2020-09-12
Sull’utero in affitto la Rai finanzia un film che fa propaganda a un reato
Il nuovo lavoro di Marco Simon Puccioni racconta la famiglia con due padri e i due figli comprati all'estero con la maternità surrogata. Una proposta di legge di Fdi vuole punire il turismo procreativo. Come si schiererà la maggioranza?Alla fine di agosto è stato presentato in anteprima al cinema Sacher di Nanni Moretti il nuovo film di Marco Simon Puccioni, un documentario intitolato Tuttinsieme, seguito del precedente lavoro autobiografico che si intitolava Prima di tutto. Il modo in cui La Repubblica, qualche giorno fa, ha presentato le due opere, inquadra perfettamente la situazione: «Prima di tutto raccontava come Denis e David sono venuti al mondo, voluti da due uomini che si amano e aiutati a nascere da due donne che hanno donato il proprio ovulo, una, e portato avanti la gravidanza, l'altra. […] Questo secondo capitolo segue la crescita dei figli in una famiglia con due padri, le domande dei compagni di scuola, il legame sempre forte con le “mamme non mamme", le campagne e manifestazioni dei Family day e il dibattito sollevato dalle Unioni civili». Le due pellicole, come si è capito, raccontano la storia del regista Puccioni e del suo compagno, il produttore Giampietro Preziosa, i quali hanno deciso di diventare padri (di due bambini) tramite maternità surrogata negli Stati Uniti. Ma la cosa più interessante è notare gli eufemismi, i giri di parole e le acrobazie concettuali che i giornalisti politicamente corretti sono costretti a fare per descrivere la «famiglia Lgbt». Le madri surrogate sono donne che «hanno aiutato a nascere» i figli. Hanno aiutato chi, di grazia? Semmai, c'è una donna che ha messo al mondo due bimbi per conto terzi, e infatti viene chiamata «mamma non mamma», altra definizione che ha dell'incredibile. Il fatto è che i cronisti sono costretti a creare nuove parole, a scodellare scoppiettanti invenzioni linguistiche per far sembrare assolutamente normale la sovrapposizione dell'ideologia alla realtà.Purtroppo queste riscritture artificiose stanno diventando, appunto, la norma. Più viene imposta la visione del mondo arcobaleno, più si crea una sorta di fantabiologia fatta di «mamme non mamme» e bambini che nascono «dall'amore» (e non dall'unione sessuale di un maschio e una femmina). Puccioni, parlando delle due madri surrogate americane che gli hanno dato i figli, spiega: «Siamo andati alla ricerca di un altro nome per definire Cynthia che non è mamma né zia per loro, David la chiama “zia speciale" o “super auntie" ma è chiaro che si sente la necessità - forse più noi adulti che loro - di trovare delle nuove parole per indicare questo nuovo tipo di relazioni». Già: nuove parole per nuove relazioni. Peccato solo che la maternità - per quanto ci sforziamo di cambiarla - funzioni ancora come millenni fa.Tutte queste tirate ideologiche, ovviamente, godono dell'approvazione delle istituzioni. Leggendo la scheda del film di Puccioni su Cinemaitaliano.info, infatti, si scopre che la pellicola è stata finanziata anche con l'otto per mille alla Chiesa valdese, ma soprattutto che alla produzione ha collaborato Rai Cinema.È davvero interessante che la televisione pubblica sostenga un film che propaganda l'utero in affitto. Perché, fino a prova contraria, la maternità surrogata, in Italia, è un reato, e anche piuttosto grave. La Corte costituzionale, nel 2016, ha sentenziato che tale pratica «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane». Eppure, guarda un po', la Rai contribuisce a produrre un film che la fa sembrare splendida. Se persino a livello istituzionale l'utero in affitto viene celebrato come gesto d'amore, non stupisce che sempre più coppie si dedichino al «turismo procreativo». Sia eterosessuali che omosessuali, onde aggirare la normativa vigente, vanno all'estero, pagano le madri surrogate e poi tornano qui a pretendere che pure il «padre non biologico» venga riconosciuto come genitore a tutti gli effetti. Ecco perché è particolarmente importante la proposta di legge (prima firmataria Giorgia Meloni) che Fratelli d'Italia ha presentato giovedì sera alla Camera e che verrà discussa in Commissione giustizia a partire dal 23 settembre. Il testo prevede una modifica alla legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. E introduce, come spiega la cofirmataria Carolina Varchi, di Fdi, «la perseguibilità del reato di surrogazione commesso da cittadini italiani all'estero». In buona sostanza, si tratta di una legge che punirà il turismo procreativo. «Siamo di fronte a un autentico mercimonio», dice la Varchi, «e non possiamo lasciare i tribunali soli a decidere su questa problematica, che per altro non tiene conto di ciò che avverrà dopo la nascita dei bambini».La proposta di legge è senz'altro un primo passo, perché qualora venisse approvata bisognerebbe lavorare sulla normativa collaterale, onde stabilire - ad esempio - come ci si deve comportare nei confronti dei figli avuti da maternità surrogata (andranno lasciati alle coppie che li hanno avuti a pagamento?). L'obiettivo, però, è che possa fungere pure da deterrente, visto che prevede multe che vanno da 600.000 a 1 milione di euro, con pene dai 3 mesi ai 2 anni di carcere. «Rendere l'utero in affitto reato universale e istituire una moratoria internazionale che vieti questa pratica aberrante è una battaglia di civiltà», aggiunge Carlo Fidanza, di Fdi. «La maternità surrogata è una inaccettabile forma di schiavitù che va combattuta con ogni mezzo».La grande domanda, sul piano politico, è la seguente: come voteranno i giallorossi? Il Partito democratico e i 5 stelle appoggeranno la proposta che punisce una pratica fortemente lesiva dei diritti femminili e improntata alla mercificazione totale del corpo umano? Qui non ci sono scappatoie o presunti «diritti Lgbt» da tutelare. La questione è molto semplice: le forze di governo - quelle che sono pronte ad approvare la legge bavaglio Zan-Scalfarotto sull'omofobia - sono contro l'utero in affitto (come previsto dalla legge italiana) oppure no? Grazie al progetto di Fdi, democratici e pentastellati hanno l'occasione di mostrare di che pasta siano fatti davvero.Su un reato odioso come l'utero in affitto è ora di farla finita con l'ipocrisia. Se davvero l'Italia lo rifiuta, allora deve smetterla di consentire il turismo procreativo e di produrre film che lo pubblicizzano.
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