2024-12-18
Sulle discariche è guerra tra i dem
L'eurodeputato del Pd Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro (Imagoeconomica)
Nelle Marche il campo largo si spacca sull’impianto di Riceci. La multiutility pubblica ricorre al Tar contro lo stop. A rischio la candidatura di Matteo Ricci alle prossime regionali?Il campo progressista finisce impantanato in una discarica delle Marche. Mentre a livello nazionale la leader del Pd Elly Schlein e il numero uno dei Cinquestelle Giuseppe Conte cercano di trovare una alternativa al centrodestra di Giorgia Meloni, a livello locale i partiti di centrosinistra non fanno altro che litigare. Succede in una regione, le Marche, dove si andrà a rinnovare la giunta regionale il prossimo anno. La partita avrà eco nazionale, anche perché il candidato dovrebbe essere l’eurodeputato Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro e politico di sinistra sin dai tempi dei Ds durante la segreteria di Piero Fassino. E a pesare sul confronto politico sarà di certo la vicenda legata alla famigerata discarica di Riceci, storia annosa che il Pd ha gestito male sia dal punto di vista ambientale sia da quello politico. La storia si dipana in una delle vallate più belle d’Italia, il terreno collinare di Riceci nel comune di Petriano in provincia di Pesaro e Urbino, vera e propria perla nel cuore dell’Italia dove i dem hanno pensato bene negli anni scorsi di costruire una delle discariche più grandi di tutta Italia, quasi 500.000 metri quadri per ospitare 5 milioni di metri cubi di rifiuti. Il progetto è stato portato avanti da Marche multiservizi (Mms), multiutility del centro Italia, in buona parte espressione del Pd, tramite la controllata Aurora, che si occupa appunto di rifiuti nella zona. Dopo proteste e polemiche, alla fine dell’estate sembrava che il progetto fosse stato definitivamente accantonato. A intervenire era stata la provincia di Pesaro e Urbino, nel giubilo delle associazioni ambientaliste. Lo stesso Ricci lo aveva ribadito più volte. La società Aurora aveva deciso di fare ricorso al Tar, ma di fondo, data la presa di posizione politica, sembrava che la situazione fosse rientrata. Peccato che nelle ultime settimane ci sia stato un nuovo colpo di scena. Sabato scorso Micaela Vitri, consigliere regionale dem, pubblica un post su Facebook dove accusa il sindaco di Pesaro Andrea Biancani (anche lui del Pd) di aver proposto «di abbreviare le distanze degli impianti di smaltimento rifiuti dai centri abitati a 500 metri». La Vitri attacca: «Mi auguro che dietro a questa scellerata proposta infatti non ci sia un accordo “salva Riceci”, deciso alle mie spalle e di tanti cittadini, perché solo l’idea mi fa rabbrividire». In pochi giorni il partito è esploso. Per di più Biancani, candidato sindaco nato proprio grazie al via libera di Ricci, si è difeso a sua volta, parlando di accuse strumentali e spiegando che la decisione non è stata sua, ma dell’Ata, Assemblea Territoriale d’Ambito rappresentata dai Comuni della Provincia di Pesaro Urbino e della Provincia (tutti a trazione Pd), nata per programmare come e dove gestire i rifiuti. Allo stesso tempo ha confermato l’obiettivo di ridurre le distanze di 1500 metri per costruire le discariche. Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook: «Questo limite, considerato da chi mi accusa un limite giusto, in pratica non consente ai Comuni di prevedere una nuova discarica in tutto il territorio della provincia». Parole che non hanno fatto altro che aumentare il livello di polemiche interne alla coalizione che dovrebbe sostenere Ricci il prossimo anno alla guida della regione. Non solo dentro il Pd. Anche le altre anime del potenziale centrosinistra 2025 hanno subito preso le distanze dall’iniziativa di una fetta dei dem.Come Marta Ruggeri, consigliere regionale M5s che in una nota ha invitato «chi di dovere a vigilare, evitando passi falsi che potrebbero procurare ferite insanabili nelle sensibilità di componenti determinanti di quell’area progressista che costituisce l’opposizione a questa Giunta regionale di destra, dentro e fuori del Consiglio regionale». Peggio ancora la situazione dei Verdi che minacciano di lasciare tutte le alleanze comunali: «I Verdi non si fanno dettare la linea da Marche Multiservizi» dice il consigliere verde Gianluca Carrabs.«Discariche a 500 metri dai centri abitati? Precluderebbe ogni possibile alleanza».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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