2019-12-14
Tommaso d’Aquino primo influencer della Chiesa cristiana e mai passato di moda
Teologo di riferimento per i Pontefici, fu un'enciclopedia vivente. Ora viene ripubblicata la sua «Summa»: 5.000 pagine di sapere.Esiste un autore che dopo 7 secoli dalla sua vicenda umana, durata meno di 50 anni, fa ancora parlare di sé e divide gli animi di studiosi dei 5 continenti tra i pro e gli anti? Esiste un filosofo che secolo dopo secolo non solo non ha mai visto il suo pensiero scemare nell'oblio e nell'indifferenza ma che, mentre sembrava superato a ogni nuovo inizio (Rinascimento, Illuminismo, post-modernità), è costantemente risorto dalle sue apparenti ceneri? Esiste infine uno scrittore che in circa 30 anni di carriera, oltre alla docenza e alla predicazione, alla meditazione prolungata e ai lunghi viaggi in giro per l'Europa (Italia, Francia, Germania), è riuscito a compilare decine di migliaia di pagine, in tante opere poderose che spaziano dalla filosofia alla politica, dalla teologia all'etica, dal pamphlet polemico e acuminato, sino a monumentali trattati in molti volumi, vergati a mano, notte e giorno, al lume di candela?Sì, esiste e si chiama Tommaso d'Aquino. Nato da nobile famiglia a Roccasecca nel 1225, nella contea d'Aquino (oggi in provincia di Frosinone), già proprietà dei suoi avi, iniziò la sua avventura umana e religiosa presso la celebre abbazia di Montecassino, di cui divenne oblato. Si ricorda che ancora fanciullo disturbava quei monaci ripetendo con insistenza la domanda, apparentemente ingenua: Chi è Dio?Tutte le fonti attestano che i suoi nobili genitori, Landolfo e Teodora, avessero in mente di farlo designare abate, ma lui ribellandosi a chi voleva scrivere il suo destino, si recò a Napoli e prese l'abito dei padri domenicani. Ordine mendicante di fondazione recente (1206) e assai più povero, battagliero e di frontiera rispetto al monachesimo tradizionale.Nel 1244, mentre il giovane Tommaso era in viaggio con alcuni frati domenicani fu intercettato dai suoi fratelli che lo presero e lo riportarono a casa. Qui secondo la tradizione ci sarebbe stato il tentativo materno di allontanare fra Tommaso dalla vita religiosa, anche attraverso una prostituta fatta introdurre nella cella del giovane per distoglierlo dai suoi propositi ascetici. Ma il futuro santo la cacciò con una torcia in mano, come si vede in alcuni dipinti che rendono memorabile la scena, ad esempio nel magnifico quadro del 1631 di Diego Velázquez.Dal 1245 al 1252 fu studente e assistente di sant'Alberto Magno (1205-1280), a Parigi e a Colonia dove i domenicani avevano aperto uno Studium generale, una sorta di piccola università teologica. Anche qui un aneddoto che la dice lunga sul futuro Dottore Angelico, indicato dai pontefici di tutti i tempi, dal XIII secolo a papa Francesco, come il teologo di riferimento per i cattolici.Visto che fra Tommaso parlava poco ed aveva una stazza imponente, gli altri studenti lo avevano soprannominato il bue muto. Una volta, il professor Alberto fece esporre al suo silenzioso allievo la sua opinione su una quaestio (l'argomento) che si stava dibattendo. E la risposta, nel latino medievale delle università, fu così stupefacente, che il docente disse all'aula che il muggito di quel bue si sarebbe sentito «da un'estremità all'altra della terra» (profezia perfettamente realizzata).Fu poi alla Sorbona di Parigi come docente di teologia (baccelliere), anche se non aveva ancora l'età richiesta per insegnare, ovvero 35 anni. Anche lì si segnalò per zelo religioso oltre che per il rigore scientifico delle lezioni, anzitutto commentando le celebri Sentenze di Pietro Lombardo (1100-1160). In un opuscolo usò espressioni forti e pugnaci contro coloro che, tra i laici e il clero secolare, volevano impedire la docenza accademica ai membri degli ordini religiosi.Nel 1259 tornò in Italia, tra Orvieto, Viterbo e Napoli, dove lavorò a molte opere tra cui la Summa contra gentiles, in cui seguendo e consolidando il movimento culturale della scolastica, univa mirabilmente la fede e la razionalità, per analizzare, spiegare, contestualizzare e chiarire le grandi verità del cristianesimo e della Bibbia. Nel successivo periodo romano (1265-1268) iniziò la redazione del suo capolavoro, la Summa theologiae, ovvero la Sintesi (o somma) della teologia cattolica, destinata in primis ai giovani domenicani in formazione. Questa Somma, che è una piccola grande isola nell'insieme dei suoi testi (che lambiscono i 100 volumi), ha qualcosa di magico, di misterioso e di perenne. Pare un trattato di matematica pura, e invece si tratta di teologia, vista però non come qualcosa di mistico, di elitario o riservato a cerchie particolarmente dotate e forbite. È una sorta di immenso catechismo in cui, attraverso il dialogo immaginario con le obiezioni dei lettori, san Tommaso pone, confuta, precisa e dimostra la ragionevolezza degli assunti cristiani.Proprio per rendere questo capolavoro insigne ancor più alla portata di tutti, siano credenti o meno, le edizioni Città nuova, legate al movimento dei Focolari di Chiara Lubich, ne hanno ripubblicato il testo integrale, in 5 volumi, di oltre 1000 pagine l'uno (Somma di teologia, a cura di Fernando Fiorentino, 2019).Tra le varie particolarità di questa edizione del capolavoro tomista si trova - oltre alle note e agli apparati critici del professor Fiorentino, tra i migliori specialisti viventi di tomismo - una serie di indici ed elenchi che mostrano la vastità inarrivabile delle conoscenze dell'Angelico.Per dare un'idea del fatto che Tommaso d'Aquino fu realmente un'enciclopedia vivente, e una sorta di raccoglitore di tutto il sapere che lo aveva preceduto, padre Vladimiro Caroli annota che il domenicano, nella sola Somma cita 8.213 volte la Bibbia, 6.146 volte i padri della Chiesa e gli autori cristiani, e ben 3.947 volte gli autori non cristiani, tra cui anzitutto il filosofo per antonomasia, Aristotele. Le citazioni complessive fatte da Tommaso in questa sola opera, contando anche leggi, decreti e Concili, ammontano a 19.307. E tutto ciò senza Wikipedia, Google, tablet e pc.Dal 1268 al 1272 fu nuovamente docente a Parigi, il che ci dice che anche prima dell'Unione europea, di Lisbona e di Maastricht, si girava da un Paese all'altro e non c'erano cortine di ferro. Nel dicembre del 1273, rientrato nell'amata Italia, durante una messa, san Tommaso ebbe una forte esperienza mistica, dopo cui considerò i suoi scritti come paglia, in rapporto a ciò che aveva capito o percepito nella visione. Nonostante ciò, dopo un periodo di riposo nel castello della sorella Teodora, si mise in viaggio per partecipare al II Concilio di Lione in Francia, dove era stato invitato da papa Gregorio X.Sentendosi male e volendo a tutti i costi morire in un convento, si fece portare all'abbazia cistercense di Fossanova, dove spirò il 7 marzo del 1274.Il giorno dei funerali, il suo amico, confessore e segretario fra' Reginaldo da Piperno, nell'omelia della messa esaltò il genio del professor Tommaso d'Aquino, facendo un cenno alla sua purezza di cuore, che era rimasta quella di un bambino di 5 anni…Da allora sono incalcolabili le edizioni e le traduzioni delle sue opere. Idem per gli autori che si sono ispirati al suo pensiero o si sono confrontati con lui. Non può esistere nessuna storia della filosofia, scritta in Italia, in Russia o in America, che non citi almeno le sue 5 vie per la dimostrazione scientifica dell'esistenza di Dio. E soprattutto il suo ruolo storico epocale nell'aver coordinato ed unificato, pur nella distinzione, fede e ragione, anima e corpo, Chiesa e Stato, politica e morale, teologia e filosofia, scienza e religione, tradizione e progresso, umanità e divinità, cielo e terra nell'unico piano divino di salvezza.Fu canonizzato ad Avignone nel 1323 da papa Giovanni XXII e dichiarato Dottore della Chiesa dal domenicano Pio V nel 1567. Secondo la tradizione, un crocifisso che ancora si conserva a Napoli, gli parlò un giorno dicendogli: «Tommaso hai scritto bene di me, quale premio desideri?». Al che egli rispose: «Te solo Signore».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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