2020-10-08
Tiziano Renzi e Verdini verso il processo
Concluse le investigazioni su due maxi gare da oltre 2,7 miliardi: il papà del leader di Italia viva e il già parlamentare di Ala accusati di turbativa d'asta. Indagati anche gli imprenditori Alfredo Romeo ed Ezio Bigotti, e gli ex deputati Ignazio Abbrignani e Italo Bocchino.«Ritenuto che dalla notizia di reato e dall'attività d'indagine compiuta emergono elementi che, allo stato, escludono di dare corso a una richiesta di archiviazione», la Procura di Roma ha chiuso le indagini su babbo Tiziano Renzi & co. Dopo la seconda batosta che i magistrati del caso Consip si erano presi sul grugno dal gip Gaspare Sturzo a febbraio, quando si sono visti rigettare per la seconda volta una richiesta di archiviazione, a distanza di otto mesi hanno chiuso i conti con gli undici indagati. Le contestazioni ruotano attorno alla ormai famosa gara Fm4, che valeva 2,7 miliardi di euro, bandita dalla Centrale unica degli appalti della pubblica amministrazione, e quella per i servizi di pulizie di Grandi stazioni. In quel contesto, hanno accertato i pm, si mossero due gruppi di pressione: uno collegato a babbo Renzi (accusato di turbativa d'asta e traffico di influenze illecite) e a Carlo Russo (accusato di turbativa d'asta ed estorsione), vicini all'imprenditore napoletano Alfredo Romeo (indagato per traffico di influenze illecite, corruzione e turbativa d'asta), e l'altro guidato da Denis Verdini, che mirava a favorire l'imprenditore Ezio Bigotti.Verdini, in quel momento dominus di Ala, ovvero la stampella del governo guidato da Matteo Renzi, è accusato di turbativa d'asta e anche di concussione, perché, ritiene l'accusa, «in grado di richiedere, nel contesto delle politiche connesse alle nomine in enti pubblici da parte del governo, la conferma o meno […] di persone ritenute fedeli alle proprie posizioni». E non è l'unico parlamentare finito nei guai per la gara Fm4. Con lui sono indagati Ignazio Abbrignani, verdiniano di Ala, e Italo Bocchino, l'ex braccio destro di Gianfranco Fini nella sua ultima avventura da leader della destra, quella di Futuro e libertà. Per Abbrignani l'accusa ricalca in pieno quella a Verdini. Bocchino, invece, risponde di traffico di influenze illecite, turbativa d'asta e di reati tributari per aver emesso fatture per operazioni risultate inesistenti. Tutti aspetti sollecitati dal gip Sturzo che, a leggere l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, sembra aver accompagnato per mano i pm con le indicazioni che aveva messo nero su bianco nella sua ordinanza con cui ha respinto la seconda richiesta di archiviazione. Rischiano il processo anche l'ex amministratore delegato di Grandi stazioni, Silvio Gizzi (turbativa d'asta), l'ex ad di Consip Domenico Casalino (traffico di influenze illecite e turbativa d'asta), il dirigente Consip Francesco Licci (traffico influenze illecite). Per la bellezza di undici capi d'imputazione complessivi. Tra i quali spicca quello che vede Russo in accordo con babbo Renzi alle prese con i tentativi di convincere Marroni a compiere atti contrari al proprio ufficio, «consistenti», sostiene l'accusa, «nell'intervenire sulla commissione aggiudicatrice della gara Fm4, e in particolare su Licci, anche per il tramite di Casalino, per facilitare la Romeo Gestioni». In cambio, secondo l'accusa, sarebbero arrivate promesse di denaro per Russo e per Renzi. E un'ulteriore promessa: la stipula di un contratto di consulenza. Ci sono poi babbo Renzi, Romeo e Bocchino indagati per aver sfruttato «le relazioni esistenti» con Gizzi, presidente della commissione di gara, cercando di «condizionare la gara per i servizi di pulizie». E c'è anche un capo d'imputazione in cui Romeo, per il tramite di Russo e grazie all'intermediazione di Rocco Borgia (calabrese settantacinquenne originario di Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria, perquisito ma non indagato), avrebbe tentato di convincere Daniela Becchini, alto dirigente Inps, a trovare un componimento bonario per le controversie della Romeo gestioni con l'istituto previdenziale. Ma questo è solo uno dei tanti procedimenti nati dal fascicolo Consip, partorito dall'ufficio del pm Henry John Woodcock a Napoli. Fra qualche giorno a Roma si celebrerà un'udienza per lo stralcio che vede coinvolto l'ex ministro Luca Lotti, imputato per aver rivelato a Marroni l'esistenza dell'inchiesta e la presenza delle cimici nel suo ufficio. Stessa accusa per Emanuele Saltalamacchia, ex comandante della Legione carabinieri Toscana. Alla sbarra anche l'ex comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette, accusato di violazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento per aver messo in guardia l'ex presidente di Consip Luigi Ferrara dall'indagine su Romeo; Filippo Vannoni per aver rivelato l'esistenza dell'indagine a Marroni; Russo, accusato di millantato credito per aver speso il nome del padre dell'ex premier. Su questo dibattimento pende l'incognita di una possibile riunificazione con il procedimento appena chiuso. «Se si passerà dall'udienza preliminare», spiega l'avvocato Alessandro Becattini (difensore di Vannoni), «è molto probabile che la riunione non si faccia. Se i pm utilizzassero la citazione diretta a giudizio i due procedimenti potrebbero essere riuniti». Assai più netto il parere dell'avvocato difensore di Russo, Gabriele Zanobini, che è possibilista sul fatto che alla fine venga celebrato un solo processo. A parte i tre pendenti a Napoli con 55 indagati.