2025-06-16
«Il terzo mandato è un’opportunità per il centrodestra»
Massimiliano Romeo (Ansa)
Il capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo: «Sui diesel gli alleati seguano il nostro no allo stop. Pure Elkann si è accorto che l’Ue ci uccide».Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, dove ci condurrà l’escalation tra Israele e Iran? «Purtroppo il primo pensiero è: ci mancava solo questa. È triste ammettere che si parla sempre di pace, ma poi si moltiplicano le guerre».Qual è il vostro auspicio? Che i negoziati possano proseguire. Che si possa arrivare al più presto a una de-escalation, perché la situazione rischia seriamente di sfuggire al controllo. È comprensibile che Israele voglia difendersi da un possibile attacco nucleare dell’Iran, ma bisogna insistere affinché Usa e Iran giungano a un accordo, per tornare a una situazione di stabilità. Su tutte le guerre la Lega ha una visione semplice: se un’arma dev’essere sfoderata, sia quella della diplomazia».La Nato ci chiede il 5% di spese militari, ma solo per arrivare al 3,5 servono più di 40 miliardi. Il governo sta trattando su entità della spesa e tempi: quale potrebbe essere una soluzione di compromesso? «Noi abbiamo sempre detto che, se dobbiamo rafforzare la sicurezza sul fronte Sud della Nato, e difendere le infrastrutture strategiche, gasdotti e oleodotti, siamo pronti. Il potenziamento di quel fronte è vitale».E l’immigrazione? «La lotta all’immigrazione clandestina, la difesa dei confini: anche queste sono spese per la Difesa. D’altro canto, siamo di fronte a una guerra ibrida, in cui gli immigrati sono usati come un’arma, quasi un esercito, al fine di indebolire l’Italia e l’Europa».Una guerra ibrida condotta da potenze straniere? «Sì, ci sono attori ostili che dominano certe zone dell’Africa e sfruttano il fenomeno migratorio per destabilizzarci. Lo abbiamo sempre detto: la fascia del Mediterraneo allargato va messa in sicurezza, non possiamo concentrarci solo sul fronte ucraino. Se gli investimenti vanno in questa direzione, e ci sono degli accordi internazionali, siamo i primi a volerli rispettare, ovviamente sottostando ai limiti riguardanti il nostro debito».Insomma? «Insomma tutto deve essere proporzionato e, soprattutto, non vogliamo sentir parlare di roboanti piani di riarmo, carri armati, truppe sul campo. Potenziamo la sicurezza all’interno del perimetro Nato, con un occhio alla fattibilità finanziaria».Donald Trump sta esagerando con l’utilizzo dell’esercito e della guardia nazionale? Qualcuno parla di deriva autoritaria destinata ad essere trasferita in Europa, dove i partiti di destra si stanno rafforzando. «Mobilitare i soldati? L’avesse fatto Joe Biden, staremmo qui a parlare di provvedimenti doverosi. La sinistra italiana che tratta Trump come un dittatore è un disco rotto. Dovrebbero domandarsi perché qui non li votano più».A proposito di voti. Dopo i referendum falliti, il discorso sulla cittadinanza breve agli stranieri è definitivamente chiuso? «Se anche gli elettori di sinistra dicono che non è la strada giusta, dobbiamo prenderne atto. I dieci anni per la cittadinanza sono un tempo congruo per adeguarsi ai valori e ai costumi del Paese ospitante e non c’è necessità di accelerare le procedure. E, comunque, sono convinto che non è il certificato di cittadinanza che garantisce l’integrazione».Lo strumento del referendum è stato snaturato? «Purtroppo l’hanno trasformato in uno strumento propagandistico, per contarsi a sinistra, per far vedere che esistono. E se il cittadino si accorge che un referendum ha carattere propagandistico, allora ha diritto, se vuole, di non andare a votare».Uno strumento che va riformato? «Forse bisognerebbe limitare la possibilità di raccogliere firme online, è diventato troppo semplice. Rischiamo di avere ogni sei mesi referendum su qualsiasi argomento, con un costo per i cittadini non indifferente».Cosa succederà nel Nord Italia se entreranno in vigore le regole europee sul blocco dei diesel Euro 5 nei comuni sopra i 30.000 abitanti? «Sono misure sostanzialmente antidemocratiche, perché a pagare sono i più poveri, quelli che l’auto la usano per lavorare e non hanno i soldi per cambiarla. E sono misure ideologiche, perché non cercano soluzioni di lungo periodo ma vogliono solo tamponare, inutilmente, il problema, creandone altri più grandi».Ammetterà che nella Pianura padana c’è un problema di qualità dell’aria… «Sì e l’Unione europea dovrebbe riconoscere la specificità di quel territorio, concentrando la maggioranza degli investimenti strutturali in quelle zone per affrontare seriamente la questione. Le misure “spot”, i blocchi indiscriminati, non servono a nulla: anzi, fanno male ai più deboli già alle prese con l’inflazione e con il carovita».Quindi? «Abbiamo presentato alla Camera un emendamento al decreto Infrastrutture per rinviare queste misure. Occorre fermare l’ideologia green che ancora pervade i palazzi europei. Sono i famosi auto-dazi: la direttiva sulla plastica monouso, le limitazioni alla pesca, l’etichettatura dei vini, le regole sulle emissioni degli allevamenti, per non parlare delle regole sulle case green. Sono le tappe di un auto-eutanasia folle: hanno deciso di staccare la spina all’economia europea».Addirittura? «Per giunta, il paradosso è che l’Europa impone una politica agricola a contadini e agricoltori fatta di regole soffocanti, che si traducono in nuove tasse e poi consente di importare da Stati esteri che certe regole non le applicano».E il Partito popolare europeo? Si aspetta una resistenza sulle regole green? «Mi aspetto che alle parole seguano i fatti. Sulla questione dei diesel mi sembra che tutti gli alleati siano d’accordo. È l’occasione per dimostrare di voler veramente cambiare registro, tenendo conto di un sentimento popolare che sta crescendo: non è anti-europeismo, ma stanchezza nei confronti di un establishment europeo che non cura gli interessi dei cittadini».John Elkann ha riconosciuto che certe regole green non sono positive, perché hanno fatto aumentare i costi. «Meglio tardi che mai. Anche una certa classe imprenditoriale ammette che il ginepraio di norme europee sta ammazzando l’automotive. Forse anche loro comprendono che la chiave è la neutralità tecnologica, che non bisogna avere politiche prevenute e che non si può puntare tutto sull’elettrico».L’uccisione del brigadiere Carlo Legrottaglie nel Brindisino, durante un conflitto a fuoco con un rapinatore, ha riproposto il tema della sicurezza nelle periferie. «Tutta la nostra vicinanza alle forze dell’ordine che quotidianamente rischiano la vita per la sicurezza dei cittadini. È una nostra battaglia da anni, l’ultimo decreto Sicurezza, ad esempio, prevede una tutela legale per le forze dell’ordine che molto spesso finiscono ingiustamente sotto processo. È un modo per esprimere un rispetto per le forze dell’ordine che all’estero è inossidabile, in Italia purtroppo no. E poi ci sono nuove regole per combattere le truffe agli anziani, le borseggiatrici, le occupazioni delle case».Ilaria Salis dice che il vostro è un decreto liberticida e classista e che volete imporre una nuova forma di democrazia. «Non commento più le dichiarazioni della Salis. Passo oltre. Mi limito a dire che il diritto di manifestare è intoccabile. Ma non si può invocare il diritto di devastare le città, bloccare le autostrade e impedire alla gente di andare a lavorare. Chi invoca la libertà senza limiti, in realtà vuole soltanto la licenza e il caos».Si possono ridurre le tasse al ceto medio, come vorrebbero i vostri alleati, e contemporaneamente far passare la pace fiscale? «Tutto si può fare, commisurandosi alle risorse a disposizione. Figuriamoci se noi leghisti siamo contrari all’abbassamento della pressione fiscale su chi lavora. Però, tengo a precisare che la pace fiscale non è condono e nemmeno una rottamazione».Cioè? «Pace fiscale significa dare una mano a cittadini e imprese con difficoltà di cassa, metterli nelle condizioni di poter rientrare dal debito senza fallire. È un momento economico delicato e, con le rateizzazioni lunghe, vogliamo consentire a cittadini e imprese di continuare a tenere la saracinesca aperta. A beneficiare della pace fiscale non saranno certo i furbetti, ma gli italiani onesti in difficoltà oggettive».Sul terzo mandato non sembra esserci armonia nella coalizione: come finirà? «Continuo a pensare, a voler ben guardare, che il terzo mandato potrebbe essere un’opportunità per tutta la coalizione di centrodestra».
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
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L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina (Ansa)