2022-09-18
Sull’Italia pende la spada di Damocle di uno stop all’elettricità francese
Esplode come una bomba la notizia di un blocco di due anni all’export per la manutenzione delle centrali nucleari. Edf nega di aver scritto a Roma, ma il Mite conferma la crisi: «Siamo al lavoro sugli scenari».La notizia arriva poche ore dopo la conferenza stampa di Mario Draghi, durante la quale il presidente del Consiglio aveva detto che Germania e Francia sono tra i partner che l’Italia ha scelto, anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani: «Bisogna chiedersi: chi mi aiuta a proteggere gli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner? Datevi voi le risposte». Mentre ciascuno si dava la risposta, con tempismo è arrivata anche quella, inattesa, della Francia, partner che conta: Edf, il grande produttore di energia elettrica posseduto dallo Stato francese all’84,4%, si appresterebbe a sospendere le esportazioni di energia elettrica al nostro Paese per i prossimi due anni. A quanto pare, per la Francia gli interessi nazionali vengono prima di quelli italiani. Proprio l’atteggiamento di cui viene accusata l’Ungheria. Mercoledì Ursula von der Leyen celebra la solidarietà europea, due giorni dopo Emmanuel Macron la smonta.Macron aveva già lanciato, settimane fa, la parola d’ordine: sobriété. Solo ieri però qualcuno si è ricordato di avvisare la vicina Italia che questa riguarderà anche lei. In realtà, i problemi francesi sul nucleare sono noti da tempo (su La Verità del 16 novembre 2021 anticipammo gli eventi), ma la notizia di ieri suona inaspettata per la durata prevista delle mancate esportazioni. Dal ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani arrivano rassicurazioni («Il problema è noto, si lavora sugli scenari»), però per noi è un brutto colpo. I sistemi elettrici europei sono fortemente interconnessi e i mercati spot funzionano in sincrono, con complicati algoritmi per la determinazione dei prezzi nelle zone di frontiera, che a loro volta influenzano i prezzi nazionali. Per dispacciamento, produzione e prezzi saranno due anni difficili per il sistema Italia. Un’altra turbativa di cui non si sentiva il bisogno. Dopo le polemiche che sono infuriate per tutto il giorno, in serata Edf ha dichiarato di non aver scritto al Mite e anche il ministero per la Transizione energetica francese ha cercato di gettare acqua sul fuoco; la notizia però era già stata confermata dal ministero.I dati sulla produzione in Francia diffusi dalla stessa Edf sono impietosi: nel periodo gennaio-agosto di quest’anno la produzione è stata di 191 terawattora, inferiore del 20% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel mese di agosto la produzione è stata di 18 terawattora, -37,6% rispetto all’agosto 2021. Al momento, sono fuori servizio 32 reattori, pari al 57% del totale. In termini di potenza disponibile, circa l’88% dei reattori francesi (54.070 Mw su 61.370 in esercizio, ovvero 50 reattori su 55) ha 30 anni o più. Di questi, un terzo ne ha 40 o più (17.180 Mw su 54.070, ovvero 19 reattori su 50). La Francia per la prima volta è diventata quest’anno importatrice netta di energia elettrica, da Germania, Belgio, Spagna e Regno Unito, mentre esporta ancora in Svizzera e Italia. Nel 2021 aveva esportato per quasi 30 terawattora, quest’anno avrà importato per la fine di dicembre quasi 10 terawattora. È di tre giorni fa un profit warning di Edf, che stima la produzione finale del 2022 poco sopra i 280 miliardi di kilowattora. La cosa peserà negativamente sul margine lordo per 29 miliardi di euro. Per il 2023 la compagnia stima la propria produzione in Francia tra 300 e 330 terawattora, mentre per il 2024 stima 315-345 terawattora. Vale la pena ricordare che nel 2020, anno di lockdown, la produzione fu di 335 terawattora, dunque per il 2024 Edf pensa di tornare ai livelli già bassi di un anno del tutto particolare. Nel 2019 la produzione fu di 379,5 terawattora. Intanto, il progetto di nazionalizzazione di Edf da parte del governo francese prosegue. È attesa entro la fine del mese l’offerta pubblica di acquisto per le quote azionarie oggi in mano a investitori privati. Lo Stato già detiene l’84,4% della società. L’Italia importa dalla Francia in media poco meno di 2.000 Mwh in ogni ora e altrettanti dalla Svizzera. Poi circa 200 Mwh/h dall’Austria, 400 dalla Slovenia, altrettanti dal Montenegro e saltuariamente un po’ di energia dalla Grecia, verso cui esportiamo anche. Nel complesso, nel 2021 l’Italia ha importato oltre 43 terawattora di energia elettrica (il 13% dei consumi). Un taglio dell’export dalla Francia significherebbe per l’Italia, probabilmente, anche un calo di energia in arrivo dalla Svizzera, a sua volta rifornita dalla Francia. Si stima che, nel caso, verrebbero a mancare non meno di 3.000 Mw di potenza oraria. In apparenza l’Italia dispone di capacità sufficiente a colmare questo vuoto, ma la cosa avrà un impatto sui prezzi, essendo la produzione italiana che colmerà il vuoto a gas o a carbone.Alla Francia la solidarietà piace molto quando la riguarda, ed è questo che spiega il patto con la Germania di qualche settimana fa per lo scambio reciproco di gas contro energia elettrica, siglato da Macron e Olaf Scholz. La stessa solidarietà che la Germania ha chiesto all’Italia sul gas, con l’accordo stretto in primavera tra i ministri Cingolani e Robert Habeck. I due Paesi si impegnano a sostenersi a vicenda in caso di gravi carenze di gas. Sembra però più probabile che sia l’Italia a dover fornire gas alla Germania, nel caso in cui la crisi si aggravi. Insomma, la solidarietà europea sembra significare per l’Italia meno energia elettrica dai partner e meno gas per sé. La generosità del nostro Paese, del resto, è leggendaria. Il tandem francotedesco, al contrario, brilla per l’intensità con cui persegue i propri esclusivi interessi, al riparo sotto il drappo blu stellato dell’Unione europea. La domanda iniziale resta valida: chi ci aiuta a proteggere meglio gli italiani?
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)