2022-02-12
«Terra Sacra». Alla Mole Vanvitelliana di Ancona, una mostra nel segno della rinascita
True
Dopo il sisma del 2016, che ha duramente colpito le Marche e il Centro Italia, alla Mole Vanvitelliana di Ancona - sino all’8 maggio 2022 - una mostra che fa da trait d'union fra le opere antiche del territorio, restaurate post sisma, e l’arte contemporanea. Ben 120 i lavori esposti, di 35 artisti diversi, tra cui Gina Pane, Pino Pascali, Silvia Camporesi, Zerocalcare e Quayola.Un sisma tremendo quello del 2016, il più forte in Italia dal 1980. 6.0 la magnitudo, Amatrice-Norcia-Visso la sequenza sismica, con epicentro nel comune di Accumoli, quasi totalmente raso al suolo, ridotto ad un «accumulo» di macerie senza più abitanti. Nomen Omen direbbero gli antichi. Un destino nel nome… Migliaia le persone coinvolte, centinaia le vittime e danni incalcolabili al territorio e al patrimonio artistico del centro Italia, custode d’arte e culla del nostro Rinascimento. Semidistrutta, a Norcia, la Basilica di San Benedetto. Così come la Torre civica e la trecentesca chiesa di San Francesco ad Amatrice. O l’orologio del duomo di Camerino. Pochi esempi di un intero panorama artistico compromesso, ferito, fatto a pezzi dalle scosse telluriche. Per ogni chiesa, monastero, palazzo crollato, centinaia le opere d’arte rimaste senza riparo. Tele, statue, arredi senza più una casa. Esattamente come la popolazione. Per salvare, raccogliere, restaurare la nostra arte si mobilitano il mondo e l’Italia tutta. La città di Ancona è tra le prime a rispondere all’appello e per contribuire al recupero dei capolavori danneggiati, per custodirli e restaurarli, mette a disposizione gli spazi dell’imponente Mole Vanvitelliana, spettacolare fortezza pentagonale che domina il porto di Ancona, progettata nel 1732 da Luigi Vanvitelli.Ed proprio da qui, dalla necessità di ridare vita a questi capolavori , che è nata l’idea di realizzare un progetto che facesse dialogare queste opere del passato con quelle di alcuni dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea. Questa la genesi di «Terra Sacra», una mostra coinvolgente ed emozionante, cha fa dell’arte un mezzo per ricordare e per riflettere sul rapporto tra uomo e natura. Una natura che crea e distrugge, col terremoto o col Covid… Per poi rinascere. Perchè questa esposizione, come ha affermato il suo curatore, il giornalista e critico d’arte Flavio Arensi «... non ha alcuna intenzione di confrontarsi con i fatti materiali, con le perdite e i crolli, con il lutto o la paura in senso stretto. Si tratta, invece, di un recupero e di una restituzione della vita...».La Mostra e gli artistiIl percorso espositivo, che si dispiega per tutti i luoghi della Mole Vanvitelliana, dalle mura alla corte, dal Magazzino Tabacchi al deposito della Soprintendenza delle Marche, è diviso in 6 sezioni e presenta 120 opere di 35 artisti, portavoci di linguaggi espressivi spesso molto diversi tra loro: da Claudio Abate a Guido Airoldi, da Giovanni Albanese a Peppe Avallone, da Gianfranco Baruchello a Paolo Icaro, passando per Titina Maselli, Alessandro Tesei e Zerocalcare. Ad accogliere il visitatore, il grande Cavallo rosso di Mimmo Paladino, installato sulle mura della Mole cinque anni fa come elemento di un progetto di arte urbana, primo importante legame fra arte e città. La mostra vera e propria si apre poi con una gigantografia del Mediterraneo del fotografo Filippo Piantanida, prosegue con il bosco digitale di Quayola (artista tra i più interessanti della media-art) e, sezione dopo sezione, si chiude nella Corte della Mole, con alcune suggestive immagini di luoghi abbandonati e otto fotografie di Danilo Garcia di Meo facengti parte dal progetto Quatrani, una sorta di indagine sull’adolescenza dei ragazzi dopo il terremoto dell’Aquila del 2009.Di particolare interesse la sezione dedicata alla pittura, che analizza il tema del territorio come luogo di vita in un percorso che dagli anni cinquanta del secolo scorso giunge fino ai nostri giorni. Come per le altre sezioni, il curatore ha mixato periodi e linguaggi, andando a riscoprire autori talvolta dimenticati o poco conosciuti. Dalle Donne addormentate al sole di Leonardo Cremonini ad Anversa di Renato Birolli, fino a un inedito di Maurizio Cannavacciuolo, passando dall’Autostrada di Titina Maselli alla Sicilia di Salvo ripresa da Luca Pancrazzi. E poi i luoghi minimi di Gianfranco Baruchello, fino a un raro e delicato ritratto di Gina Pane e un misterioso Gilgamesh di Gino de Dominicis. Uomo e natura che si incontrano. Perché questa esposizione sia fruibile e godibile da tutti, per le persone con disabilità visiva è previsto un percorso ad hoc, appositamente studiato dal Museo Omero, con sei opere da toccare e innovative didascalie tattili a rilievo, ottenute da un processo di sintesi dell’immagine, che consentono a visitatori non vedenti o ipovedenti di scoprire alcune delle opere esposte. Fra queste, il piccolo prezioso disegno di Gina Pane, Moment de l’action Little Journey (Garçon au poisson).
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».