2019-05-06
Alle olimpiadi di Tokyo non lavorano gli uomini. Il comitato affida tutto ai robot
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La data d'inizio è fissata per il 24 luglio 2020 ma la capitale del Giappone sembra già pronta a ospitare i giochi. Complessivamente le discipline saranno 55, compresi gli sport paralimpici. In gara ci saranno oltre 11.500 atleti. I giochi nipponici saranno i più tecnologici della storia. Dai taxi-robot agli androidi ideati da Toyota e Panasonic il personale umano è praticamente bandito.L'Italia punta a fare meglio rispetto alle 28 medaglie conquistate a Londra 2012 e Rio 2016. Curiosità per cinque nuovi sport: arrampicata sportiva, karate, surf, skateboard e baseball-softball.Il governo prevede di ospitare oltre 40 milioni di turisti. Per questo sono già iniziati i lavori per mettere a nuovo alcuni dei simboli del Sol Levante. Tra questi il tori rosso di Miyajima, l'isola sacra agli dei, il tempio Kyomizudera di Kyoto e il Meiji Jingu. Dopo dieci anni di restauri riaprirà per l'occasione anche la pagoda del Yakushiji di Nara. Gli hotel hanno già aperto le prenotazioni. I più gettonati saranno quelli all'interno del cosiddetta «heritage zone», due ovali che ricomprendono alcuni dei quartieri principali della città come Shinjuku, Shibuya e Ueno. La nostra guida su dove soggiornare vicino alle gare.Sul'isola in pochi conoscono perfettamente l'inglese e la maggior parte si affida a una lingua «mista» conosciuta come japanglish. I termini sportivi sono quelli più storpiati: baseball diventa «basebooru», skaterboard «sukebu» e pattinaggio di figura «figuyasuketo».Sailor Moon, Goku e Naruto sono tra gli otto protagonisti di anime scelti dall'ex primo ministro e dirigente sportivo Yoshiro Mori per diventare gli ambasciatori nel mondo dei giochi olimpici. Il motivo? «Sono più famosi del sushi o del sumo». Lo speciale contiene sette articoli, video, gallery fotografiche e una mappa sui luoghi delle gare.La cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Tokyo 2020, avverrà tra più di 500 giorni ma il Giappone sta già scaldando i motori in vista di quella che è considerata l'Olimpiade più innovativa della storia. Cinquantacinque discipline sportive (33 sport olimpici e 22 paralimpici), oltre 11.500 atleti, e 5.000 medaglie di cui 879 in oro. Sono questi solo alcuni dei numeri di quella che sarà la trentaduesima edizione dei giochi. La capitale giapponese ospiterà l'evento per la sua seconda volta. La prima fu nel 1964 per quella che il Paese ancora oggi ricorda come «l'Olimpiade che cambiò il Giappone». Quella che si tenne negli anni Sessanta tra il 10 e il 24 di ottobre fu infatti la prima a svolgersi in Asia. Sebbene infatti anche i giochi del 1940 fossero inizialmente previsti nella capitale giapponese, vennero riassegnati a Helsinki a causa della seconda guerra sino-giapponese. Per prepararsi all'evento del 64 il governo giapponese spese oltre 620 milioni di euro per allestire impianti, strutture e preparare le infrastrutture ad accogliere visitatori da tutto il mondo. Ma non solo. Per la prima volta a Tokyo comparvero discipline, ormai storiche ed estremamente popolari nel Paese, come il judo e la pallavolo femminile. Per le Olimpiadi del 2020, il governo giapponese nel 2013 dichiarò che «non si sarebbe superato un budget fisso di 829 miliardi di yen, pari a circa 7 miliardi di dollari. Un'analisi sui costi effettivi commissionata a fine 2018 dagli organi amministrativi nipponici ha rivelato che, con tutta probabilità, il Paese dovrà affrontare una spesa di circa 25 miliardi di dollari. A spiegare la cifra è stato il governatore di Tokyo Yuriko Koike che ha specificato come «nelle spese sono compresi lavori per prepararci all'ingresso di milioni di turisti nel Paese, la costruzione di strade, il miglioramento delle previsioni meteo con l'aiuto di nuovi satelliti e soprattutto sussidi per la creazione di una società a idrogeno, in grado di azzerare le emissioni di anidride carbonica nell'aria e di muoversi con questa forma alternativa di energia». E proprio questa sembra essere la grande novità del Paese in vista delle prossimi Olimpiadi. Nel 1964 l'eredità dei giochi olimpici furono gli shinkansen, i treni proiettile in grado di collegare le città nipponiche in poche ore, per il 2020 il governo prevede la possibilità di eliminare completamente la combustione di carburante e convertire il Paese a forme di energia alternativa.Sostenibilità è una delle parole chiave di Tokyo 2020. Oltre a impianti a idrogeno in grado di muovere mezzi pubblici e offrire elettricità e riscaldamento ai palazzi della città, il governo ha già avviato una campagna di raccolta di rifiuti elettronici (conclusasi a fine marzo 2019) per la creazione delle medaglie con cui verranno premiati gli atleti durante i giochi. Secondo le prime stime sarebbe state raccolte oltre 48.000 tonnellate di rifiuti elettronici di cui oltre 5 milioni di cellulari. Ora gli scarti donati dai cittadini verranno completamente smantellati pezzo per pezzo da un team di esperti selezionato dal governo. Dalle parti utili verranno estratti oro, argento e bronzo che a loro volta saranno fusi fino a creare le medaglie. Anche le divise degli atleti della nazionale giapponese e dei funzionari saranno in materiale riciclato. Asics, l'azienda con sede a Kobe, ha infatti annunciato che sta raccogliendo abbigliamento sportivo usato in tutto il Paese al fine di trarne le fibre di poliestere che saranno ridotte a resina per creare nuovi abiti. Quelli di Tokyo 2020 saranno anche i giochi della rinascita. Le gare di football, baseball e softball si terranno infatti nelle aree del Tohoku interessate dal terremoto e dallo tsunami di Kumamoto del 2011. «La missione» spiegano «è quella di mostrare come le zone distrutte siano riuscite a rialzarsi in piedi e tornate a vivere dopo il disastro che le colpì la zona». Complessivamente saranno 42 le location utilizzate per i giochi del 2020. Di queste, solo 4 vennero utilizzate anche durante i giochi del 1964: il Tokyo National Gymnasium (dove si terranno le gare di tennis da tavolo), lo Yoyogi National Stadium (palla a mano), il Nippon Budokan (judo e karate) e l'Equestrian Park. Tokyo sarà il palcoscenico principale per la maggior parte degli eventi sportivi e le due cerimonie di apertura e chiusura dei giochi, il luoghi più lontani in cui si disputerà una gara saranno Sapporo, nell'Hokkaido, situata a 850 chilometri a Nord dalla capitale e Kashima, città sulla costa Est del Giappone situata sull'isola di Hoshu a 100 chilometri da Tokyo. Mancheranno anche 500 giorni ma il Giappone sembra aver già i motori ben accesi. A portare alta la bandiera olimpica sono le due mascotte dell'evento, Miraitowa e Someity. I due pupazzi, che ricordano delle volpi ma estremamente tecnologiche, sono stati scelti per la prima volta nella storia delle Olimpiadi da bambini delle scuole elementari. A prendere parte al sondaggio, in cui gareggiavano tre coppie di pupazzi diversi, sono stati oltre 205.500 bambini da tutto il Paese. A vincere con oltre 100.000 voti sono stati i due animaletti robotici. Miraitowa, il cui nome è la fusione delle parole «mirai» ovvero «futuro» e «towa» ovvero eternità, sarà il simbolo principale delle Olimpiadi. Il suo colore blu è lo stesso utilizzato nel logo dei giochi olimpici. Il personaggio incarna alla perfezione il proverbio tradizionale giapponese «imparare bene dalle cose vecchie e acquisire nuove capacità da esse» e per questo è dotato del super potere di teletrasportarsi da una parte all'altra del Paese istantaneamente. Someity, invece, vede il suo nome derivare da «someiyoshino», una tipologia di fiori di ciliegio molto apprezzata dai giapponesi. La robottina, simbolo dei giorni paralimpici, è dotata di sensori tattili a forma di sakura (di cui porta anche il colore), ed è dotata di estrema forza fisica e mentale. Secondo una proiezione del governo metropolitano di Tokyo, le Olimpiadi del 2020 avranno un impatto economico solo sull'area di Tokyo approssimativamente di 20.000 miliardi di yen (circa 160 miliardi in euro) e oltre 1.3 milioni di posti di lavoro nell'area della città metropolitana.Marianna Baroli!function(e,t,s,i){var n="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName("script")[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(i)&&(i=d+i),window[n]&&window[n].initialized)window[n].process&&window[n].process();else if(!e.getElementById(s)){var r=e.createElement("script");r.async=1,r.id=s,r.src=i,o.parentNode.insertBefore(r,o)}}(document,0,"infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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