2024-01-13
Tre voltafaccia in un mese. Sulle coppie omosessuali la Chiesa fa solo confusione
Víctor Manuel Fernández (Imagoeconomica)
Prima possibili, poi obbligatorie, infine «à la carte»: le aperture arcobaleno della Santa Sede hanno generato caos. E nelle periferie crescono le opposizioni.È la Chiesa al contrario: un tempo si guardava a Roma per avere chiarimenti, oggi sono gli episcopati a dover fare luce nel disordine creato dalla stessa Congregazione per la Dottrina della fede.La confusione sorta intorno a Fiducia Supplicans, infatti, non solo non accenna a dissiparsi ma rischia di dare il via a una deriva caotica che rovescia le basi stesse del cattolicesimo.La Dichiarazione, che permette la benedizione delle coppie irregolari incluse quelle dello stesso sesso, sta diventando una fonte di incomprensione non solo dal punto di vista dell’interpretazione del suo contenuto - sul quale ha tentato di fare chiarezza un successivo comunicato, senza peraltro riuscirci, a giudicare dalle reazioni - ma anche sotto il profilo metodologico, visto che mai si è assistito a una simile disomogeneità nell’applicazione di un documento dottrinale.Gli eventi dell’ultimo mese descrivono una escalation in tal senso. Dapprima, in riferimento a questo tipo di benedizioni, Fiducia Supplicans ha parlato di «possibilità»: «Nell’orizzonte qui delineato si colloca la possibilità di benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso, la cui forma non deve trovare alcuna fissazione rituale da parte delle autorità ecclesiali, allo scopo di non produrre una confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio». Successivamente, nel comunicato stampa resosi necessario per replicare ai dubbi e alle obiezioni sollevate da parte del clero di mezzo mondo, la Congregazione ha inizialmente ribadito il proprio atteggiamento possibilista, affermando che «la Dichiarazione contiene la proposta di brevi e semplici benedizioni pastorali (non liturgiche né ritualizzate) di coppie irregolari», e contemplando la facoltà di discernimento di ogni vescovo diocesano con la sua diocesi («Ogni vescovo locale, in virtù del suo proprio ministero, ha sempre il potere di discernimento in loco, cioè in quel luogo concreto che conosce più di altri perché è il suo gregge»). Salvo poi smentirsi nelle righe sottostanti, nelle quali ha ammonito che «la prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti».In una serie di cortocircuiti logici e semantici, nello stesso testo si è passati dunque dal proporre una visione pastorale al trasmettere un ordine dottrinale. Fino ad arrivare all’ennesimo voltafaccia, compiuto davanti al netto rifiuto di benedire le unioni omosessuali che hanno espresso tutte le Chiese d’Africa nel loro insieme e che è stato diffuso con un documento dal cardinale Ambongo, presidente del Secam (il Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar): la lettera che lo esplicita, con l’inequivocabile titolo di «No alle benedizioni per le coppie omosessuali nelle chiese africane», esordisce precisando di avere ricevuto il consenso del Papa e del prefetto Fernández. I quali, dunque, con questa retromarcia, accettano proprio ciò che avevano precedentemente escluso, ovvero il principio che il «cammino proposto» possa essere totalmente negato e che quindi la Dichiarazione possa non venire applicata in alcuni Paesi. Paesi i cui vescovi - attenzione - hanno opposto un rifiuto non per i motivi pretestuosamente attribuiti loro da Fernández (ovvero la volontà di non «esporre le persone omosessuali alla violenza» in quelle parti del mondo dove l’omosessualità non è accettata ed è perseguitata), bensì per ragioni dottrinali («le unioni omosessuali sono contrarie alla volontà di Dio e quindi non possono ricevere la benedizione della Chiesa», ergo «non possono essere attuate in Africa senza esporsi a scandali», argomenta infatti la lettera del Secam).Dall’intera vicenda sembra, dunque, emergere un messaggio finale contraddittorio e pericoloso - un «fate un po’ come vi pare» frutto di una dottrina da applicare «à la carte» - che rende legittimo chiedersi se Roma stessa non stia venendo meno al suo mandato, visto che in questo modo viene capovolto uno dei paradigmi che assicurano il fondamento della stabilità e della serenità della fede.Laddove Sant’Agostino insegnava che «Roma locuta, causa finita est», con le giravolte necessarie per salvare Fiducia Supplicans, Fernández ha causato una sorta di nemesi dei valori: la Santa Sede ha a tal punto creato il caos e ingarbugliato i contenuti, che sono dovute intervenire addirittura le periferie per restituire trasparenza dottrinale alla questione. Basti pensare alla lezione - per i fedeli e per lo stesso clero - impartita dai vescovi del Malawi, i quali, come riporta il sito InfoVaticana, hanno annunciato che l’opposizione a benedire le coppie omosessuali sta costando loro aiuti economici («si sono deteriorati i buoni rapporti con dei benefattori in Germania che ci aiutavano a comprare le automobili per i nostri preti»), aggiungendo però che è meglio «lavorare duro piuttosto che accettare denaro da chi vuole che andiamo contro l’insegnamento biblico».Un atteggiamento, questo, che si oppone alla «colonizzazione ideologica» più volte condannata da papa Francesco la quale, invece, è subita da certe Chiese occidentali che sembrano essersi ridotte a cappellania dell’Onu per il loro univoco impegno a favore delle tematiche care a quella agenda liberal-progressista che, prometeicamente, sta cercando di creare un uomo a propria immagine e convenienza.
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia (Ansa)
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