2025-08-30
Berlino e Parigi fingono unità su Kiev ma si dividono ai colloqui con Trump
Volodymyr Zelensky (Getty)
Incontro a Tolone, nel fine settimana sentiranno la Casa Bianca. L’Eliseo insulta Vladimir Putin.Con il pretesto della minaccia russa, Bruxelles continua a elaborare escamotage volti al riarmo dell’Unione europea. Tra questi è sotto la lente dei leader dell’Ue il Fondo europeo per la pace (Epf). Ad annunciarlo, a seguito del Consiglio informale Difesa Gymnich che si è tenuto a Copenaghen, è stato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas: il fondo potrebbe essere usato per finanziare «l’iniziativa» della Nato Purl, ovvero l’acquisto di armi americane a sostegno di Kiev. Si tratta di 6,6 miliardi di euro, al momento bloccati, «che potrebbero fare la differenza». Chi può «sbloccare la situazione» è Budapest dato che ha posto il veto. Kallas ha aggiunto che per convincere l’Ungheria sono stati proposti «potenziali opt-out». Ma per ora non c’è stato nulla da fare. Tra l’altro, sempre ieri, l’Ungheria si è rifiutata di firmare la dichiarazione congiunta dei 27 che condanna gli ultimi raid di Mosca contro le sedi europee a Kiev.Sempre l’Alto rappresentante ha annunciato, prima del meeting del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri, che tra i temi sul tavolo della riunione è stato inclusa l’eventuale modifica della missione dell’Ue per addestrare le forze di peacekeeping: «Oggi (ieri, ndr) stiamo discutendo su come modificare il mandato della missione di addestramento e della missione civile in Ucraina per essere pronti a quello che succederà all’indomani di un eventuale accordo di pace». «Valuteremo l’interesse degli Stati per addestrare i militari ucraini nella parte occidentale del Paese prima che la tregua sia concordata» ha spiegato, puntualizzando però di aver «già sentito che alcuni Stati membri» si dicono «pronti a inviare le proprie truppe», ma «altri non lo sono». Intanto è emerso che la Lituania è tra coloro che appoggiano il cambiamento. E il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, da Copenaghen, ha dichiarato: «Non sono molto ottimista sul fatto che ci possa essere un incontro in tempi brevissimi» tra il presidente russo, Vladimir Putin, e l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Tornando alla missione di peacekeeping, stando a quanto riportato da Politico, i contingenti potrebbero essere schierati lungo una zona cuscinetto di 40 chilometri situata nel mezzo delle linee del fronte ucraino e russo qualora si raggiungesse un accordo di pace o una tregua. Però le fonti diplomatiche hanno rivelato che non esiste un parere unanime tra i leader europei: il disaccordo emerge soprattutto riguardo alla profondità dell’area, ma anche sulla quantità di truppe necessarie per supervisionare il cessate il fuoco: il numero oscilla da 4.000 a 60.000 unità.A tracciare la strada dell’elmetto sono stati anche il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Friedrich Merz. I due si sono ritrovati ieri a Tolone, in Francia, per presiedere una riunione del Consiglio dei ministri franco-tedesco, a cui è poi seguito un consiglio di Difesa congiunto. Lo scopo dell’incontro è stato quello di delineare le rispettive azioni e realizzare un’Europa «più forte». Una forza che evidentemente si traduce con un maggiore sostegno all’Ucraina in termini militari: Macron e Merz, tramite un comunicato congiunto, hanno infatti reso noto che Parigi e Berlino supporteranno Kiev con una maggiore difesa aerea. Sul quotidiano Le Figaro, che ha diffuso la dichiarazione, si legge anche che i due inizieranno «un dialogo strategico al massimo livello» insieme ai ministeri della Difesa e degli Esteri. Il capo dell’Eliseo, in conferenza stampa, ha poi comunicato: «Continueremo a esercitare pressioni affinché vengano adottate ulteriori sanzioni da parte nostra» ma pure «da parte degli Stati Uniti» per «costringere la Russia a tornare al tavolo dei negoziati». E ha aggiunto che «i prossimi giorni saranno determinanti» per comprendere le reali intenzioni di Mosca. Di certo il weekend sarà dedicato a confrontarsi con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il presidente francese e il cancelliere tedesco avranno, separatamente, dei colloqui telefonici con il tycoon. Tra l’altro sembra pure che Macron voglia emulare Trump in merito agli ultimatum: ha detto che se Putin e Zelensky non si incontreranno lunedì, allora «significherà» che il presidente russo «si sarà preso gioco» del tycoon. Ma la giornata di ieri è stata scandita anche da un botta e risposta a distanza tra l’Eliseo e il Cremlino: dopo che il presidente francese ha definito «orco» e «predatore» lo zar russo, immediata è stata la reazione della portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. «Le dichiarazioni insolite» da parte di Macron «spesso superano non solo il confine del ragionevole, ma anche quello della decenza, diventando veri e propri insulti di bassa lega» ha commentato. Il leader francese ha risposto piccato: «Io non sono mai maleducato o volgare». E ha puntualizzato: «Quando dico che c’è un “orco alle porte dell’Europa”, credo che si tratti di quello che i georgiani, gli ucraini e molte altre nazioni sentono profondamente».
Donald Trump e Vladimir Putin (Getty Images)
La sede del centro sociale Askatasuna a Torino (Ansa)