
Il premier britannico, travolto dalle proteste anti immigrazione, deve lisciare il pelo ai manifestanti: «Un hotel con richiedenti asilo vicino casa? Non lo vorrei nemmeno io». Poi, però, reprime ferocemente il dissenso e apre ancora di più le porte agli stranieri.Bisogna ringraziare il primo ministro britannico Keir Starmer: il suo governo laburista è una sorta di sponsor involontario per tutti i movimenti di destra d’Occidente, poiché svela tutte le surreali e profondissime contraddizioni delle sinistre di governo. Presentato come il salvatore della patria dopo la crisi dei conservatori, venduto dai media come l’unico in grado di arrestare il degrado morale prodotto dai perfidi destrorsi, ora Starmer si ritrova con una nazione lacerata, proteste quasi quotidiane e un avversario (Nigel Farage) che trionfa nei sondaggi. Soprattutto, però, impressiona ciò che Starmer è costretto a dichiarare praticamente ogni giorno, e cioè che metterà fine al caos causato dall’immigrazione di massa. Giusto ieri un cronista gli ha chiesto come si sentirebbe se un hotel che ospita richiedenti asilo si trovasse alla fine della sua via. E lui ha dovuto rispondere con frasi decisamente poco di sinistra: «Capisco perfettamente», ha detto: «In generale, la gente non vuole questi hotel nelle proprie città, nei propri quartieri, e nemmeno io. Sono completamente d’accordo con loro su questo punto». Il fatto è che da settimane sono in corso veementi proteste davanti ai cosiddetti hotel per migranti, cioè alberghi utilizzati come centri di accoglienza per richiedenti asilo. Il più celebre è quello di Epping, che ospitava uno straniero accusato di aver molestato una ragazzina e ha fatto deflagrare la rabbia della popolazione locale. L’albergo è stato chiuso per decisione di un tribunale dopo l’azione del consiglio cittadino: è stata emessa una ordinanza di sgombero che imponeva di fare uscire i migranti entro il 12 di settembre. Il governo però ha fatto ricorso e un giudice gli ha dato soddisfazione. Solo che mentre i laburisti cercano di mantenere in piedi il traballante sistema di accoglienza, l’insoddisfazione popolare prende corpo in proteste sempre più imponenti, l’ultima delle quali si è tenuta sabato e si è conclusa con l’arresto di tre manifestanti. La repressione, del resto, è stata finora la principale risposta fornita dai laburisti alle più che legittime richieste della cittadinanza. Al contempo, però, il primo ministro non può permettersi di liquidare il problema facendo roteare i manganelli agli agenti, se non altro perché Nigel Farage vola cavalcando il malcontento. Ecco allora che Starmer si impegna ogni mattina a pubblicare post su X in cui afferma che inasprirà i controlli alle frontiere. «Voglio esser chiaro: non premieremo l’ingresso illegale», ha scritto nell’ultimo commento. «Se attraversi illegalmente la Manica, verrai trattenuto e rispedito indietro». Di ieri sono invece le uscite sugli hotel, che il primo ministro promette di chiudere «il più presto possibile», entro la fine della sua legislatura (che però dura altri quattro anni). Alle dichiarazioni di Starmer hanno fatto eco quelle del ministro dell’Interno Yvette Cooper anticipate ieri dalla stampa inglese. Per tentare di rassicurare la popolazione sulla gestione dei migranti, lunedì la Cooper illustrerà in Parlamento un piano per la riforma del sistema di asilo, che dovrebbe prevedere appunto la chiusura degli hotel per migranti, oltre a nuove restrizioni per i ricongiungimenti famigliari. Questi ultimi rappresentano un problema non piccolo: attualmente nel Regno Unito un migrante che ottiene l’asilo può chiamare immediatamente i propri parenti, senza limitazioni di tempo, cosa che ha fatto aumentare a dismisura gli ingressi. La Cooper dirà che il Regno Unito è «orgoglioso del record ottenuto nel dare rifugio a coloro che fuggono dalle persecuzioni, ma il sistema deve essere adeguatamente controllato e gestito, in modo che le regole siano rispettate e fatte rispettare e che siano i governi, non le bande criminali, a decidere chi arriva nel Regno Unito». Contestualmente, il ministro annuncerà i risultati della lotta contro i trafficanti di uomini. Ovviamente le sue affermazioni non hanno convinto granché l’opposizione. Il ministro ombra degli Interni conservatore Chris Philp sostiene che quella della Cooper sia una «tattica disperata di distrazione», e snocciola dati inquietanti. «Il fatto è che quest’anno è stato finora il peggiore della storia, con 29.000 immigrati clandestini che hanno attraversato la Manica», dice Philp. «Il primo anno di mandato del partito laburista ha visto anche un aumento del numero di immigrati clandestini negli alberghi, nonostante fosse diminuito della metà nei nove mesi precedenti le elezioni. Il primo anno del partito laburista ha visto anche il numero più alto di richieste di asilo nella storia». Insomma, nonostante il governo laburista tenti di mettere una pezza ai buchi del sistema di controllo delle frontiere, la realtà bussa prepotentemente alla porta e le proteste non si arrestano. Alcune sono simboliche ma clamorose. Samuel Leeds, proprietario di un boutique hotel a Willingham, nel Cambridgeshire, è finito sui giornali per aver rifiutato un contratto di sette anni da 3 milioni di sterline per ospitare migranti, cosa che a suo dire avrebbe «danneggiato il Paese». Leeds ha voluto così opporsi alla politica «arrogante» dei laburisti, e la sua storia è stata immediatamente rilanciata su X da Elon Musk, che sta sostenendo le proteste con decisione accusando i laburisti di «stuprare il Regno Unito» e sponsorizzando la remigrazione come unica soluzione possibile alla crisi. In effetti le ricette proposte finora dai laburisti sono piuttosto patetiche. Da un lato approvano arresti e interventi polizieschi, fanno ricorsi contro le chiusure degli hotel e spingono le contro manifestazioni pro migranti. Dall’altro si fingono intenzionati a chiudere le frontiere e annunciano misure ferree. Intanto però le manifestazioni continuano, e i partiti di destra guadagnano consensi. Bisogna ringraziare Keir Starmer.
Ansa
Il triste primato nello stabilimento dove doveva sorgere la gigafactory per le elettriche.
Chicco Testa (Imagoeconomica)
L’esperto di energia demolisce le politiche dell’Unione a partite dagli Ets: «Sono un prodotto finanziario». Sui dati: «Emissioni mai diminuite ma famiglie e imprese sono in crisi. Anche il Pd faccia autocritica».






