2025-09-12
Torna l’omicidio politico. A sinistra c’è chi gongola
Charlie Kirk (Getty Images)
L’assassinio negli Usa del giovane attivista conservatore mostra che certa cultura progressista, mentre lancia allarmi sulla tenuta della democrazia, è la prima a minarla. E intona il coretto del «se l’è cercata».Da mesi assistiamo a un surreale dibattito sulla fine della democrazia negli Stati Uniti. Dall’elezione di Donald Trump in poi, il Paese da sempre considerato baluardo dei diritti e della libertà sarebbe secondo alcuni a rischio di involuzione autoritaria. Sulla stampa nazionale, ma anche su quella internazionale, se ne discute ampiamente: ne scrivono fior di commentatori e ne parlano con insistenza numerosi esponenti politici, l’ultimo dei quali - lo ricordiamo - è l’ex presidente del Consiglio e ora senatore a vita Mario Monti, il quale di ritorno da un viaggio in America ha riversato le sue preoccupazioni sul Corriere della Sera.Peccato che, al momento, il solo rischio che si intravveda e si tocchi con mano è che gli allarmi dei cosiddetti osservatori politicamente corretti producano non la difesa dei principi liberali e costituzionali di cui lor signori sarebbero portatori, ma l’esatto contrario, ovvero una caccia all’uomo nei confronti di chiunque sia considerato un pericolo per la democrazia.Come sempre, i fenomeni arrivano prima di là dell’Atlantico per poi riversarsi da noi. E ciò che è accaduto all’università dello Utah, ovvero l’assassinio di Charlie Kirk, dovrebbe essere di monito per tutti, in particolare per la sinistra nazionale che continua a denunciare inesistenti fantasmi antidemocratici, con il risultato di eccitare gli animi delle persone e dei gruppi più estremi. Mentre si discute delle modifiche alle tradizioni democratiche dell’America, dipingendo Trump come un dittatore impegnato a smantellare lo Stato democratico, a farne le spese sono gli uomini di quel movimento che democraticamente ha portato all’elezione del 47° presidente degli Stati Uniti. Già durante la campagna elettorale che gli ha riaperto la strada verso la Casa Bianca si era capito che aria tirasse. Per un soffio, avendo girato la testa, Trump non è stato assassinato durante un comizio in Pennsylvania. E per un altro caso fortuito, un secondo uomo armato è stato intercettato settimane dopo vicino alla sua residenza in Florida. Abbattere Trump prima che sconfiggesse Biden a un certo punto dev’essere sembrata l’unica soluzione possibile per una sinistra che, in nome della libertà e dei diritti, non si arrende alla democrazia. E così, in questo clima, reso incandescente da una stampa che non perde occasione di puntare il dito contro le decisioni della Casa Bianca, alla fine ecco arrivare anche l’omicidio di un influencer vicino a Trump, colpevole solamente di affrontare gli avversari politici in confronti pubblici, anche all’interno delle università. Kirk difendeva le proprie opinioni con la parola, non sfuggendo il dibattito: una cosa insopportabile a quanto pare per chi non la pensava come lui. Sul fucile e sui proiettili usati dal cecchino pare siano state trovate frasi pro transgender e antifasciste. Del resto Trump, insieme a sostenitori come Kirk, è considerato colpevole di aver usato l’esercito contro le violenze «antifa». Di aver schierato i militari nelle manifestazioni contro gli agenti mandati per arrestare e rispedire a casa i clandestini. Sì, aver difeso lo stato di diritto, ovvero tutelato i cittadini per bene che non vogliono né violenza né situazioni di illegalità, è davvero insopportabile per una parte della sinistra. Smantellando il sistema che propaganda la «resistenza» nelle università, fra gli immigrati, nei movimenti gender, Trump ha toccato il nervo scoperto della democrazia Usa e qualcuno ha scelto di reagire con violenza.Che questo sia lo scenario del resto lo si capisce anche dalle reazioni in casa nostra, con parte della sinistra che se non esulta per l’assassinio di Kirk certo non si dispiace. Leggere che un movimento di contestazione come Osa, protagonista di tante manifestazioni e molte occupazioni delle università italiane, si rallegra per un assassinio politico, fino al punto di sostenere che aver fatto fuori Kirk rende il giorno meno buio, fa venire i brividi. E fa pensare che dietro alle manifestazioni per la pace, dietro alle dichiarazioni contro il patriarcato, altro non c’è che la solita sinistra violenta, che sogna di abbattere, con la rivoluzione o a colpi di fucile chiunque non la pensi come i suoi militanti, che si chiami Trump, Meloni o altro. Gli assassini sono i soliti compagni che sbagliano, ma prima di loro ci sono i cattivi maestri che li educano a crescere nell’odio.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti