2021-06-19
Tra certificati e tamponi molecolari il green pass è una tassa sui viaggi
In attesa del siero, ai cittadini tocca pagare: una famigliola rischia 300 euro di stangata.Ennesimo dpcm emesso in totale spregio della Costituzione. Dal Colle neppure un fiato sull'ennesima violazione dei diritti costituzionali: sia del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3, sia del principio di impossibilità di ispezione (articolo 14, che impone leggi speciali e non certo atti amministrativi come un dpcm), sia e soprattutto della libertà di circolazione (articolo 16). Parliamo del cosiddetto green pass. Nel corposo testo del dpcm assunto da Mario Draghi il 17 giugno, c'è un articolo che accompagna tutti i provvedimenti, che è quello riguardante il finanziamento. Con formula di rito l'articolo 19 dispone: «Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Ebbene, dal 17 giugno in Italia esiste la tassa di circolazione a carico dei cittadini. Il passaporto vaccinale non è gratis e pone in capo agli italiani una gabella di stampo medievale. Il salvacondotto sanitario, infatti, è concesso solo se si è effettuata la vaccinazione completa, che però non è nella disponibilità del cittadino. A spiegarlo basta il caos sulla cosiddetta somministrazione «eterologa». È lo Stato che impone tempi e modi della vaccinazione. E, analogamente, impone tempi e modi della durata della carta di circolazione. Qui è di tutta evidente la disparità di trattamento tra chi ha fatto due dosi, una sola dose o nessuna immunizzazione. Che diventa perniciosa in caso di certificazione di avvenuta guarigione dal virus cinese. Se infatti la fa l'ospedale è gratuita, ma se la fa il medico di famiglia, siccome la certificazione di guarigione non rientra tra quelle in convenzione tra medici e Servizio sanitario nazionale, va pagata, e il costo varia tra i 30 e i 60 euro. Resta un mistero se la certificazione fatta dai farmacisti per quel che riguarda l'effettuazione dei vaccini o dei tamponi sia gratuita. Di sicuro il tampone in farmacia si paga, c'è da capire se il certificato sia poi una gentile concessione del farmacista al cliente. Nella convenzione con il Ssn questa prestazione non è prevista. Per avere il pass vaccinale si può optare anche per un tampone (che assicura però libertà di circolazione per sole 48 ore), da effettuarsi prima di richiedere il lasciapassare. Una recente indagine svolta da Altroconsumo in sei Regioni ha dimostrato che un tampone molecolare, come quelli richiesti per il salvacondotto, costa in media 86 euro, con oscillazioni che vanno da un minimo di 50 euro a un massimo di 150 euro. La gratuità è prevista solo quando il tampone è richiesto dall'Asl o prescritto dal proprio medico curante in caso di pazienti sospetti Covid o contatti stretti di positivi. Ci sono anche i tamponi rapidi, che vanno da un minimo di 22 euro a un massimo di 60, ma il dpcm non li prende in considerazione. Si è detto che si vuole aiutare il turista a muoversi perché tutto deve ripartire. Bene, prendiamo una famiglia tipo con babbo, mamma e due figli adolescenti, che vuole andare in vacanza. Il babbo ha fatto una prima dose di vaccino e ha il salvacondotto fino alla seconda dose, poniamo 30 giorni, la mamma è in attesa di vaccino e può spostarsi solo per 48 ore dietro tampone, i figli hanno fatto Astrazeneca rincorrendo i giorni della vaccinazione di massa, ma ora sono terrorizzati dal mix. Partono? Psicologicamente sono in grado? E per avere 48 ore di libertà quanto devono spendere? A occhio 300 euro. È l'aiuto al turismo che il messianico green pass europeo dovrebbe darci? La verità è che il governo, per l'ennesima volta, sfrutta il virus cinese per mettere sotto controllo gli italiani. Resuscitano l'app Immuni per tappare il buco clamoroso lasciato dalla dissennata gestione di Domenico Arcuri, ma sotto sotto danno una sbirciatina ai nostri movimenti. E magari ci trovano anche una rilevanza fiscale, perché sanno dove andiamo in vacanza e per quanto tempo e spendendo quanto. In tempo di redditometro non c'è da stare troppo tranquilli.
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Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».