2022-03-01
Tiziano Ferro e suo marito sono all’improvviso «padri» di due bebè
Foto con i piccoli sui social, poi la star chiede «riservatezza». Non una parola sulla via scelta con Victor per diventare genitori.Dov’è la mamma? Basta questa semplice, financo puerile domanda per capire che nell’annuncio di duplice paternità dato ieri da Tiziano Ferro qualcosa, anzi qualcuno non torna. Beninteso, la gran parte dei follower - giubilanti su Instagram, dove il cantante di Latina ora residente a Los Angeles ha scelto di dare la per lui lieta notizia - non sembra essersi posta il problema; che però non solo c’è, ma pare assai rilevante. Meglio però procedere con ordine, partendo dal post apparso ieri mattina, sormontato da un bello scatto in bianco e nero che ritrae Ferro mentre tiene in braccio due neonati con, alle sue spalle, Victor Allen, suo «marito» dal 2019.«Due telefonate mi hanno reso l’uomo più felice del mondo», ha scritto l’autore di Xdono, «la prima qualche mese fa: una bimba. La seconda poche settimane dopo: questa volta un bimbo». «Sono diventato papà», prosegue il post di Ferro, «e voglio presentarvi queste due meraviglie di 9 e 4 mesi. Margherita e Andres, la vostra vita è appena iniziata. Ma anche la nostra». Queste parole, che già nel pomeriggio di ieri avevano raccolto 700.000 cuoricini dai fans, lasciano aperto un dilemma: ma i piccoli Margherita e Andres, data l’impossibilità per due maschi di procreare, come sono arrivati? Escludendo l’opzione cicogna, quelle plausibili paiono solamente due: adozione o utero in affitto, con la possibilità che uno dei due «neopapà» sia pure il padre biologico di uno o di entrambi i piccoli. Oppure ciascuno dei due uomini è biologicamente genitore di un figlio? Vai a sapere. Che la questione non sia marginale l’ha capito lo stesso cantautore. «Comprendiamo e accettiamo la curiosità che regna intorno a noi», ha difatti ammesso Ferro nel suo post, condiviso togliendo agli utenti la possibilità di commentare, «ma vi chiediamo di rispettare la riservatezza di Margherita e di Andres». Fine. Di più al momento non è dato sapere. Inutile dire che, se tanti hanno gioito per questa notizia, altri sono rimasti abbastanza perplessi, attivisti pro family in primis. «Vogliamo quantomeno sperare che Tiziano Ferro e il compagno non si siano dotati di quei bambini sfruttando i loro patrimoni per accedere al criminale mercato dell’utero in affitto», ha per esempio commentato Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & famiglia, mentre Antonio Brandi, che della stessa associazione è presidente, ha osservato che «comunque sia andata questa vicenda, è urgente che nel Parlamento italiano sia finalmente avviato l’iter per rendere l’utero in affitto un reato universale punibile ovunque commesso, e che si annulli l’orrenda fiera dei figli su misura prevista a maggio a Milano, che in passato ha già pubblicizzato questa pratica orrenda».Tornando all’annuncio del cantautore, che ha da poco festeggiato i suoi 42 anni e ne può vantare già 20 di carriera, quale che sia il modo con cui i suoi figli sono stati concepiti, c’è un punto forse ancora più rilevante che resta senza risposta; è quello sollevato in apertura: dov’è la mamma? Maternità surrogata o no, è impossibile non porsi il dilemma. Che, ben lungi dall’essere materia da pettegolezzi, è cruciale, dal momento che trattasi di assenza ingombrante. E questo, si badi, non lo insinuano i conservatori, ma lo sottolineano da tempo fior di specialisti.«Ignorando un secolo di ricerche», scriveva per esempio ancora nel 2012, a proposito di unioni omogenitoriali, la francese Claude Halmos, una dei massimi esperti riconosciuti dell’età infantile, «i sostenitori dell’adozione si basano su un discorso basato sull’“amore”». «Ma un bambino», continuava la studiosa, «è in fase di costruzione e, come per qualsiasi architettura, ci sono delle regole da seguire se si tratta di “stare in piedi”. Quindi, la differenza tra i sessi è un elemento essenziale della sua costruzione». Andando più nello specifico, e cioè sulla centralità della figura materna per chi è appena venuto al mondo, restano sempre attuali le considerazioni esposte in un convegno del 1920 dalla psicanalista Sabina Spielrein, la quale richiamava l’attenzione su un aspetto illuminante: «mamma», oltre ad essere spesso la prima parola dei bimbi, è un termine che ricorre con impressionante somiglianza in praticamente tutte le lingue. In effetti, dal russo «mama» al francese «maman», dal tedesco «mama» all’ucraino «maty» (ma anche «màmo») fino al greco «mama», la sovrapponibilità terminologica è inoppugnabile. «Il suono labiale m sembra non cambiare mai», notava Spielrein, «indipendentemente dal fatto che possano anche esistere delle lingue ove compare un’inversione di suoni e in cui, di conseguenza, si può trovare “amam” in luogo di “mama”». Questo discorso, che riguarda anche la parola «papà», riflette il fatto che, coi suoi primi suoni e vocalizzi, il neonato familiarizza anzitutto con le consonanti p (o b) e m.Ogni figlio nasce quindi già «programmato» non solo per cercare il seno, ma pure per scandire proprio il nome di colei che l’ha tenuto in grembo per nove mesi. Ma come sarà invece per Margherita e Andres? «Saranno solo e soltanto loro», ha puntualizzato ieri Ferro, «a decidere “quando” - e soprattutto “se” - condividere il racconto della loro vita, è giusto che lo conoscano prima del resto del mondo. È un diritto insindacabile». E quello di crescere con la propria mamma? Non considerarlo anch’esso «diritto insindacabile», anzi pure prevalente sugli altri, francamente stona.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)