
Si chiude con un bilancio di oltre 22.000 visitatori l'edizione veronese di Vapitaly, la fiera internazionale delle sigarette elettroniche. Tra gli ospiti anche il vicepremier Matteo Salvini che è sceso in campo a favore del fumo a rischio ridotto.Dopo due edizioni con 20.000 visitatori, le novità contenute nella legge di bilancio a sostegno del mercato hanno favorito anche la quinta edizione di Vapitaly, la fiera internazionale delle sigarette elettroniche svoltasi a Veronafiere: oltre 22.000 visitatori, con 193 espositori provenienti da 18 Paesi e importanti partecipazioni istituzionali, tra cui quella del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il comparto ha dimostrato nuova vitalità e le presenze confermano l’evoluzione del pubblico, più consapevole, maturo e attento al mondo del vaping», ha spiegato Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly. «Nei tre giorni abbiamo ricevuto la visita del vicepremier Salvini, abbiamo visto le major del tabacco e del vaping confrontarsi su un palco, per la prima volta in Italia, e abbiamo ricevuto il sostegno di centinaia di operatori del settore alla campagna europea “Vaping is not tobacco”. Questo significa che il valore e la percezione del vaping sono in crescita e vengono riconosciuti anche in sede istituzionale». Vapitaly tornerà a novembre, il 9 e 10, con una nuova fiera a Roma, VapitalyPro, dedicata intera al business, alla formazione e al network del settore del vaping.Il leader leghista è sceso in campo a favore del vaping, spiegando di essere «fatto carica della battaglia» per la sigaretta elettronica e dicendosi «contento di aver ottenuto un sistema fiscale che ha salvato migliaia di posti di lavoro, centinaia di aziende, migliaia di negozi». Un impegno che, ha garantito Salvini, proseguirà anche in ambito europeo per evitare l’assoggettamento del vaping alle stesse direttive che riguardano il tabacco visto che, come dimostrato da studi scientifici, le sigarette elettroniche sono meno dannose del fumo tradizionale. È l’obiettivo della campagna «Vaping is not tobacco», una petizione online promossa da un comitato di cittadini di vari Paesi dell’Unione europea, forti di ricerche scientifiche che hanno dimostrato come il vaping sia significativamente meno rischioso per la salute umana rispetto al fumo.Le major presenti a Verona sono tutte d’accordo: il mercato delle sigarette elettroniche cresce e, di conseguenza, le aziende vogliono investire in questo comparto e presidiarlo con prodotti nuovi che non contengono tabacco. Per questo serve anche una svolta a livello normativa. Così, i colossi presenti a Verona hanno dato la loro disponibilità a sostenere la riforma della normativa europea necessaria per far uscire i prodotti del vaping dalla direttiva che regola i tabacchi. Una risposta implicita al vicepremier Salvini che, sempre da Vapitaly, aveva ribadito il sostegno al settore del vaping: «Da legislatore ho non il diritto, ma il dovere di incentivare ciò che fa meno male alla salute». British American Tobacco Italia sta «dando seguito alla trasforming tabacco agenda, ovvero il passaggio graduale dalla sigaretta tradizionale a prodotti a potenziale rischio ridotto», ha spiegato Luca Gentile. Enrico Ziino di Imperial Brands ha spiegato che il gruppo già da molti anni «sta investendo in categorie di prodotti a rischio ridotto che possano superare la sigaretta tradizionale. I vaporizzatori sono al momento l’alternativa più affidabile, sicura e soddisfacente per i consumatori. Siamo fortemente convinti che esistono alternative al fumo tradizionale, sulle quali andrebbe fatta una corretta comunicazione e informazione». Lorenzo Fronteddu di Japan Tobacco International ha invece affermato il sostegno al vaping come non solo come «modo per smettere di fumare ma uno strumento alternativo e con pari dignità del tabacco» e annunciato che la multinazionale investirà nei prossimi tre anni un miliardo di euro in studi scientifici che definiscano i parametri del rischio ridotto. È intervenuto al dibattito tra i giganti del tabacco anche Gabriele Mazzoletti di Juul, la sigaretta elettronica che spopola negli Stati Uniti soprattutto tra i più giovani: «Abbiamo l’obiettivo di eliminare le sigarette, offrendo ai fumatori una alternativa efficace. Per lo sviluppo del vaping è necessario concentrarsi su tre ambiti: la qualità dei prodotti, con controlli rigorosi; il divieto di accesso per la protezione dei minori; una più marcata differenziazione fiscale dei prodotti del vaping rispetto a quelli a combustione», ha spiegato.
Angelina Jolie a Kherson (foto dai social)
La star di Hollywood visita Kherson ma il bodyguard viene spedito al fronte, fino al contrordine finale. Mosca: «Decine di soldati nemici si sono arresi a Pokrovsk».
Che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, trovi escamotage per mobilitare i cittadini ucraini è risaputo, ma il tentativo di costringere la guardia del corpo di una star hollywoodiana ad arruolarsi sembra la trama di un film. Invece è successo al bodyguard di Angelina Jolie: l’attrice, nota per il suo impegno nel contesto umanitario internazionale, si trovava a Kherson in una delle sue missioni.
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Dai cartelli antisionisti di Birmingham ai bimbi in gita nelle moschee: i musulmani spadroneggiano in Europa. Chi ha favorito l’immigrazione selvaggia, oggi raccoglie i frutti elettorali. Distruggendo le nostre radici cristiane.
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro dell’islamo-socialismo. Da New York a Birmingham, dalle periferie francesi alle piazze italiane, cresce ovunque la sinistra di Allah, l’asse fra gli imam dei salotti buoni e quelli delle moschee, avanti popolo del Corano, bandiera di Maometto la trionferà. Il segno più evidente di questa avanzata inarrestabile è la vittoria del socialista musulmano Zohran Mamdani nella città delle Torri Gemelle: qui, dove ventiquattro anni fa partì la lotta contro la minaccia islamica, ora si celebra il passo, forse definitivo, verso la resa dell’Occidente. E la sinistra mondiale, ovviamente, festeggia garrula.





