
Il magnate era accanto a Trump all’evento per l’influencer. E il suo uomo a Roma annuncia un possibile ingresso nell’editoria europea: uno schiaffo ai piani di Ursula.Se si ha a che fare con Maga il colpo di scena va previsto. Come il ritorno di Elon Musk. È accaduto durante la commemorazione di Charlie Kirk, dove Donald Trump si è trovato faccia a faccia con l’ex uomo più ricco del mondo. I due si sono guardati ed è sembrato che si dicessero: beh, dove eravamo rimasti? Musk è stato il principale supporter di Trump nella corsa alla Casa Bianca, e il presidente in gennaio lo aveva messo a capo del dipartimento che doveva tagliare spese e personale del governo federale. Poi - ma capita a chi si occupa di spending review - a fine maggio la rottura. In Italia gli hanno dato fuoco a una concessionaria Tesla e le vendite delle sue macchinone a pila stavano precipitando. Ha messo a posto i conti dell’azienda e poi si è ripresentato due giorni fa alle esequie del «martire» Maga. Donald ed Elon si sono stretti la mano e le immagini sono bastate a un esperto di lettura del labiale per violare il colloquio top secret. È stato Trump ad apostrofare Musk. «Come stai? Allora, Elon, ho sentito che volevi fare due chiacchiere. Cerchiamo di capire come tornare in carreggiata». Musk ha annuito e il presidente ha chiuso con una promessa di futuro: «Mi sei mancato». Il ritorno di Musk nell’inner circle di Trump non è la sua unica mossa a sorpresa. È bastato che tornasse al volante di Tesla perché i mercati si dimenticassero che ricavi e utili 2024 (19,3 miliardi e appena 409 milioni, con un crollo del 71%) sono stati molto al di sotto delle attese. Ora il tycoon sudafricano rilancia su satelliti e comunicazioni. Come è noto, il suo sistema a bassa frequenza Starlink è di fatto un monopolio tecnologico. È così prezioso che, tanto per dirne una, la Flotilla che faticosamente cerca di raggiungere Gaza senza quei satelliti sarebbe già dispersa. Ma la faccenda è ancora più delicata e riguarda i sistemi difensivi. Il governo italiano aveva preso tempo su Starlink, ma Andrea Stroppa, il golden boy italiano di Musk, intervenendo al festival di Open ha dichiarato che Space X - una delle società di Musk - sta offrendo all’Italia una copertura che è di molto superiore a quella che potrebbe offrire il progetto europeo Iris2. Stroppa ha fatto sapere che la relazione del comitato interministeriale di palazzo Chigi si muove nella direzione di Starlink e ha chiarito che l’interlocuzione con Musk è cominciata ben prima del governo Meloni. «Poi», ha osservato Stroppa, «la discussione ha preso una piega politica, ma sul piano tecnico l’offerta di Musk è imparagonabile. E credo che arriveremo a un accordo abbastanza presto». Ma l’inviato a Roma del tycoon sudafricano è in via di altre confidenze e ha fatto sapere che Musk ha intenzione di entrare nell’editoria tradizionale. Come? Ancora non si sa. Di certo la sua attenzione è concentrata su «X», l’ex Twitter, da «dove le informazioni passano assai più velocemente che sui media tradizionali», tuttavia Musk starebbe progettando un ingresso nell’editoria per «dare spazio ai giovani e informarli, sarebbe un piccolo terremoto e farebbe arrabbiare qualcuno, ma è molto importante che ci siano nuovi editori che lavorino nei Paesi dove non hanno interessi diretti». La prima ad arrabbiarsi a occhio sarà Ursula von der Leyen, così orgogliosa del suo Emfa, il regolamento europeo sui media (che negli Usa considerano censorio), la quale da poco annunciato un nuovo programma di «sostegno» ai media (la propaganda europeista non è mai abbastanza). E Donald Trump alla baronessa lo ha fatto notare. A maggior ragione ora che Elon «is back», ed è pronto a incarnare il contropotere dell’informazione nel Vecchio Continente.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.
L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.






