2025-01-06
Le toghe (ri)bocciano Cutro e la Cassazione
Nonostante la sentenza degli Ermellini il giudice di Catania non convalida il fermo di un clandestino: «Egitto Paese non sicuro». La palla passerà alle Corti d’Appello ma per sbloccare l’Albania servirà il Consiglio Ue.The song remains the same, cantavano i Led Zeppelin: la canzone resta la stessa. Il ritornello lo ha intonato un giudice di Catania, Rosario Maria Annibale Cupri, della sezione immigrazione del tribunale di Catania. L’altro ieri, non ha convalidato il trattenimento di un egiziano nel centro per i rimpatri veloci di Pozzallo. Motivo: l’Egitto non è un Paese sicuro.Sorgono due domande. La prima: perché, nonostante il trasferimento di competenze alle Corti d’Appello, sui migranti, a Catania, ha deciso il tribunale ordinario? Facile: la misura, istituita dal decreto Flussi, diventerà operativa solo sabato prossimo. Secondo quesito: perché i giudici hanno disapplicato il decreto con la lista dei Paesi sicuri, nonostante la sentenza della Cassazione del 4 dicembre 2024 e l’ordinanza interlocutoria del 30 dicembre, che riconoscevano alla politica la facoltà di definire il famigerato elenco? Be’, il diavolo sta nei dettagli: sia il verdetto della Corte di giustizia Ue del 4 ottobre, sia le due pronunce degli ermellini, conferiscono infatti alle toghe il potere-dovere di valutare, caso per caso, la conformità di quella designazione con le normative europee. Un mese fa la Suprema Corte ha precisato che i magistrati sono legittimati a intervenire seguendo due direttrici: verificando la «situazione reale» dello Stato d’origine, qualora dei nuovi avvenimenti l’abbiano peggiorata, o qualora la valutazione dell’esecutivo sia stata palesemente irragionevole; ed esaminando la «condizione soggettiva del richiedente» protezione internazionale.È vero: già il 4 dicembre e, ancora, il 30, la Cassazione ha chiarito che il giudice non si sostituisce all’autorità politica. Nella prima sentenza, sottolineava che «alle istituzioni democratiche e rappresentative, attraverso le quali si esprime la sovranità popolare, spetta il compito di gestire il fenomeno migratorio», nonché «la scelta politica di prevedere, in conformità della disciplina europea, un regime differenziato di esame delle domande di asilo per gli stranieri che provengono da Paesi di origine sicuri». Una settimana fa, l’ordinanza interlocutoria, pur rinviando la patata bollente al verdetto della Corte del Lussemburgo, atteso per la primavera 2025, ribadiva il concetto: «Il giudice non si sostituisce alla valutazione che spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri».Non solo. Il 4 dicembre, gli ermellini avevano dovuto prendere in considerazione le obiezioni del tribunale di Roma a un decreto ministeriale, ossia a una fonte del diritto secondaria, subordinata alla giurisprudenza dell’Ue. Perciò, avevano affermato che quel provvedimento «non è un atto politico, perché deriva dalla applicazione dei criteri […] dettati dal legislatore europeo e recepiti dalla normativa nazionale». Ma per tamponare tale vulnerabilità, in seguito l’esecutivo ha inserito la lista dei Paesi sicuri in un decreto legge, una fonte di rango superiore, come la stessa Corte è stata costretta a riconoscere nella successiva ordinanza interlocutoria.E allora? Il problema è sempre il solito: per gli ermellini, che così confermano la posizione dei loro colleghi del Lussemburgo, una toga può esercitare «il, doveroso e istituzionale, controllo di legittimità sugli esiti della valutazione effettuata dall’amministrazione», stabilendo se «il potere valutativo sia stato esercitato con manifesto discostamento dalla disciplina europea o non sia ictu oculi più rispondente alla situazione reale» (4 dicembre); il giudice, inoltre, «è chiamato a verificare, in ipotesi limite, se la valutazione ministeriale abbia varcato i confini della ragionevolezza e sia stata manifestata in modo manifestamente arbitrario» (30 dicembre).Intendiamoci: tutto ciò non significa che i magistrati che liberano i migranti abbiano ragione nel merito. Le loro, anzi, sembrano pronunce-fotocopia, basate su una considerazione piuttosto sbrigativa della situazione nei Paesi d’origine. Cupri, come il collega di Catania Massimo Escher due mesi fa, a proposito dell’Egitto, parla dell’assenza di Stato di diritto, nonché delle «gravi violazioni dei diritti umani», capaci di inficiare «il nucleo stesso delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico». La pena capitale sta pure in Giappone e negli Usa. Se ci attenessimo agli indici sulla qualità della democrazia, sul rispetto del principio di legalità e dei diritti umani, nessun luogo da cui partono gli immigrati sarebbe sicuro. Ne risulterebbe inficiata quella potestà, che la Cassazione attribuisce alla politica, di regolamentare i flussi migratori.Il guaio è che constatare la debolezza teorica delle sentenze non ci porta lontano: che siano scritte bene o male, esse vanificano ugualmente i rimpatri veloci.È un aspetto importante, perché scoperchia il vero nodo politico della faccenda: il destino del modello Albania. Appoggiandosi ai pronunciamenti degli ermellini, oltre che all’investitura delle Corti d’Appello, l’esecutivo si era detto pronto a riavviare i trasferimenti nel Cpr di Gjadër, dall’11 gennaio. Ebbene: la Corte d’Appello di Roma, che ha competenza sul centro albanese, ha appena reincaricato le toghe della sezione immigrazione. Quelle da cui era partita la crociata e grazie alle quali - scommettiamo - la crociata proseguirà.Come uscirne? Una ipotesi ardita è quella che sulla Verità aveva indicato Pietro Dubolino: abrogare l’obbligo di convalida dei trattenimenti. L’altra strada è quella cui ha accennato Ursula von der Leyen, promettendo che, a marzo, il Consiglio europeo introdurrà nuovi parametri condivisi per definire i Paesi sicuri. Verrebbe anticipata l’entrata in vigore del prossimo regolamento Ue, che dal 2026 ammetterà che uno Stato d’origine possa essere ritenuto sicuro, pur a fronte di alcune «eccezioni territoriali». Proprio a esse si era appigliata la Corte europea, scoperchiando il vaso di Pandora. Nel frattempo, è difficile che il ritornello delle toghe cambi. The song remains the same.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.