2020-05-08
Tra Cei e Giuseppi patto per le messe dal 18
Gualtiero Bassetti e Giuseppe Conte (Ansa)
A Palazzo Chigi il cardinale Gualtiero Bassetti e Giuseppe Conte firmano il protocollo: fedeli contingentati e a distanza di un metro l'uno dall'altro, obbligo di mascherina, niente segno di pace. Acquasantiere vuote ma gel igienizzanti per tutti. E l'ostia si dà solo con i guanti. Dal 18 maggio sarà possibile tornare a messa nel rispetto del protocollo firmato ieri a Palazzo Chigi dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei , dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Quello che i vescovi si aspettavano dal 4 maggio, vale a dire dall'inizio della cosiddetta fase 2 dell'emergenza Covid-19, arriva con quindici giorni di ritardo, ma arriva.Il risultato è accolto come un successo dalla Cei, visto che tutto lasciava pensare a un ritorno delle messe con popolo rimandato a una fantomatica data da destinarsi. Collocata anche dopo le aperture già fissate per parrucchieri e bistrot. Una battaglia arrivata fino in parlamento, dove solo mercoledì si era dibattuto di emendamenti sul decreto emergenza Covid-19 proprio sul tema costituzionale della libertà di culto. E il gruppo di giuristi cattolici del Centro studi Livatino aveva fatto ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento, ravvisando una «grave compressione della libertà religiosa» con violazioni della Costituzione e del Concordato.Tuttavia già da sabato scorso si era capito che l'accordo tra Cei e governo era cosa fatta, visto che con un comunicato a firma del cardinale Bassetti si indicava che era stato trovato e per questo si esprimevano lodi per la presidenza del Consiglio e anche per quel Comitato tecnico scientifico che inizialmente aveva buttato acqua gelida sulle attese dei vescovi. La firma di ieri ratifica «alcune misure da ottemperare con cura» per permettere ai fedeli di partecipare alla messa dal 18 maggio, quindi i fedeli potranno partecipare alla festa dell'Ascensione di Gesù, giovedì 21, e poi la messa di domenica 24.I punti centrali del protocollo sono due: evitare assembramenti e contingentamento del numero di fedeli presenti, in funzione del rispetto della distanza di almeno un metro laterale e frontale. Quindi in base alla superficie della chiesa si deve stabilire un numero massimo di accessi possibili alla celebrazione, garantito dal controllo agli ingressi dell'edificio di culto. Per tutti c'è l'obbligo di indossare la mascherina e chi ha la febbre a più di 37,5° o sintomi influenzali deve stare a casa, come coloro che sono stati in contatto con malati Covid nei giorni precedenti. Acquasantiere ancora vuote, ma in compenso gel igienizzanti per tutti. Detergenti ad azione antisettica in azione anche dopo ogni celebrazione, sagrestie comprese, insieme ad un bel ricambio d'aria. Sì all'organista, ma no al coro, né a libri dei canti sulle panche. La raccolta delle offerte non potrà avvenire passando tra i banchi, solo in «luogo idoneo». Niente segno della pace.Per la distribuzione dell'eucaristia il sacerdote deve indossare guanti e mascherina. Sui guanti utilizzati per toccare quello che i fedeli credono essere il corpo di Cristo si poteva probabilmente chiedere una soluzione diversa, come quella delle pinzette sterilizzate, in grado di garantire sicurezza e maggior rispetto per la fede. Comunque il risultato di ottenere una data per riaprire le messe al popolo è stato raggiunto, anche se purtroppo il protocollo non contiene alcun riferimento sulla sua efficacia temporale, né sulle modalità di revisione, lasciando intravedere ancora una volta quella sorta di subordinazione simpatetica dei vescovi verso il governo di Giuseppi. Un ossequio rischioso, al di là delle benevolenze politiche, proprio per ciò che riguarda quell'autonomia richiamata dalla stessa Cei nel suo comunicato durissimo che seguì la conferenza stampa di Conte domenica 26 aprile, quando appunto Conte annunciò il niet alle messe con popolo. Sappiamo come il martedì successivo a quel comunicato, dopo che molti vescovi italiani avevano tuonato per la violazione della libertà di culto, della Costituzione e del Concordato, il Papa da Santa Marta buttò il salvagente a Giuseppi richiamando alla «prudenza» e all'obbedienza delle regole per la cosiddetta fase 2. Sembrò una sconfessione dei vescovi. In realtà, forse, si trattava di un tira e molla che poi ha condotto al protocollo di ieri. Un gioco delle parti. Visto che Conte aveva garantito i vescovi della riapertura per la fase 2, ma il comitato tecnico scientifico, e il ministro dem Roberto Speranza, avevano frenato assai, fino al niet.Peraltro, La Verità è in grado di ritenere che Conte domenica 26 aprile fosse a conoscenza del comunicato durissimo che i vescovi avrebbero pubblicato dopo la sua conferenza stampa, e i vescovi stessi erano già a conoscenza del niet alle messe con popolo. Non a caso lo stesso Giuseppi rispose in modo fulmineo al comunicato dei vescovi, dicendo che si sarebbe adoperato subito per trovare la soluzione. Quindi l'assist del Papa con il richiamo alla «prudenza» e poi il comunicato conciliante del cardinal Bassetti che il 2 maggio preannunciava l'accordo trovato e siglato ieri. In questo balletto l'unico centro di gravità permanente del Vaticano e della Cei sembra essere Giuseppi, tutto il resto, persino le messe, in qualche modo è negoziabile.