2021-07-24
Partono le Olimpiadi in mascherina non volute da nessuno
Gli atleti italiani a Tokyo (Getty Images)
Ieri la cerimonia inaugurale, tra retorica trita e incubo Covid. Anche stavolta, dopo gli Europei, la divisa italiana fa discutere.Together. Hanno aggiunto una parola al motto olimpico (citius, altius, fortius) e l'hanno scritta in inglese per farla capire a tutti nel nome del globalismo planetario. Tutti insieme tranne uno, Awudu Abass, italiano di padre ghanese e mamma nigeriana, ala di due metri della Fortitudo Bologna. Da ragazzo andava agli allenamenti in corriera, da Como a Cantù, e poiché la fermata era a tre chilometri dal Pianella li faceva a piedi con la borsa sulle spalle («Era un riscaldamento involontario») nella città del mobile e dei canestri. Together tranne lui, silurato dopo aver contribuito a portare la Nazionale di pallacanestro alle Olimpiadi di Tokyo. Lasciato a casa in un amen e senza sollevazioni buoniste perché si era liberato Danilo Gallinari da Atlanta, pianeta Nba. Più bianco e più resiliente o più gender fluid? No, semplicemente più forte. Together un'altra volta. E nessuna protesta di Enrico Letta, che almeno di basket se ne intende.Chissà cos'ha pensato Abass ascoltando (speriamo che se lo sia risparmiato) il predicozzo del presidente del Cio, Thomas Bach, al termine della cerimonia d'apertura dei Giochi nello stadio semivuoto. «Abbiamo bisogno di più solidarietà. Aiutare, condividere e prendersi cura, questo è lo spirito del Cio». Luoghi comuni. Awudu ha il senso dell'umorismo, gli altri del conformismo. E allora ecco quattro ore di buoni sentimenti, un ripasso in Dad per tutto il mondo, con le colombe di carta, il logo che diventa globo e galleggia sulla megalopoli di 15 milioni di abitanti, i bambini con le bandierine, la tirata non richiesta di Julio Velasco a favore dello ius soli. E, non l'avremmo mai immaginato, Imagine di John Lennon cantata all'unisono nei cinque continenti. Manca solo il saltimbanco volante all'apertura dei Giochi in mascherina che concede un unico momento di emozione pura. Succede quando un medico, un'infermiera, un'atleta paralimpica e alcuni ragazzi di Fukushima consegnano alla tennista Naomi Osaka l'ultima fiaccola, quella che accende il braciere.Fuori sono già cominciate le Olimpiadi delle polemiche. Quelle che l'80% dei giapponesi non voleva (l'imperatore Naruhito per primo) per paura della moltiplicazione dei contagi; quelle disertate dagli sponsor come la Toyota in ossequio al mood negativo; quelle abbandonate dal direttore artistico Kentaro Kobayashi silurato alla vigilia per avere detto una battuta antisemita 23 anni fa. In definitiva quelle che 11.000 atleti renderanno comunque affascinanti fino all'8 agosto, quando la fiaccola verrà consegnata a Emmanuel Macron per Parigi 2024. Curiosità suprema: il portabandiera americano è Eddy Alvarez, stella del baseball e già medaglia d'argento nello Short track a Soci, nato da genitori cubani scappati a Miami. Di questi tempi non è un dettaglio. I 384 italiani sfilano in allegria dietro Jessica Rossi (tiro a volo) ed Elia Viviani (ciclismo), questa volta con le carte multietniche in regola: i partecipanti nati all'estero sono 59 (il 15% del totale, la metà solo nell'atletica) e per il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, questo è un solido paracadute politico anche se il medagliere dovesse piangere miseria. La partenza è bizzarra: la delegazione si presenta indossando una divisa di Giorgio Armani bianca con una pizza margherita sulla pancia e scatena l'ironia dei social («Sono già in pigiama per recuperare il jet-lag»). Mentre Paola Egonu regge un lembo della bandiera del Cio - speriamo in quanto miglior pallavolista del mondo e non perché orgogliosamente bisex - il centro stampa è percorso da un brivido: nella brochure dedicata a Federica Pellegrini si mette in piazza ufficialmente la liaison fra la campionessa e il suo allenatore Mauro Giunta.Lo spirito di Olimpia viene polverizzato al primo minuto, mentre nello stadio ancora svolazzano le Palome di carta e di luce. Lo judoka algerino Fehti Nourine scopre che per sorteggio dovrà affrontare nel secondo turno l'israeliano Tohar Butbul, al quale non stringerebbe mai la mano. Pur di non rischiare di ritrovarsi sullo stesso tatami, annuncia l'immediato ritiro. Il suo allenatore commenta: «Siamo stati sfortunati, càpita». Oggi le smancerie tornano dentro i protocolli del Cio e si comincia a fare sul serio. Contano cuore, classe e fatica; i primi a misurarli sono i ragazzi nel tiro con l'arco, spadiste e sciabolatori, soprattutto Vincenzo Nibali nel ciclismo su strada. Può dare la zampata, come il quattro di coppia di canottaggio, già in finale. Sulla barca azzurra di Simone Venier, Andrea Panizza, Luca Rambaldi e Giacomo Gentili c'è scritto un quinto nome, Filippo. È Mondelli, il campione portato via un mese fa da un tumore a 27 anni. Voga con loro. È l'unico together che conta.