«Ci saranno altri arrivi ma solo se contribuiscono alla nostra società», ha annunciato il governo laburista. Entrano in vigore le carte d’identità digitali: un trauma per i britannici. L’«Economist» annienta Keir Starmer.
Il premier britannico, travolto dalle proteste anti immigrazione, deve lisciare il pelo ai manifestanti: «Un hotel con richiedenti asilo vicino casa? Non lo vorrei nemmeno io». Poi, però, reprime ferocemente il dissenso e apre ancora di più le porte agli stranieri.
Scoppiano le proteste. Situazione esplosiva: le aziende preferiscono gli stranieri sottopagati agli inglesi. Il ministero ammette: «La scuola dimentica i bimbi bianchi poveri». Starmer reagisce con censura e arresti.
La sinistra britannica ha rivisto le linee guida sulla concessione prolungata del diritto di soggiorno: «Non c’è persecuzione». Ma i profughi assaltano gli studi legali per scongiurare il rischio «limbo».
Nel Regno Unito calano i consensi per Starmer. E ora anche Parigi deve fare i conti con l’austerità.