2021-08-25
Qui il vero virus sembra il lavoro
Prima la guerra alle partite Iva. Ora gli accessi alle fabbriche vietati in assenza di green pass. Il nodo della scuola, la minaccia al personale del pubblico impiego. Le discriminazioni nelle mense aziendali. Il tutto mentre lo Stato decide di scaricare sui dipendenti il costo delle quarantene invocate come misura anti contagi. E il reddito di cittadinanza diventa sempre più appetibileIn una delle prime conferenze stampa, il premier Mario Draghi disse chiaramente che la sua priorità sarebbe stata quella di occuparsi dell'emergenza Covid e solo successivamente avrebbe spiegato agli italiani la sua visione sul futuro dell'economia nostrana e sulle politiche da attivare per il rilancio. Purtroppo non esiste una linea di demarcazione tra pandemia e normalità. Se la pandemia diventa endemica è infatti necessario adeguare leggi e abitudini per evitare che la rincorsa alla tutela della salute, prevista dalla Costituzione, non diventi un ostacolo al lavoro e alla libertà d'impresa, anch'essi previsti dalla Costituzione e - bisogna aggiungere - tutelati quanto il diritto alla salute. Le aziende e le fabbriche stanno riaprendo i battenti. Ciascuno gestisce i green pass come crede. In molti casi al rientro dalle ferie i lavoratori stanno scoprendo di non poter mangiare in mensa senza carta verde dopo aver lavorato al fianco del collega vaccinato nello stesso reparto. In altri casi il green pass è obbligatorio per entrare in azienda, alla faccia della privacy. Tutte situazioni che non solo generano confusione e tensione sociale, ma che finiscono con l'abbassare la produttività, discriminare alcune scelte individuali (il vaccino non è infatti obbligatorio) e avviare le aziende verso un percorso di cause e contenziosi. L'ultima cosa che serve al Paese in questo momento. Non solo. I lavoratori arrivano da un anno e mezzo di sofferenze e perdite di fatturato. Ristoratori, baristi e Partite Iva si sono caricati sulle spalle il fardello del lockdown. In cambio sono stati ricompensati con poche migliaia di euro di ristori. Il precedente governo giallorosso non ha capito o non ha voluto comprendere che i sussidi non sono la soluzione per chi equipara il lavoro alla proprio dignità e alla voglia di progredire economicamente. Sono un palliativo di scarsa durata. Il risultato è stato infatti la moria delle partite Iva. Adesso il governo dovrebbe evitare che il caos Covid causi impatti negativi pure sul mondo dei lavoratori dipendenti. Il riferimento non è solo al rischio di aumentare a dismisura la burocrazia e le difficoltà del fare impresa con la conseguente riduzione di posti di lavoro, ma anche di aggiungere contraddizioni epidemiologiche caricando le responsabilità sulle spalle dei singoli lavoratori. Non è accettabile che basti una circolare Inps per stravolgere l'uso della quarantena e imporne ai dipendenti i costi. Lo scorso 6 agosto, l'ente guidato da Pasquale Tridico ha fatto sapere che le due settimane di quarantena non sono più da intendere come malattia. Ne segue che l'assenza è giustificata ma non rimborsabile. A meno che il singolo imprenditore decida di sostenere la spesa e rimborsare il mezzo stipendio. Nella stragrande maggioranza dei casi non sarà così. Per cui o il lavoratore sarà costretto a perdere denaro oppure evitare di comunicare ad alcuno contatti con persone positive. Perché mai un eventuale soggetto negativo dovrebbe costringersi a una quarantena fiduciaria sapendo di perdere metà della sua mensilità? La risposta è semplice. Lasciare a carico del lavoratore i costi è non solo ingiusto, ma anche dannoso dal punto di vista della battaglia al Covid. Si spingeranno le persone a tacere e nascondere la tracciabilità. Per di più lodammo Draghi quando stoppò la proposta lettiana sulla patrimoniale. Disse che non è il momento di mettere le mani in tasca agli italiani per togliere soldi, ma semmai di metterne. Ecco, vale anche per i costi della quarantena. Sarebbe il caso di chiarire e intervenire. Così come sembra essere arrivato il momento di esplicitare quali saranno le politiche sul lavoro e quale sia l'obiettivo di Draghi per il rilancio dell'economia. Come sarà la riforma del fisco? Quali scelte si faranno per incentivare gli investimenti e per liberalizzare il mercato del lavoro? E la riforma della giustizia civile quando si fa? Il tempo stringe. Nel frattempo va affrontata la quotidianità. Green pass, quarantena a pagamento, ma anche le ingerenze sovietiche del ministro del Lavoro Andrea Orlando sono tutti tasselli che ci spingono a dubitare su un fatto. Cioè che in Italia il vero virus stia diventando il lavoro. Nella recente polemica sul dl anti delocalizzazioni e sulla gestione del green pass, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha detto una cosa giustissima. Siamo arrivati a settembre 2021 senza aver deciso nulla. L'incertezza prosegue e se si accetta questa china, la politica si accontenterà di tappare i buchi legislativi con nuovi sussidi il cui obiettivo è tenere calme le persone. Ma il rischio è finire con l'essere un Paese dove sarà molto più semplice essere sostenuti dal reddito di cittadinanza che alzarsi all'alba per andare in azienda o stare svegli di notte per gestire un locale. A quel punto paradossalmente non servirà nemmeno il green pass, tanto il sussidio arriva online e per stare in casa non servono nemmeno i tamponi.