2025-11-01
Solo in Lombardia sono a rischio 4,4 miliardi per pmi e investimenti
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia (Ansa)
Fontana: «Danni per tutto il Paese». Guidesi: «No alla centralizzazione delle risorse».Se i partiti della maggioranza Ursula sono contro la riforma del budget presenta dalla stessa Ursula von der Leyen, anche la Lombardia non ci sta. Due settimane fa, davanti al Parlamento Europeo a Bruxelles, la Regione ha alzato la voce contro quella che molti considerano una delle più gravi minacce all’autonomia dei territori: il taglio e la centralizzazione dei fondi di coesione. L’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ha guidato la delegazione lombarda alla manifestazione promossa dalla «Cohesion Alliance», la rete di regioni che si oppone appunto al progetto della Commissione Ue di ridurre le risorse destinate alle aree più dinamiche d’Europa per riportarle sotto un rigido controllo centrale. «Se andasse in porto questo disegno – ha denunciato Guidesi – la Lombardia perderebbe 4,4 miliardi di euro, risorse che oggi investiamo in modo virtuoso per sostenere imprese, formazione e ricerca. Tagliare i fondi di coesione significa colpire lo sviluppo e l’innovazione. È una scelta insensata che contrasteremo con forza». Un allarme, quello dell’assessore regionale, che però va ben oltre i numeri. Per lui, la decisione della Commissione rappresenterebbe «la cancellazione dell’unico legame diretto tra Bruxelles e i territori». E dietro il linguaggio tecnocratico delle «riforme di governance» si nasconderebbe, in realtà, una logica centralista che vede nelle Regioni quasi un fastidio da ridimensionare. Perché poi non si tratta solo di tagliare i soldi, ma anche la gestione autonoma delle stesse. La Lombardia verrebbe infatti costretta a passare attraverso lo Stato centrale per accedere ai fondi, con tutte le lentezze e le incognite che questo comporta. «Vorrebbe dire attendere i tempi di Roma – ha ironizzato Guidesi – e non ce lo possiamo permettere. Il nostro sistema economico-sociale ha bisogno di tempi “lombardi”, non di procedure infinite. Penalizzare i territori virtuosi significa rallentare tutto il Paese». Il tema è stato rilanciato anche al Consiglio regionale di Confcooperative Lombardia, qualche giorno fa, dove Guidesi ha ribadito che i fondi europei rappresentano la linfa vitale per politiche di sviluppo, innovazione e inclusione, in un contesto in cui i trasferimenti statali continuano a diminuire. «Se ci tolgono anche questa leva – ha spiegato – la capacità della Lombardia di sostenere imprese, cooperazione e ricerca sarà drasticamente ridotta». I numeri in ballo sono enormi: l’Assessorato allo Sviluppo Economico lombardo ha deliberato lo stanziamento di 720 milioni di euro nell’ambito della Programmazione comunitaria. Già metà circa, 370 milioni, di questi fondi sono stati concessi, finiti a oltre 8.200 beneficiari. Di che progetti stiamo parlando? Ad esempio, «Contributi per la partecipazione delle Pmi alle fiere internazionali in Lombardia», investimenti «Linea Green» alle imprese, misure «per il rafforzamento di filiere ed ecosistemi» o «per la transizione digitale» della piccole e medie aziende. «Se i fondi di coesione vengono gestiti direttamente da Roma, è chiaro che la nostra funzione innanzitutto viene meno perché gran parte delle nostre politiche non le potremmo realizzare, ma soprattutto rischia di venir meno il modello lombardo di governo con una gravissima ripercussione per la Lombardia, ma anche per tutto il Paese», ha detto più volte il governatore Attilio Fontana. «Ci stiamo battendo», gli ha risposto domenica scorsa Tommaso Foti, ministro degli Affari Europei. Anche se par di capire che tutta la partita sia in mano alla Cdu tedesca, vero ago della bilancia delle decisioni politiche europee.