
Il commissario dichiara che il bando è andato benissimo: 65 offerte arrivate da 22 aziende. Ma fa il misterioso su eventuali forniture asiatiche. Sulle «luer lock», più costose sul mercato, ripete: «Chieste dal ministero e dall'Iss». Ma non esibisce le prove.Alla domanda più imbarazzante, ovvero se lo Stato italiano farà lavorare i cinesi e non i nostri imprenditori, il super commissario per l'emergenza continua a non rispondere. Due giorni fa si è concluso il bando per la fornitura delle siringhe necessarie a somministrare il vaccino anti Covid, ieri in conferenza stampa Domenico Arcuri sprizzava soddisfazione annunciando che a fronte di 158 milioni di componenti medicali «di cui abbiamo bisogno, ce ne sono stati proposti 1 miliardo e 524 milioni. Circa dieci volte tanto». Sono 22 le aziende che hanno presentato 65 offerte, quando saranno concluse le valutazioni Arcuri farà conoscere i loro nomi e i prezzi delle forniture accettate. Intanto, ha scandito bene, «malgrado il sogno e il sortilegio», alludendo a chi avanzava dubbi sull'esito della gara e sui tempi di consegna del materiale che invece «arriverà già a dicembre», ha detto che il bando «è andato benissimo, se lo avessimo fatto due mesi fa avremmo ricevuto offerte per 17 miliardi di siringhe». Quindi sono stati sciocchi gli altri Paesi che si sono mossi prima di noi. Per le luer lock, cinque volte più costose delle siringhe luer lip o tubercoline ma che Arcuri continua a definire «più precise e più performanti», ci sarebbe stata l'offerta di 828 milioni di pezzi da parte di 18 aziende «alcune italiane, alcune europee, alcune statunitensi e alcune di altri Paesi». Forse la Cina, ma il commissario non si pronuncia. Gli è stato chiesto di fare chiarezza, di spiegare perché in un primo momento aveva dichiarato di aver scelto le luer lock, perché «sono le specifiche indicate dalla Pfizer», per poi affermare che «le tipologie di aghi e siringhe sono state definite sulla base di un insieme di specifiche tecniche, che ci sono state fornite dal ministero della Salute». Alessio Schiesari, inviato della trasmissione Tagadà su La7, aveva subito interpellato l'azienda farmaceutica che si era dichiarata estranea alla questione. Dopo aver precisato che il loro siero anti Covid «richiede l'utilizzo di siringhe e aghi comunemente utilizzati nelle vaccinazioni», per tutte le informazioni «relative ai materiali consumabili», la Pfizer invitava «a far riferimento agli uffici del commissario per l'emergenza». Ieri Arcuri ha fatto capire che la Pfeizer non dice il vero: «La incontriamo due tre volte la settimana, abbiamo un rapporto positivo non solo verbale. Spesso si caratterizza in cose che Pfeizer scrive e noi mettiamo agli atti». Assicura anche di avere documenti che comprovano quanto dichiara sulle indicazioni fornite da Iss e ministero della Salute, ma le mostrerà «solo dopo che l'ultimo italiano sarà stato vaccinato». Dall'Iss era infatti arrivata la risposta che «l'Istituto superiore della sanità non è stato coinvolto nella definizione delle specifiche tecniche delle siringhe da acquistare nell'ambito della campagna vaccinale e pertanto non ha prodotto né documenti né pareri al riguardo». Anche il responsabile del Cts prendeva le distanze e negava di aver fornito specifiche tecniche. «Il Comitato tecnico scientifico non è mai stato investito di quesiti relativi ai vaccini, alle siringhe e alla relativa catena di distribuzione», scriveva Agostino Miozzo. Arcuri però non deve sentirsi molto sicuro, perché ieri chiedeva ai presenti: «Se voi poteste scegliere tra una siringa ad alta precisione e una ad uso maggiormente comune, non vorreste anche voi essere sicuri che vi venga somministrata l'esatta dose di vaccino?». Questo, malgrado il maggior produttore italiano, Gianluca Romagnoli di Pentaferte, alla Verità abbia assicurato: «La precisione della dose iniettata è la medesima», per le luer lock come per le siringhe standard. Non a caso, la Francia da settembre sta acquistando dall'imprenditore italiane le siringhe più comuni. Da mesi il governo di Macron fa scorta per quando partiranno le vaccinazioni, senza sborsare cifre astronomiche. Il commissario annuncia che i costi delle luer lock saranno una sorpresa: «Che cosa si vuole dimostrare, che vogliamo sperperare denaro pubblico? Vi deluderò», ha dichiarato visibilmente alterato. Ieri un altro imprenditore che ha partecipato alla gara offrendo 15 milioni di pezzi, ci spiegava che la costruzione di uno stampo per siringa (corpo e pistone) è cosa lunga e complicata. «Occorrono almeno sei mesi, dal progetto alla validazione del prodotto attraverso una serie di certificazioni. Il tempo necessario per ordinare l'acciaio, assemblare i pezzi, collaudarli. Il nostro stampo sarà pronto a febbraio, grazie al lavoro straordinario e non stop che stanno facendo alcuni giovani italiani a cui abbiamo affidato il lavoro. Senza guardare alla Cina», racconta l'imprenditore che preferisce rimanere anonimo. Poi potrà partire la produzione di siringhe, quindi sarà difficile fornire componenti medicali già entro dicembre come il bando pretende. «Aspettiamo di sapere chi si sarà aggiudicato le forniture», commenta il produttore di siringhe, dubbioso sulla tempistica. Tra le aziende, dovrebbero aver partecipato alla gara la Rays di Ancona, grosso importatore di dispositivi medici e la multinazionale Becton Dickinson, numero uno al mondo per le siringhe (produce le luer lock negli Stati Uniti) e con sede anche a Milano. «Difficilmente riusciranno a fornire 157 milioni di siringhe entro il prossimo giugno. Ma ci sarà sicuramente più di un cinese che garantirà ampie forniture», si dice certo il nostro imprenditore.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.