2024-04-23
Sulle cure precoci Sileri accusò Aifa. Speranza la usava per nascondersi
Pierpaolo Sileri (Imagoeconomica)
L’ex sottosegretario ai magistrati: «Sui monoclonali Magrini perse quattro mesi». Il dem invece, benché rivendicasse il suo ruolo politico, ha scaricato sull’ente le responsabilità per le reazioni avverse ai vaccini.Il 16 ottobre 2023 la Procura di Roma sente, non da indagato bensì da persona informata dei fatti, l’ex sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Le parole da lui pronunciate emergono ora dalle carte del procedimento giudiziario finito al Tribunale dei ministri, che si è concluso con l’archiviazione di Roberto Speranza, ma i cui contenuti - svelati dalla Verità - lasciano aperti molti spazi di riflessione politica. Veniamo allora al contenuto delle conversazioni con gli inquirenti. Con il sostituto procuratore della Capitale, Sileri si sfoga: «Io per due anni e mezzo mi sono sempre lamentato che non ero informato in ordine alla campagna vaccinale ed in generale sono stato tenuto ai margini nella gestione dell’emergenza pandemica». Precisa, inoltre, che «fino a quando Zaccardi (Goffredo, ndr) ha ricoperto l’incarico di capo di gabinetto del ministero della Salute, fino a settembre 2021, io sono sempre stato mantenuto pressoché all’oscuro delle informazioni in relazione ai vaccini e alla campagna vaccinale, attivandomi personalmente con la struttura commissariale per acquisirle».Sono rimostranze di una certa gravità: l’uomo che, insieme con Andrea Costa di Noi moderati, al dicastero occupava una casella subordinata solo a quella di Speranza, veniva snobbato e «mantenuto pressoché all’oscuro» dell’andamento delle vaccinazioni. Un metodo che sarebbe stato adottato anche riguardo agli effetti avversi di quei farmaci: di essi, l’ex sottosegretario, ai magistrati, dichiara di aver potuto consultare «solamente i dati pubblicati da Aifa e quelli che apprendevo in letteratura», giacché «le informazioni da me richieste non mi venivano date mai in tempo reale, anche perché non venivo avvisato delle riunioni». Sileri se la prende con l’allora direttore dell’Aifa, Nicola Magrini, vicino a Speranza (e assieme a lui denunciato dal comitato Ascoltami e da altre associazioni). Il politico ammette di averne «chiesto la rimozione […] in diverse occasioni perché non era accettabile (sic) questi deficit di informazioni e perché i primi studi avevano dimostrato e ipotizzati (sic) gli anticorpi monoclonali potevano essere di aiuto, ma Aifa rimaneva inerte». Rimaneva inerte, per la precisione, «per circa quattro mesi; già in un messaggio del 2 febbraio 2021», ricorda l’ex sottosegretario, «ho segnalato a Zaccardi l’inadeguatezza di Magrini».È un ritratto a tinte fosche sia del funzionamento del ministero, sia del lavoro svolto dall’ente regolatore italiano. Già solo le parole dell’ex sottosegretario relative all’utilizzo degli anticorpi monoclonali richiederebbero serissimi approfondimenti e, in ogni caso, bastano a dare l’idea di come sia stata gestita la partita delle cure (che, a dar retta alla grandissima parte delle autorità sanitarie e dei presunti esperti, semplicemente non esistevano). balbettii e reticenzeForse, Sileri veniva estromesso anche perché, come lui stesso sottolinea in Procura, «non avevo deleghe sui farmaci e credo che l’avesse mantenuta il ministro Speranza e, forse, il sottosegretario Costa». Lo correggiamo: Costa ne aveva cinque, dalla lotta al doping al monitoraggio degli investimenti nel campo dell’edilizia sanitaria, ma di sicuro non aveva quella ai farmaci. Tale competenza era un’esclusiva del principale di lungotevere Ripa.Pare confermarlo al tribunale dei ministri, nell’interrogatorio del 3 febbraio scorso, Speranza stesso, tra un balbettio e l’altro. Prima ammette: «[…] io come ministro l’ho voluta tenere perché era una delega in quel momento che volevo tenere. Cioè questa è una scelta politica che sta nelle relazioni politiche». Poi, quando il presidente del Collegio per i reati ministeriali gli domanda di un eventuale conferimento a Costa, inizia a perdere la memoria: «Non mi risulta, io questa delega sui farmaci non mi risulta proprio, non ho mai… Non lo so, sinceramente. Non me lo ricordo neanche […] potrebbe darsi che l’ho tenuta per me».Per quale motivo quello che, in apparenza, è un dettaglio secondario, in realtà diventa importante? Perché contribuisce a inchiodare l’esponente progressista alle sue responsabilità politiche: da una parte, infatti, Speranza rivendica il diritto (che in effetti aveva) di avocare a sé il controllo di un settore del dicastero, nel quadro degli equilibri tra i partiti di maggioranza; ma quando le toghe lo incalzano sulla questione dei vaccini e delle reazioni avverse, d’improvviso, il ministro sgonfia il petto e si nasconde dietro le mansioni dell’Aifa o del Comitato tecnico scientifico.Che rapporti intercorrono tra ministero e agenzia, chiede ad esempio il magistrato? Aifa «autorizzava delle modalità [di somministrazione, ndr]», risponde Speranza. «E sulla base di quelle modalità si costruiva una campagna di vaccinazione. Che tra l’altro, era gestita sul piano operativo e sulla base delle indicazioni dell’agenzia regolatoria, dalla struttura commissariale. Perché [era] la struttura commissariale che aveva la gestione concreta». Come se il ministero occupato dal politico lucano non toccasse palla.Una ricostruzione che dev’essere apparsa bizzarra al collegio, visto che la presidente insiste: «Quindi in concreto i rapporti con il ministero della Salute quali erano?». «Beh», è la versione di Speranza, «il ministero della Salute era in qualche modo il punto di connessione tra tutti questi elementi. C’erano interlocuzioni costanti». E c’erano le circolari, «che vengono sempre firmate dal direttore generale della Prevenzione», ai tempi Gianni Rezza. Connessione, interlocuzioni, circolari, purché si tenga conto che le valutazioni erano di Ema e Aifa e la «gestione concreta» delle vaccinazioni era del commissario. Speranza cos’era? Un passante?un passante alla saluteSoprattutto sulla questione degli effetti avversi - La Verità lo aveva già segnalato qualche giorno fa - l’ex ministro persegue la strategia dello scaricabarile. Dapprima, prova a convincere i magistrati di essere una vittima e che la denuncia a suo carico risponde a «un approccio di natura ideologica, che è quello che i no vax, da cui io ricevo minacce un giorno sì e un giorno no, dicono che io ho sbagliato perché ho assecondato la campagna di vaccinazione». Badate bene: «assecondato», mica favorito o contribuito a portare avanti. Dopodiché, gli viene fatto notare che «quello che forse è in più in questa denuncia […] è il fatto che vi fossero evidenze […] di effetti avversi, che non sono stati, come dire, considerati». Episodi di cui Speranza era perfettamente al corrente, tanto da sapere che un quinto di essi era grave. A quel punto, l’ex ministro alza le mani: «Questi eventi avversi li valuta l’Agenzia predisposta. Che è Aifa…». E se gli eventi avversi fossero stati persino «taciuti», come ipotizza il magistrato? «Ma viene pubblicato mensilmente un report da chi fa quel lavoro lì». Che è sempre l’Aifa.Le toghe vogliono sapere «chi aveva il potere di […] fermare […]» le somministrazioni del vaccino, oppure di «limitarlo ad alcune fasce d’età». Le risposte di Speranza si ripetono come quelle del corvo nella poesia di Edgar Allan Poe: «L’Agenzia regolatoria è Aifa […]. Poi noi avevamo anche un Comitato tecnico scientifico, dentro cui sedeva il rappresentante di Aifa» e che era «sotto la presidenza del Consiglio dei ministri». L’uomo che si è tenuto la delega ai farmaci per «scelta politica» scarica la patata bollente sull’Agenzia del farmaco pure quando viene fuori il problema di miocarditi e pericarditi nei giovani: «Quali sono stati i rimedi attuati?», chiede la presidente del collegio. La verità è che non ne è stato attuato nessuno, ma il piddino comunque ribadisce: «Queste sono valutazioni di natura puramente tecnica, credo che bisognerebbe andare a controllare in quale rapporto di Aifa, in quale mese, questo tema arriva all’attenzione dell’Agenzia del farmaco». Possibile che al ministro della Salute non fosse venuta la curiosità di informarsi, per valutare eventuali interventi? Insomma, un ministro di cosa dovrebbe occuparsi? La sua, dice Speranza, «è una funzione di indirizzo politico. Non è una funzione regolatoria o autorizzativa, non… sui vaccini non abbiamo avuto noi questa competenza». Ma cosa c’era di più politico di decidere sull’andamento della campagna di inoculazioni? Tutto si sarebbe ridotto, invece, a mettere timbri sui pareri tecnici.Chi ha dato il via libera a mescolare dosi di Astrazeneca e dosi di preparati a mRna? «Valutazioni di natura tecnica», sono stati gli «enti regolatori», con la «discussione del Cts», che «comunque si confrontava con il direttore generale…». E la terza dose? «Io sono ministro politico», ma per decidere su quelle materie servono «competenze di natura tecnica, che competono ai tecnici che fanno parte delle Commissioni che decidono per le Agenzie». Commissioni di esperti che decidono per enti di esperti, competenze che competono. E un ministro in fuga che, invece, si è rivelato piuttosto incompetente.Vale ripeterlo: Speranza è stato archiviato. Ma quel che emerge dalle carte richiama una riflessione politica sull’operato dell’ex capo della Salute e delle autorità sanitarie tutte. Una riflessione che difficilmente può risolversi con una assoluzione.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci