2021-07-30
Trasporti e scuola. Slitta a settembre la linea dura sulla carta verde
Problemi tecnici e nuovi parametri sui contagi spostano le decisioni a fine agosto. Verso l'annacquamento del decreto.Al momento il Consiglio dei ministri che potrebbe occuparsi di estendere la pratica del green pass al mondo della scuola e a quello dei trasporti è previsto per giovedì prossimo. Il condizionale è d'obbligo perché i nodi da sciogliere aumentano invece di diminuire. E non solo per la posizione di Lega e di una fetta di Forza Italia, ma anche perché la realtà si sta dimostrando più forte dei desideri di Roberto Speranza & C. Applicare l'uso della carta verde al trasporto pubblico, dai treni locali agli autobus fino alle metropolitane, prevederebbe un sistema di filtro all'ingresso che il Paese non è in grado di approntare. Così il condizionale riferito al Cdm della prossima settimana rischia di trasformarsi concretamente in un ulteriore slittamento a fine agosto. Giusto in tempo per unire il tema scuola a quello del trasporto. A quel punto ci saranno tre nuovi elementi. La valutazione tecnica dei sistemi di filtro e di accesso con il risultato quasi scontato che il green pass venga applicato al trasporto aereo e all'Alta velocità. Nulla per il Tpl, il trasporto pubblico locale. Mentre una volta sciolto il nodo tutto politico sulla scuola sarà più semplice attuare le direttive. Un po' sul modello illustrato ieri proprio dal ministro Roberto Speranza per quanto riguarda gli ospedali, le Asl e le case di cura. «In questo momento c'è già una norma vigente che prevede l'utilizzo della carta verde non solo per le Rsa ma anche per l'accesso ai reparti ospedalieri», ha spiegato durante il question time di ieri mattina. «Sulla vicenda delle Rsa e dei reparti ospedalieri l'articolo 4 del decreto 105, approvato in consiglio dei ministri giovedì della scorsa settima, allarga la disposizioni che già avevo assunto l'8 maggio per le Rsa e che poi il Parlamento, in sede di conversione di un precedente provvedimento, estende anche ai reparti ospedalieri». La verifica dell'applicazione della norma, ha sottolineato il ministro, sarà affidata a un gruppo di lavoro. «Presso l'Agenas abbiamo costruito un team con le Regioni per monitorare che tutti rispettino questa indicazione. Questo gruppo ha la finalità di monitorare che questo diritto venga esercitato da tutti». Speranza non perde mai l'occasione di invertire gli oneri e i termini. Per lui un obbligo diventa un diritto. Motivo per cui esattamente come ha fatto durante l'intero lockdown ora sta spingendo per la massima estensione possibile del green pass. Il governo però sa bene che, a meno di militarizzare il Paese, imporre norme che non si possono gestire è controproducente. L'idea di utilizzare il mese di agosto come camera di compensazione è infatti il secondo elemento emerso dagli incontri tra i capigruppo dei partiti di maggioranza. Le prossime quattro settimane potranno essere utilizzate per tracciare le statistiche di contagio a livello regionale, con l'obiettivo di inserire nuovi parametri da giocarsi ai fini dell'estensione della carta verde. Minori o maggiori contagi imporranno una diversa mobilità e dunque la libertà di circolare senza il pass entro determinate aeree. Un escamotage di fatto che libererebbe il Tpl da ogni imposizione. Ma soprattutto un espediente che porta al terzo elemento di novità sul tavolo di lavoro del decreto. Cioè il desiderio di evitare nuove disposizioni regolatorie prima della fine di agosto. Nel frattempo si eviterebbe di intervenire a gamba tesa sulle ferie degli italiani. Al di là degli ingressi nei locali e degli spazi chiusi.Il fatto di spostare le decisioni più bollenti a fine agosto potrebbe anche finire con l'annacquare l'intero provvedimento. Immaginare che a 15 giorni dall'inizio della scuola si rivoluzioni il sistema è impossibile. In quasi due anni nulla è stato fatto per migliorare i luoghi di istruzione. Non a caso nell'intervento con la Regioni sempre Speranza si è limitato a ribadire i soliti concetti. Nel piano del ministro per il momento si fa cenno all'obbligo solo a parole. Per scritto si fa riferimento alla necessità che «il personale docente e non docente, su tutto il territorio nazionale, assicuri piena partecipazione alla campagna di vaccinazioni. Resta il vincolo delle mascherine anche in aula al di sopra dei 6 anni, ma non del distanziamento, che non permetterebbe una presenza al 100% degli studenti. Non saranno necessari, come ha evidenziato anche il Cts, test diagnostici o screening preliminari di accesso e si dovrà individuare anche quest'anno un referente Covid. In tutte le classi, inoltre, si dovrà garantire l'aerazione dei locali e la pulizia «quotidiana, accurata e ripetuta» degli ambienti e dovrà proseguire la pratica dell'igiene delle mani e la messa a disposizione di erogatori di prodotti disinfettanti. Insomma, ci sono le premesse che i duri e puri dei pass vengano lasciati parlare fino a che si scontreranno con la realtà e il buon senso. D'altronde tutte quelle elencate fino ad ora sono le difficoltà di redigere il decreto, figuriamoci l'iter di conversione in Aula. Basta vedere cosa è accaduto ieri con le proteste di Fratelli d'Italia e le incognite del garante della Privacy che restano tutte pendenti.