2022-01-30
Teste spaccate agli studentelli. Ma se mena la Lamorgese è tutto ok
Feriti fra i ragazzi nelle piazze a manifestare dopo la morte in fabbrica di un diciottenne con l’alternanza scuola-lavoro. Una protesta nobile, che il ministero dell’Interno ha represso senza ricevere obiezioni. Una delle poche volte in cui gli studenti hanno manifestato per un tema che li tocca da vicino hanno rimediato una reprimenda a suon di manganellate. La morte del loro coetaneo Lorenzo Parelli, avvenuta durante uno stage formativo a Udine per i progetti di alternanza scuola-lavoro, li ha portati in piazza per gridare la loro rabbia contro la scuola «che non è scuola» e il lavoro «che non è lavoro». Gli slogan ripetuti a Torino, a Milano, a Roma, a Cagliari, a Napoli e in quasi tutte le città d’Italia venerdì erano questi. Ma mentre i ragazzi, per la maggior parte minorenni, chiedono lo stop degli stage «che insegnano la precarietà», al Viminale la situazione è sfuggita di mano. A Torino qualcuno si era messo in testa di creare un corteo e si è scatenato l’inferno. Dieci studenti feriti. «È una cosa vergognosa», racconta Pino Iaria dei Cobas, sindacato presente alla manifestazione, «appena i ragazzi si sono avvicinati pacificamente alla polizia per chiedere di poter passare per le strade i poliziotti sono partiti con le cariche, picchiandoli con i manganelli». E quando è partito un lancio di pietre e di uova, la forza pubblica ha risposto con cariche di contenimento. Una ragazza è svenuta per un trauma alla testa. Le ambulanze hanno fatto più di un viaggio verso l’ospedale e altri giovani sono stati medicati sul posto. «Lorenzo è stato ucciso da questo modello di alternanza di scuola e lavoro dove gli studenti lavorano come operai senza sicurezza o coprono gratis i turni di lavoro di dipendenti qualificati», aveva detto prendendo il microfono uno degli organizzatori. Di argomenti, insomma, i manifestanti questa volta ne avevano. Ma sono stati trattati alla stregua di black bloc. «Cosa doveva fare la polizia? Far passare gli studenti a fronte di una direttiva ben precisa discussa durante un Comitato di pubblica sicurezza? Non credo». Il questore di Torino Vincenzo Ciarambino ovviamente ieri, schermandosi dietro alla «direttiva», ha difeso l’operato dei suoi uomini. Ma questa è un’altra delle bombe innescate nelle mani del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. A Napoli tra gli studenti si erano infiltrati pure alcuni attivisti dei centri sociali. In piazza dei Martiri, davanti alle sede dell’Unione degli industriali, qualcuno ha cercato di forzare il cordone di sicurezza degli agenti. Polizia e carabinieri hanno risposto con una carica, senza troppi distinguo. E in un comunicato hanno descritto l’accaduto: «Il corteo è stato caricato dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa da due lati. Un comportamento vergognoso. Lorenzo è morto a causa di un sistema che ci sfrutta e che ci fa letteralmente morire per arricchire sempre i soliti noti, come se non bastasse la reazione dello Stato è quella di manganellare studenti e studentesse che chiedono semplicemente giustizia per un loro coetaneo». Doveva essere una giornata di pacifica mobilitazione, ma si è trasformata in una guerriglia. Come qualsiasi manifestazione di protesta contro il governo negli ultimi tempi. La Rete degli studenti medi aveva spiegato di non volere «un’istruzione che insegni che il lavoro è morte e precarietà». Gli attivisti lamentavano soprattutto che «dal ministero e dal governo non era stato detto nulla sulla morte di Lorenzo. Fare finta di nulla o trattarla come un tragico incidente non è utile a nessuno». A Roma un corteo di studenti armati di spray rosso e di qualche petardo si è fronteggiato con agenti in tenuta antisommossa. «Siamo tutti antifascisti», «anticapitalisti» e «con i nostri soldi pagano i militari», hanno urlato i giovani muovendo verso i Fori Imperiali. Per loro l’alternanza «va abolita, perché la morte di Lorenzo è responsabilità di chi l’ha introdotta, come il Partito democratico». Al megafono vengono lanciate accuse verso quelli che per gli studenti sono i responsabili: «Mario Draghi e il Partito democratico». «Vogliono mandarci a morire», ripetono. In testa al corteo, come si vede nei video diffusi sui social dagli studenti, uno di loro urla: «Non siamo noi i criminali, i criminali sono quelli che hanno ammazzato Lorenzo». Ma il trattamento è lo stesso anche per loro. Siccome si erano messi in testa di sfilare davanti alla sede del Miur, dalla Digos qualcuno ha fatto sapere che erano al vaglio le immagini riprese dalla polizia scientifica per eventuali provvedimenti. A Milano i ragazzi gridavano «l’alternanza uccide», mentre provavano a raggiungere la sede di Assolombarda per consegnare una simbolica putrella di cartone insanguinata in memoria di Lorenzo, ma sono stati respinti con due cariche. Un ragazzo è stato ferito alla testa. Luca Mambelli, presidente di Codice bianco, postando la foto del ragazzo sanguinante, ha commentato su Twitter: «Siamo diventati capaci di fare queste cose. Dal Quirinale silenzio. Come sempre inutile». Nessun commento a caldo dal mondo della politica. E anche per tutta la giornata di ieri la questione è stata ignorata. Non si sono levati i soliti allarmi sul ritorno del fascismo e la questione è stata liquidata col silenzio.