2025-06-25
L'ex colonia olandese dimenticata da tutti. Il Suriname ora vale 6 miliardi di barili
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Dal 2025 il nuovo governo di unità nazionale è guidato da una donna, Jennifer Geerlings-Simons, che dovrà affrontare le forti tensioni sociali e gestire la rapida crescita economica, per non diventare un nuovo Venezuela.Già Voltaire nel Candido descriveva il Suriname come un luogo dalla forte instabilità sociale. Indipendente dal 1975, vide una dittatura dal 1980 e una guerra civile dal 1986 al 1992.Lo speciale contiene due articoli.Marginalizzata, ignorata ed a molti sconosciuta, l’ex colonia olandese del Suriname negli ultimi anni ha accresciuto il suo peso politico in Sud America, attirando l’attenzione internazionale. Un pezzetto di terra incuneato nella foresta amazzonica, stretto fra la Guyana e la Guyana francese con circa 600mila abitanti sparsi in un territorio più grande della Grecia e al 90% coperto da foreste. Il Suriname è indipendente soltanto da 50 anni ed è un melting pot di etnie davvero complesso ed articolato. Qui convivono, non sempre pacificamente, discendenti di schiavi africani, immigrati venuto dall’India britannica, una nutrita comunità cinese, un piccolo numero di indios ed i cimarroni, gli schiavi fuggiti che si sono creati una società parallela nei secoli scorsi. Il Suriname ha cominciato ad attirare le attenzioni internazionali nel 2015, quando sono stati scoperti importanti giacimenti di petrolio off-shore al confine con la Guyana. Le potenzialità di questo giacimento sembrano enormi e le grandi compagnie petrolifere sono presto arrivate a Paramaribo. Le stime sfiorano i 6 miliardi di barili estraibili nella fetta di mare spettante al Suriname, una quantità che potrebbe cambiare la vacillante economia del paese sudamericano, collocandolo fra le nazioni emergenti a livello energetico. La corsa è iniziata subito con Exxon e Total che si sono affacciate rapidamente in Suriname, insieme alla Apa Corporation, una multinazionale americana che lavora già in America meridionale. Ovviamente i nuovi giacimenti hanno attirato anche i giganti asiatici come la malese Petronas e la cinese Sinopec, nell’ennesimo scontro per le risorse. Una svolta epocale per un paese che ha un Pil di 5 miliardi di dollari quasi totalmente dipendente dalle esportazioni di bauxite, oro e legno. Questa improvvisa ricchezza del Suriname potrebbe però essere un’arma a doppio taglio perché l’esperienza del Venezuela insegna che la totale indipendenza economica dal petrolio rende i paesi molto fragili nei mercati internazionali. Caracas negli anni ha gestito malissimo gli introiti petroliferi ed al calo del prezzo del greggio ha subito gravissimi contraccolpi economici che ne hanno messo a rischio la tenuta dello stato. Come detto questa nuova vita del Suriname ha subito attirato nuovi investitori e sono arrivate anche le visite diplomatiche di Cina e Russia già molto attive nel vicino Venezuela. Pechino si è fatta avanti con il consueto pacchetto di infrastrutture da costruire con l’apertura di linee di credito vantaggiose, ovviamente soprattutto per la Cina. Anche l’Europa ha fatto timidi tentativi di avvicinamento, sempre alla ricerca di fonti energetiche alternative. Mosca e Pechino sembrano comunque in vantaggio, con la Repubblica Popolare cinese che ha già spedito in Suriname diverse squadre di ingegneri per costruire un porto abbastanza grande da accogliere le navi container. L’ormai famigerata trappola del debito cinese è già partita e potrebbe fare un sol boccone di una delle economie più fragile di tutto il continente sudamericano. Paramaribo ha un quadro economico molto preoccupante con l’inflazione al 25%, un ingente debito pubblico e molto disoccupazione, soprattutto giovanile. Il governo del Suriname ha più volte tentato di ottenere prestiti internazionali dalla Banca Mondiale e dall’Fmi, ma gli interventi richiesti per l’accesso ai prestiti sono apparsi eccessivamente duri per una società con un tasso di povertà molto alto. Potenzialmente il Suriname potrebbe puntare anche sull’attività estrattiva e le prime indagini avrebbero scoperto anche un certo quantitativo di terre rare, così ricercate per la transizione energetica. Anche la foresta ha grandi potenzialità economiche, ma qui mancano strade e collegamenti lontano dalla costa e lo stato centrale appare debole e settario, inadeguato a modernizzare un paese fermo da sempre. I gruppi etnici infatti non collaborano, dividendosi le zone di influenza e arrivando anche a scontri in una società particolarmente fragile. In Suriname il gruppo numericamente predominante è quello degli indiani che rappresentano il 27% della popolazione e sono politicamente rappresentati dal Partito Riformista Progressista che era al potere con il presidente Chandrikapersad Santokhi fino alle ultime elezioni. Questa tornata elettorale ha visto un sostanziale equilibrio con il Partito Democratico Nazionale avanti di un seggio. Alla fine ha vinto al ragion di stato e soprattutto le enormi ricchezze da gestire ed è nato un governo di unità nazionale guidata dalla candidata dell’opposizione Jennifer Geerlings-Simons, dando al Suriname la prima presidente donna della sua storia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/suriname-politica-petrolio-2672433698.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dagli-olandesi-alla-dittatura-di-bouterse-storia-tormentata-del-suriname-prima-e-dopo-l-indipendenza" data-post-id="2672433698" data-published-at="1750859241" data-use-pagination="False"> Dagli olandesi alla dittatura di Bouterse: storia tormentata del Suriname prima e dopo l'indipendenza Nel capitolo XIX del Candido di Voltaire il protagonista fa tappa, nel suo viaggio fantastico attorno al mondo che toccava anche il Sudamerica, in Suriname. Prima di fare il suo ingresso nella capitale Paramaribo, Candido incontra casualmente la dura realtà della colonia olandese, rappresentata da uno schiavo africano privo di una mano e di una gamba. Il miserabile aveva subito la peggior sorte per un incidente con la macina delle piantagioni di canna da zucchero (la perdita della mano) e la punizione massima (il taglio della gamba) per aver tentato in seguito la fuga. Così il filosofo parigino offriva ai lettori, nel suo scritto più famoso, uno spaccato drammatico su un Paese tormentato fino dalle sue origini coloniali nel XVII secolo.La colonia del Suriname durò formalmente come Guyana Olandese dal 1667 al 1954 dopo essere stata ceduta dagli Inglesi che per prima l'avevano acquisita. Governata inizialmente dalla Compagnia delle Indie Occidentali, fu subito sfruttata per la coltivazione di caffè, zucchero e cotone con l’uso estensivo di schiavi provenienti dal continente africano che, come in altre regioni del Sudamerica, sostituirono le popolazioni indigene decimate dalle malattie importate dagli europei. Il secolo XVIII fu caratterizzato da una marcata instabilità sociale dovuta alle rivolte degli schiavi, la più violenta delle quali avvenne nel 1757 nella regione di Tempati, sede di piantagioni di legname dove gli schiavi godevano di libertà relativamente maggiori di quelli che lavoravano la canna da zucchero. Quando il governatore locale decise il trasferimento di parte della forza lavoro nelle piantagioni di zucchero, scoppiò la rivolta che tenne a lungo in scacco le forze governative chiamate a soffocare la ribellione. Gli olandesi furono costretti a siglare un trattato con i ribelli e la regione di Tempati fu da allora abbandonata dai coloni formando una sacca permanente di Maroons, i cimarroni, ex schiavi fuggitivi che nei decenni successivi diedero vita ad altre rivolte sanguinose. Nella seconda metà del XIX secolo la Guyana olandese vide l’abolizione della schiavitù, che produsse nel periodo successivo una carenza di manodopera nelle piantagioni. Il governo locale rispose con l’immissione di lavoratori a basso costo dalla Cina e da Giava, fatto che modificò la composizione etnica del Paese che negli anni vide la crescita della popolazione asiatica fino al 2% del totale. Circa un secolo più tardi, nel 1954, il Suriname compì il primo passo verso l’indipendenza ottenendo l’indipendenza amministrativa dall’Aia pur rimanendo parte del territorio olandese. L’indipendenza formale del Paese sudamericano giunse solo nel novembre 1975 e creò uno choc demografico alla piccola nazione. Caldeggiata soprattutto dalla popolazione creola e dai discendenti maroon degli ex schiavi, fu tra gli ultimi atti del lungo processo di decolonizzazione postbellico. Tra la popolazione di origini europee e tra gli asiatici del Suriname iniziò un esodo di massa verso l’Olanda che quasi dimezzò gli abitanti gettando le basi dell’instabilità politica ed economica premessa del colpo di Stato avvenuto appena 5 anni dopo il distacco dalla madrepatria. La crisi profonda, nonostante gli iniziali aiuti economici olandesi generò profondi malumori anche tra i ranghi dell’esercito, soprattutto tra i ranghi inferiori. Il 25 febbraio 1980 a causa di una disputa sindacale con il governo guidato da Henck Arron, una giunta di 16 sottufficiali prese il potere dando il via al cosiddetto «golpe dei Sergenti». Tra i militari artefici del colpo di Stato emerse la figura di Desi Bouterse, leader dei sindacalisti in divisa rientrato in Suriname dall’Europa dopo l’indipendenza del Paese. Il golpe significò un repentino cambio nella posizione geopolitica dell’ex colonia che si avvicinò a Cuba e all’Unione Sovietica, pur non essendo Bouterse un comunista. I primi anni della dittatura furono durissimi sia per la repressione che per gli effetti della sempre più grave crisi economica dovuta sia alla sospensione degli aiuti da Washington e dall’Olanda sia al crollo dei prezzi della bauxite, una delle risorse economiche più importanti del Suriname. Tra il 7 e il 9 dicembre 1982 si consumò la più grave azione repressiva del regime, quando 15 oppositori politici (tra cui diversi giornalisti) furono uccisi dopo l’incarcerazione a Fort Zeelandia. L’episodio ebbe risonanza mondiale e contribuì all’isolamento internazionale del Suriname. Sul fronte interno, dal 1986 il Paese fu logorato da una sanguinosa guerra civile tra le forze governative di Bouterse e i guerriglieri maroon del «Jungle Commando», un nucleo di ribelli capitanati da Ronnie Brunswijk, ex guardia del dittatore arricchitosi con il traffico di cocaina. La guerra, che generò migliaia di vittime soprattutto nella parte orientale del Paese, provocò un ulteriore esodo verso la Guyana francese e l’Olanda, impoverendo ancora di più l’ex colonia già prostrata da anni di crisi. La tregua del 1992 coincise con la caduta di Bouterse, che ritornerà tuttavia presidente per un decennio tra il 2010 e il 2020. Dopo il dominio politico del Partito Riformatore Progressista del presidente Chan Santochi, le elezioni del 2025 hanno visto la vittoria del Partito Democratico Nazionale portando per la prima volta una donna alla guida del Suriname, Jennifer Geerlings-Simons. Durante il suo mandato, sarà chiamata ad affrontare sfide durissime in un Paese dove l’instabilità sociale è altissima e dove le nuove risorse economiche dovute al recente sfruttamento dei giacimenti petroliferi di fronte alle sue coste rappresentano forti incognite.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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