della Farnesina, sperava ancora di tornare in Libia nonostante l'opposizione di una parte del governo. Contava sull'appoggio del Senato di Tripoli e di Khalifa Haftar, l'uomo forte di Bengasi, che ne aveva chiesto il rientro non più tardi di una settimana fa durante l'incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Invece Perrone, l'uomo che rappresentava per il ministro dell'Interno Matteo Salvini il tramite con Tripoli soprattutto in chiave di lotta all'immigrazione, è stato spedito a Teheran, in sostituzione dell'attuale ambasciatore italiano in Iran, Mauro Conciatori.Così, mentre Salvini era in Israele per incontrare tra gli altri il premier Benjamin Netanyahu, Moavero Milanesi e la Trenta (che con il numero uno del Viminale soltanto 24 ore prima aveva avuto uno scontro sulla definizione di «terroristi islamici» attribuita a Hezbollah) hanno fatto passare la loro linea. Che però rischia di non convincere Haftar, diventato ormai interlocutore imprescindibile nello scacchiere libico viste le nuove conquiste territoriali che gli attribuiscono un ruolo sia sul dossier migrazioni che su quello petrolifero. L'uomo forte della Cirenaica non vede di buon occhio Buccino Grimaldi, considerandolo troppo morbido con la Fratellanza musulmana. Basti pensare che un mese fa il generale si tenne ai margini del convegno in Sicilia facendo pesare all'Italia la vicinanza all'organizzazione islamista.La nomina arriva per riaffermare l'impegno italiano in una Libia ancora in piena guerra civile, il giorno prima del previsto incontro a Bruxelles, a margine del vertice europeo, tra Haftar e il leader tripolino Fayez Al Serraj, un faccia a faccia «facilitato» dal premier Giuseppe Conte. Oggi, poi, si terrà a Napoli un convegno organizzato a Napoli dalla Comunità di Sant'Egidio con la partecipazione di una trentina di delegati libici, oltre a rappresentanti di diverse Ong e organizzazioni umanitarie.Haftar e Serraj stanno si stanno preparando alla prossima primavera, quando dovrebbero tenersi le elezioni libiche per le quali si sta preparando anche Saif Al Islam Gheddafi, il figlio dell'ex rais. Ieri il leader della Cireinaica è stato al Cairo, per incontrare i vertici del governo egiziano del generale Abdel Fattah Al Sisi, suo grande sostenitore, aggiornarli sulla crisi libica e parlare di gestione dei confini e cooperazione sulla sicurezza.L'Onu corre invece in soccorso di Serraj. L'inviato in Libia, Ghassan Salamé, sarà oggi in Algeria per discutere con il governo i preparativi della Conferenza nazionale libica in programma a gennaio. Ieri nel frattempo, la missione da lui guidata (Unsmil) ha esortato il governo di Tripoli ad agire in modo rapido per fronteggiare le proteste nel Sud della Libia. Quest'area preoccupa Serraj, che teme di soffrire la nuova centralità internazionale di Haftar. Nei giorni scorsi, infatti, il Movimento del Fezzan con l'aiuto di alcuni miliziani armati ha fatto irruzione all'interno del complesso del giacimento petrolifero di Sharara, uno dei più grandi della Libia sudoccidentale. Bloccando la produzione, questo gruppo di giovani dell'area di Sebha vuole costringere Tripoli ad aiuti in termini economici e di sicurezza per migliorare la situazione della regione. E proprio a Sebha l'ambasciata d'Italia ha recentemente consegnato attrezzature mediche e medicinali per il valore di 60.000 euro.