2018-03-23
«Renzi e Gentiloni cercano di regalare mare e gas ai francesi ma la mia denuncia ha fatto saltare il banco»
Parla l'ex deputato sardo Mauro Pili: «Sul Trattato di Caen c'è il timbro del premier, allora ministro degli Esteri. Per fortuna il Parlamento non l'ha ratificato ma rimangono ancora oscure le ragioni di quell'accordo. Ho raccolto 8.000 firme da presentare al prefetto corso per correggere gli errori sulle mappe ammessi dagli stessi cugini. Anche perché la consultazione pubblica sul piano strategico di Parigi riporta i confini marittimi come se quell'intesa fosse valida». Fino a pochi giorni fa sconosciuto ai più, quello del Trattato di Caen è diventato ormai un argomento virale. Tutto ha avuto inizio il 21 marzo 2015, quando l'allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, firma un accordo che, nel ridisegnare i confini marittimi tra Italia e Francia finisce per cedere importanti porzioni di mare ai cugini d'Oltralpe. Grazie alle vibranti proteste sollevate da alcuni deputati, tra i quali l'uscente Mauro Pili (Unidos), il caso diventa di interesse mediatico e il Parlamento non ratifica l'accordo. Il caso sembra archiviato almeno fino all'inizio di marzo, quando lo stesso Pili, ex presidente della Regione Sardegna, denuncia l'utilizzo nell'ambito della consultazione pubblica per il progetto strategico francese sul Mediterraneo, di mappe che riportano confini marittimi come se il Trattato di Caen fosse valido. Nicolas Hulot, ministro dell'Ecologia francese, si vede costretto a pubblicare il 19 marzo una nota nella quale riconosce che le cartografie in rete contengono degli errori e garantendone la correzione. C'è chi esulta per il dietrofront francese e chi invece, come alcuni politici e media nostrani, grida alla bufala. La Verità ha chiesto a Mauro Pili un giudizio sulle vicende delle ultime settimane.Onorevole Pili, cosa pensa di chi definisce un falso la vicenda del mare ceduto ai francesi? «Quando vengono beccati con le mani nel sacco parlano subito di fake news. In realtà sono gli artefici del misfatto. Alcuni personaggi, tutti legati ai governi Renzi e Gentiloni, hanno cercato in maniera goffa e cialtronesca di far passare l'ennesimo tentativo della Francia di fregarsi le acque internazionali intorno alla Sardegna e alla Liguria come una fake news. In realtà, mai come questa volta, la notizia era vera e supportata da atti giuridicamente inopinabili. E a testimoniarlo è lo stesso comunicato della Repubblica francese con il quale si dichiara l'errore nelle carte della procedura intrapresa dal ministero del mare. È evidente, però, che solo uno stolto può pensare che in una questione di confini così delicata le cartografie siano un elemento marginale».L'accordo di Caen reca la firma di Paolo Gentiloni, questo è un fatto. «Il governo Renzi firmò l'accordo di Caen che prevedeva espressamente la cessione di acque internazionali alla Francia, sia al largo della Liguria che della Sardegna. Quell'accordo era frutto di una volontà dichiarata e sottoscritta del governo italiano. Una responsabilità diretta che non ammette scusanti. Volevano cedere il mare alla Francia. Ancor oggi le reali ragioni di quell'accordo sono sconosciute. Potrebbero celarsi, per esempio, oltre a ragioni energetiche anche quelle legate agli accordi militari sottoscritti negli stessi giorni a Caen».La ratifica del nostro Parlamento però non arrivò mai. «Fu la mia denuncia parlamentare a far saltare i giochi. Con una interrogazione in Commissione esteri, presieduta da Fabrizio Cicchito, emerse in tutta la sua evidenza la gravità dell'atto sottoscritto dal governo italiano. Saltò il banco. E quell'accordo non fu mai ratificato dalle Camere». Cosa c'è di diverso nella vicenda che si è svolta nelle ultime settimane? «Due anni dopo i francesi decisero di cambiare strategia. Si passò dall'accordo bilaterale alla procedura unilaterale per la definizione di una zona economica esclusiva. In pratica un'operazione funzionale ad aggirare la mancata ratifica. Non si trattava, quindi, di far entrare in vigore l'accordo di Caen ma di aggirarlo! Un tentativo confermato dal più evidente elemento messo a corredo della procedura francese avviata il 25 gennaio e che si conclude il 25 marzo prossimo: le mappe cartografiche. In quest'ultimo caso il ministero degli esteri italiano ha avuto la funzione del "palo". Non essendo riuscito a far ratificare dal parlamento l'accordo di Caen ha cercato di proteggere con il silenzio il tentativo unilaterale della Francia. Anche questo caso però il banco è saltato. La mia denuncia ha messo a nudo quella procedura e quelle carte. Dopo dieci giorni hanno dovuto ammettere il misfatto. Lo hanno fatto parlando di "errore" nelle carte. Giustificazione alla quale nemmeno il più allocco dei mentitori seriali può far ricorso per celare un fatto così macroscopico. La Francia ha tentato, l'Italia l'ha coperta, noi li abbiamo beccati e sbugiardati».Però loro hanno ammesso l'errore tramite l'ambasciata a Roma, impegnandosi a correggere le mappe. «La modifica cartografica è ancora equivoca. Attendiamo un riscontro certo da parte del ministero francese nei documenti ufficiali, altrimenti provvederemo a depositare in Corsica presso la Prefettura le quasi 8.000 firme raccolte». Scopri di più sul Trattato di Caen leggendo lo speciale firmato da Carlo Pelanda e Alessandro Rico, Il nostro mare non è perduto. La Francia si può fermare.
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