Falsi contratti di lavoro in cambio di un ingresso in Italia tramite il decreto flussi. E quindi la possibilità di ottenere se non il lavoro, almeno il permesso di soggiorno.
È quanto emerge da una maxi operazione di polizia contro l’immigrazione clandestina scattata in 23 provincie italiane, da Bari a Milano, che ha portato a nove arresti e alla scoperta di centinaia di documenti falsi. Falsi i documenti per l’ingresso degli stranieri, falsi i contratti di lavoro, false le generalità e i domicili utilizzati, alcuni indicati innumerevoli volte e per più lavoratori. Scenario delle anomalie riscontrate nel corso di 167 controlli tra abitazioni e imprese, un centinaio di realtà, alcune delle quali figuravano come semplici «agenzie per l’immigrazione» specializzate in servizi di intermediazione illecita.
Secondo quanto emerso dall’operazione che ha visto il supporto dei Reparti prevenzione crimine e degli Uffici Immigrazione delle questure interessate, svariati gruppi criminali avrebbero sfruttato il desiderio di entrare in Italia da parte di centinaia di stranieri e quindi si sarebbero adoperati per fornire un regolare permesso d’ingresso a fronte del pagamento di una cifra compresa tra i mille e i cinque mila euro. Dunque un vero e proprio racket milionario.
Tra gli arrestati, per lo più stranieri, un italiano ricercato per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento all’immigrazione clandestina mentre gli otto stranieri avevano vari precedenti come spaccio di stupefacenti, rapina e violazione del divieto di reingresso sul territorio nazionale. Uno di loro era ricercato internazionale per omicidio. La vastità dell’operazione che ha controllato 1.418 soggetti di cui 1.317 stranieri, dà l’idea di come in modo sempre più capillare, il decreto flussi venga ormai sfruttato dalle bande criminali per offrire ai migranti la regolarizzazione in cambio di denaro. Talvolta con la complicità di caf e liberi professionisti compiacenti che inseriscono le domande di ingresso per lavoro degli stranieri all’insaputa degli stessi datori di lavoro che così subiscono un vero e proprio furto d’identità.
Una situazione simile era stata denunciata dalla stessa premier Giorgia Meloni un anno fa dopo che nel 2023 era emerso uno strano boom di richieste di lavoratori stagionali dalla Campania nonostante non fosse certo ai primi posti per numero di imprese agricole. Una stranezza che aveva portato ad un esposto alla procura antimafia e a scoperchiare un racket dove le pratiche costavano fino a 15mila euro.
Il meccanismo alla base purtroppo ormai è rodato. Il datore di lavoro, vero o fittizio, fa domanda per portare in Italia lo straniero. Compila la domanda per ottenere il nulla osta da parte del ministero dell’Interno e una volta ottenuto, il soggetto straniero può recarsi al consolato italiano per ottenere il visto d’ingresso necessario al permesso di soggiorno. Una volta arrivato in Italia però il contratto di lavoro «promesso» non c’è. E il richiedente lo sa perché sta pagando per un permesso per vivere regolarmente in Italia, non certo per un regolare contratto di lavoro, cosa che peraltro sembra sempre più appannaggio di pochi.
Lo dicono i dati della Flai-Cgil secondo cui tra quanti arrivano in Italia tramite decreto flussi, anche in modo legale, solo il 7,8% viene assunto. Non solo, tra quanti lavorano in nero, specie nei settori più interessati dal fenomeno dell’immigrazione clandestina come agricoltura, edilizia e ristorazione, il 79% ha comunque un regolare permesso di soggiorno.
Una situazione che dovrebbe far riflettere sulla necessità di controlli ferrei e di contingentare gli arrivi irregolari visto che in molti casi, le organizzazioni dedite alla falsificazione dei documenti, si rivolgono a stranieri che già vivono in Italia e si rivolgono al racket per poter «sanare» la propria posizione.
Eppure, al coro dei critici dell’attuale legislazione, nonché del nuovo decreto flussi che prevede 500 mila ingressi da qui al 2028, vi sono organizzazioni che da sempre vanno a braccetto di quanti si adoperano per aumentare gli arrivi irregolari, non certo per ridurli, come le Ong del mare cui la Cgil spesso si allinea. Arriveranno infatti a Ravenna i 16 migranti soccorsi ieri da Sos Mediterranée in zona Sar libica. Cinquanta migranti partiti dalla Libia verranno invece portati in italia dall’unità veloce della Louise Michel, la nave finanziata da Banksy. 27 migranti invece sono giunti a Lampedusa dopo essere stati recuperati dalle autorità italiane. Proseguono dunque gli arrivi ma anche le indagini della polizia che parla di contiguità tra i soggetti denunciati e i network criminali che trafficano i migranti favorendone il viaggio illegale verso l’Italia. Anche attraverso la rotta balcanica.






