Ogni anno il governo è impegnato a chiudere la manovra e ogni anno le multinazionali del tabacco partono lancia in resta. O si attaccano tra di loro o attaccano il governo. Risultato scontato articoli di giornale o magazine come in questo caso. È infatti andato online un articolo de L’Espresso che attacca la multinazionale Usa Philip Morris e il Mef accusando la struttura operativa del viceministro Maurizio Leo di aver imbastito un articolo della legge Finanziaria mirato a far risparmiare milioni di tasse al produttore delle celebri Malboro e del prodotto riscaldato iQuos. Il riferimento è all’articolo 28, poi rinumerato in 29, del testo che mira a rivedere il prelievo sulle sigarette tradizionali e su quelle innovative. Secondo i giornalisti de L’Espresso lì dentro ci sarebbe un regalo, cioè un minore prelievo di 161 milioni nel triennio per i produttori del riscaldato e, siccome gli americani hanno una quota maggioritaria del mercato, il beneficio sarebbe da intestare a loro. In pratica, la precedente legge di bilancio aveva previsto un prelievo già dal 2023 al 40% contro il 35 di quest’anno. Inoltre, si legge sempre nell’articolo, i produttori di sigarette tradizionali si vedranno subire un prelievo extra di oltre 800 milioni. Qui in estrema sintesi, la tesi de L’Espresso il quale nella stesura omette però alcuni importanti dettagli. Il primo è che sul lungo termine il gettito salirà ben oltre l’asticella fissata da Mario Draghi. Secondo, le scelte del governo Meloni sembrano mirate per la prima volta a riallineare il comparto alle direttive europee e alle best practice. Sulle bionde punta a riallineare le tasse a quelle degli altri Paesi, spostando il prelievo della cosiddetta minima dall’11% attuale al 18% e, per quanto riguarda il tabacco riscaldato, immagina un percorso di nuove tasse fino al 41% nel prossimo triennio. Tradotto in parole parole l’esecutivo si è dato alcuni obiettivi politici. Tassare di più le vecchie sigarette e accompagnare i nuovi prodotti verso un percorso di crescita e di sviluppo inclusa la possibilità di non bastonare chi utilizza manodopera e prodotti tricolore. Da qui la progressività del prelievo, anche se - ahinoi -ha deciso di andare ben oltre la media Ue. Non a caso sia Philip Morris che Bat stanno mettendo a terra investimenti anche in termini di assunzioni. L’Espresso sembra invece concentrarsi solo sul 2023, come se una strategia si esaurisse in un anno. La cosa più strana è che sembra sostenere la stessa tesi di uno dei player del mercato: Bat. La multinazionale Uk lo scorso 25 novembre fece diffondere una agenzia nella quale si contestata le scelte «nel metodo e nel merito» dell’esecutivo impegnato a fare una riforma senza coinvolgere le parti. Con una uscita mai vista prima, Bat scrive che il governo non sa come incassare le tasse e suggerisce di tassare di più il settore del riscaldato. Anche questo un concetto inusuale. Bat ha una quota di mercato del riscaldato e non si è mai visto prima una società che chiede di pagare di più. Evidentemente dietro c’è un tema di strategie. Tutte più che legittime, ma che è ardito voler far coincidere con quelle di un esecutivo. Detto questo, i numeri vanno visti nel lungo termine e ci sembra che la strada porti in una direzione di maggior prelievo in tutti i casi. Noi non ne gioiamo. Non vorremo mai tasse. Ma, se bisogna scegliere politicamente, ha senso puntare su ciò che può impattare meno sui costi futuri del welfare. Ciò che è buffo è che anche quando un governo di centrodestra si adegua alle direttive europeo è comunque destinato a finire nel mirino di una testata di sinistra. Il Mef ieri ha risposto ribadendo la posizione, ma spiegando che è aperto ai suggerimenti per non disturbare le quote di mercato. Bene. Ma le scelte di fondo tendono al bianco-nero. Non al grigio
Gli interventi legislativi a favore di Bat, la multinazionale del tabacco finita nell’inchiesta sulla fondazione Open, cassaforte del renzismo, continuano a scatenare polemiche. Stavolta da parte dei deputati fuoriusciti dal Movimento 5 stelle Andrea Colletti e Raffaele Trano, che hanno denunciato l’approvazione notturna, durante una seduta della commissione Bilancio di Montecitorio (di cui Trano fa parte) di un emendamento al decreto Milleproroghe sul settore del tabacco, che andrebbe a favore proprio di Bat. In aula Colletti ha ricordato proprio la vicenda Open, parlando di una norma «che dovrebbe potere favorire British american tobacco, una multinazionale molto conosciuta, conosciuta anche per un’inchiesta della Procura di Firenze per i finanziamenti alla fondazione Open di Matteo Renzi. Sembra che questo emendamento, ficcato all’ultimo, la favorisca».
L’emendamento, presentato sia da esponenti della Lega che del Pd, ha suscitato polemiche anche all’interno della maggioranza, con il vice presidente dei deputati di Forza Italia, Raffaele Nevi, che ha dichiarato: «È impensabile inviare un emendamento così complesso, che regolamenta di fatto un intero settore, poco prima di metterlo in votazione e senza discuterne in maggioranza». La presentazione dell’emendamento non c’entra con i renziani, ma sta di fatto che uno dei beneficiari sarà proprio Bat, che, come racconta il quotidiano di Trieste Il Piccolo, potrà aprire uno stabilimento nel capoluogo friulano, destinato ad un nuovo prodotto per il mercato italiano: i sacchetti di nicotina da masticare. Un tema infilato in un emendamento che sterilizza per tutto il 2022 gli aumenti delle accise sui liquidi per le sigarette elettroniche. E sta di fatto anche che a festeggiare è stato, come ci spiega Trano, un renziano doc come Ettore Rosato.
Nel racconto di una seduta chiusa tra gli insulti, a un certo punto, si materializza infatti Rosato, che pur non essendo componente della commissione Bilancio, era «presente all’approvazione dell’emendamento». Come ci conferma lo stesso Trano: «Glielo posso garantire». Poi continua: «Quello che io chiamo l’emendamento Bat è stato approvato nella confusione più totale. Ho visto che Rosato era lì quando è stato approvato e andava a dare le pacche sulle spalle in giro con aria di soddisfazione». Quando insistiamo, Trano spiega: «Me lo sono visto davanti. Noi siamo seduti dietro e abbiamo una visuale abbastanza libera per notare chi è in piedi e chi si muove». E in effetti Rosato, originario proprio di Trieste ed eletto nella sua regione, ha anche commentato pubblicamente l’approvazione, definendola «una buona notizia per Trieste, perché quello di Bat è il più grande investimento da almeno un decennio».
Un legittimo interesse per il suo collegio elettorale che però, vista l’azienda coinvolta, potrebbe essere stato inopportuno. L’inchiesta Open ha visto pochi giorni fa la Procura di Firenze chiedere il rinvio a giudizio tra gli altri, dell’ex ministro Luca Lotti, di Alberto Bianchi, presidente della fondazione e di due figure di spicco di Bat, l’allora vice presidente Giovanni Carucci e l’ex responsabile delle relazioni esterne, Gianluca Ansalone. L’imputazione è corruzione, proprio per i presunti favori alla multinazionale del tabacco. E dal telefonino di Ansalone, sequestrato dagli inquirenti fiorentini, era spuntata anche una lunga chat Whatsapp con Rosato (mai indagato dai pm fiorentini), nella quale Ansalone cercava di perorare la causa della sua azienda, per altre vicende, con il deputato renziano. Che anche se Bat sta per investire nella sua città 500 milioni di euro in 5 anni, per impiantare 12 linee produttive con circa 600 assunzioni, avrebbe forse fatto meglio ad evitare di tesserne le lodi.
Attraverso una tecnologia che si basa sulla rapida crescita delle piante di tabacco potrebbe essere finalmente trovata la cura al Covid-19. Se i test pre-clinici saranno positivi, a giugno inizierà la produzione: tre milioni di dosi a settimana.
Il tabacco potrebbe essere il segreto per trovare un vaccino per il Covid-19. La Kentucky BioProcessing, azienda americana di biotecnologie controllata da British American Tobacco, sta infatti sviluppando una potenziale cura al coronavirus, di cui sono attualmente in corso i test pre-clinici.
«Da tempo Kpb è impegnata nella ricerca di usi alternativi della pianta di tabacco. Tra questi c'è lo sviluppo di vaccini a base vegetale» ha spiegato il dottor David O'Reilly, direttore della ricerca scientifica per British American Tobacco. La Kentucky BioProcessing ha recentemente clonato una parte della sequenza genetica del Covid-19 che ha portato allo sviluppo di un potenziale antigene, una sostanza che induce una risposta immunitaria nel corpo e nella produzione di anticorpi. L'antigene è stato quindi inserito nelle piante di tabacco per farlo riprodurre e infine, una volta raccolto, per essere purificato e testato. l potenziale vaccino per il coronavirus sfrutterebbe infatti una tecnologia che si basa sulla rapida crescita delle piante di tabacco e presenta numerosi vantaggi rispetto alle tecnologie tradizionali. Le piante di tabacco non possono infatti ospitare agenti patogeni che causano diverse della malattie che colpiscono l'uomo. Ma non solo, attraverso l'utilizzo di questa tecnologia le proprietà del vaccino si accumulano molto più rapidamente (sei settimane, rispetto a diversi mesi) e non necessitano di essere refrigerati poiché si sviluppano e rimangono stabili a temperatura ambiente. Per finire, il vaccino attualmente in fase di test ha il potenziale per fornire una risposta immunitaria efficace anche con la somministrazione di una singola dose.
«Lo sviluppo del vaccino è un lavoro sfidante e complesso, ma crediamo di aver fatto un importante passo in avanti con la nostra piattaforma tecnologica per le piante di tabacco» ha continuato il dottor O'Reilly. «Siamo pronti a lavorare con i Governi, le Istituzioni e con tutti gli stakeholder per aiutare a vincere la guerra contro il Covid-19». Sebbene Kpb sia una società commerciale, l'intenzione di British American Tobacco è che il progetto del vaccino per il coronavirus sia realizzato senza fini di lucro. Si prevede inoltre che, attraverso l'utilizzo di partner e il sostegno delle agenzie governative e delle istituzioni, possano essere prodotte tra uno e tre milioni di dosi di vaccino a settimana, a partire dal prossimo giugno.
Non è la prima volta che Kpb riesce in un'impresa di questa portata. Nel 2014, ha infatti sviluppato un trattamento efficace per l'Ebola, grazie alla produzione di Zmapp, insieme alla società californiana Mapp BioPharmaceuticals e in partnership con la Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority, ndr) statunitense.
Piccola e maneggevole, la nuova Glo Nano pesa solo 61 grammi. In partnership con la Freccia d'Argento ha presentato un modello esclusivo arancio e nero.
Si chiama «Nano» per le due dimensioni minute. È questa l'ultima evoluzione di Glo, la sigaretta elettronica prodotta da British American Tobacco presentata nei giorni scorsi a Milano. Piccola, leggera, maneggevole: riesce a stare comodamente sia in una pochette da sera che nel taschino interno di una giacca.
Nano, che come i suoi predecessori riscalda il tabacco invece di bruciarlo, si presenta oggi con un design più sottile e più leggero (solo 61 grammi) ma soprattutto discreto da usare. A cambiare è anche il design, più elegante e stylish, e viene proposto in quattro colori luminosi: rosso forte, bianco elegante e due diverse tonalità di blu. Oltre a queste quattro varianti, Nano sarà disponibile anche nella combinazione nero e arancione nella limited edition progettata con il team McLaren.
È proprio la collaborazione con il team McLaren una delle novità presentata ai glo studios di Milano alla presenza di Mika Häkkinen, due volte campione del mondo, che durante l'evento ha avuto modo di provare il simulatore di Formula 1 installato nello showroom di Glo.
«Siamo estremamente orgogliosi ed entusiasti della nostra partnership con McLaren, che ci consente di accelerare ancora di più il ritmo con cui innoviamo e trasformiamo noi stessi» ha commentato Angelo Palladino, Direttore Marketing di Bat Italia e Sud Europa «E ci offre una piattaforma globale per dare maggiore risonanza ai nostri prodotti a potenziale rischio ridotto, con la speranza che un numero sempre maggiore di fumatori scelga di usare questi prodotti invece di continuare a fumare sigarette. Sono anche felice che qui in Italia si tenga la presentazione in anteprima mondiale dell'edizione limitata, co-branded con McLaren, del nostro nuovo dispositivo glo nano, celebrando in grande stile la nostra partnership».

Glo nano consente fino a 8 utilizzi consecutivi (1 utilizzo =1 stick) con una sola carica. La ricarica rapida e il tempo di accensione/riscaldamento sono associati a un'ergonomia ancora migliore e ad un prezzo molto competitivo (25 euro). A differenza delle sigarette tradizionali, il nuovo nano scalda il tabacco senza bruciarlo e si utilizza con gli stick neo appositamente progettati e disponibili nei gusti Ultramarine (gusto intenso di tabacco), Intense Copper (gusto intenso e cremoso di tabacco), Aegean (gusto naturale di tabacco), Yellow (tabacco con note di limone), Beryl (tabacco con aroma alla menta), Click Red (con capsule ai frutti rossi) e Click Emerald (con capsule spearmint).
Gli stick e il nuovo prodotto saranno in vendita sul sito www.discoverglo.it, negli studios di viale Gorizia a Milano e nelle migliori tabaccherie già nei prossimi giorni.
Si chiude con un bilancio di oltre 22.000 visitatori l'edizione veronese di Vapitaly, la fiera internazionale delle sigarette elettroniche. Tra gli ospiti anche il vicepremier Matteo Salvini che è sceso in campo a favore del fumo a rischio ridotto.
Dopo due edizioni con 20.000 visitatori, le novità contenute nella legge di bilancio a sostegno del mercato hanno favorito anche la quinta edizione di Vapitaly, la fiera internazionale delle sigarette elettroniche svoltasi a Veronafiere: oltre 22.000 visitatori, con 193 espositori provenienti da 18 Paesi e importanti partecipazioni istituzionali, tra cui quella del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il comparto ha dimostrato nuova vitalità e le presenze confermano l’evoluzione del pubblico, più consapevole, maturo e attento al mondo del vaping», ha spiegato Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly. «Nei tre giorni abbiamo ricevuto la visita del vicepremier Salvini, abbiamo visto le major del tabacco e del vaping confrontarsi su un palco, per la prima volta in Italia, e abbiamo ricevuto il sostegno di centinaia di operatori del settore alla campagna europea “Vaping is not tobacco”. Questo significa che il valore e la percezione del vaping sono in crescita e vengono riconosciuti anche in sede istituzionale». Vapitaly tornerà a novembre, il 9 e 10, con una nuova fiera a Roma, VapitalyPro, dedicata intera al business, alla formazione e al network del settore del vaping.
Il leader leghista è sceso in campo a favore del vaping, spiegando di essere «fatto carica della battaglia» per la sigaretta elettronica e dicendosi «contento di aver ottenuto un sistema fiscale che ha salvato migliaia di posti di lavoro, centinaia di aziende, migliaia di negozi». Un impegno che, ha garantito Salvini, proseguirà anche in ambito europeo per evitare l’assoggettamento del vaping alle stesse direttive che riguardano il tabacco visto che, come dimostrato da studi scientifici, le sigarette elettroniche sono meno dannose del fumo tradizionale. È l’obiettivo della campagna «Vaping is not tobacco», una petizione online promossa da un comitato di cittadini di vari Paesi dell’Unione europea, forti di ricerche scientifiche che hanno dimostrato come il vaping sia significativamente meno rischioso per la salute umana rispetto al fumo.
Le major presenti a Verona sono tutte d’accordo: il mercato delle sigarette elettroniche cresce e, di conseguenza, le aziende vogliono investire in questo comparto e presidiarlo con prodotti nuovi che non contengono tabacco. Per questo serve anche una svolta a livello normativa. Così, i colossi presenti a Verona hanno dato la loro disponibilità a sostenere la riforma della normativa europea necessaria per far uscire i prodotti del vaping dalla direttiva che regola i tabacchi. Una risposta implicita al vicepremier Salvini che, sempre da Vapitaly, aveva ribadito il sostegno al settore del vaping: «Da legislatore ho non il diritto, ma il dovere di incentivare ciò che fa meno male alla salute».
British American Tobacco Italia sta «dando seguito alla trasforming tabacco agenda, ovvero il passaggio graduale dalla sigaretta tradizionale a prodotti a potenziale rischio ridotto», ha spiegato Luca Gentile. Enrico Ziino di Imperial Brands ha spiegato che il gruppo già da molti anni «sta investendo in categorie di prodotti a rischio ridotto che possano superare la sigaretta tradizionale. I vaporizzatori sono al momento l’alternativa più affidabile, sicura e soddisfacente per i consumatori. Siamo fortemente convinti che esistono alternative al fumo tradizionale, sulle quali andrebbe fatta una corretta comunicazione e informazione». Lorenzo Fronteddu di Japan Tobacco International ha invece affermato il sostegno al vaping come non solo come «modo per smettere di fumare ma uno strumento alternativo e con pari dignità del tabacco» e annunciato che la multinazionale investirà nei prossimi tre anni un miliardo di euro in studi scientifici che definiscano i parametri del rischio ridotto. È intervenuto al dibattito tra i giganti del tabacco anche Gabriele Mazzoletti di Juul, la sigaretta elettronica che spopola negli Stati Uniti soprattutto tra i più giovani: «Abbiamo l’obiettivo di eliminare le sigarette, offrendo ai fumatori una alternativa efficace. Per lo sviluppo del vaping è necessario concentrarsi su tre ambiti: la qualità dei prodotti, con controlli rigorosi; il divieto di accesso per la protezione dei minori; una più marcata differenziazione fiscale dei prodotti del vaping rispetto a quelli a combustione», ha spiegato.




























