2022-02-07
Sul fine emergenza ci prendono in giro
Le veline di palazzo battono la grancassa sull’allentamento delle restrizioni. Ma il capo del Cts e il consigliere di Roberto Speranza svelano i veri progetti: prolungare obblighi e green pass anche oltre la scadenza fissata. Possibile non ci sia un magistrato che dica basta?Insieme con i colleghi della Verità e di Panorama mi sono occupato spesso delle innumerevoli balle che alcuni presunti esperti di coronavirus, in compagnia di politici e giornalisti, ci hanno raccontato negli ultimi due anni. L’elenco di stupidaggini, diffuso a testate e reti unificate, è stato anche materia di un paio di libri di successo che abbiamo diffuso con il quotidiano e il settimanale. Tuttavia non passa giorno che, con dichiarazioni e interviste, non ci venga fornito altro materiale per aggiornare la lista di fesserie propalate come oro colato. A incaricarsi di distribuire baggianate a volte è il portavoce del Comitato tecnico scientifico, ossia Franco Locatelli, già noto per aver negato che i vaccinati potessero finire in terapia intensiva; altre tocca al super consulente del ministro della Salute, vale a dire Walter Ricciardi, uno che è riuscito a farsi smentire perfino dall’Organizzazione mondiale della sanità, la quale ha dovuto negare che parlasse a nome suo.Sì, le sciocchezze spacciate per dogmi scientifici sono davvero tante e spesso mi chiedo quando i propagandisti di bugie verranno chiamati a risponderne. Non di fronte all’autorità giudiziaria, perché non credo che le loro contraddizioni siano materia da tribunale, ma dinnanzi all’opinione pubblica. Per colpa di questi signori sono state adottate misure che hanno compresso e comprimono i diritti dei cittadini, senza che vi sia alcuna evidenza scientifica che giustifichi la predisposizione di obblighi e divieti. Il governo li ha scambiati per oracoli e ha creduto alle loro previsioni e ai loro suggerimenti. Ma il risultato è sotto gli occhi di tutti. Siamo il Paese che ha subito più chiusure e vittime, e nonostante l’alto numero di vaccinati (il generale Francesco Paolo Figliuolo, alto commissario anti Covid, si è vantato per i risultati raggiunti nella campagna vaccinale, che ci collocano in Europa fra i primi della classe), abbiamo un numero di decessi che non è molto diverso da quello di un anno fa, quando gli «immunizzati» erano 46 milioni in meno. Oggi, con il 91 per cento della popolazione con più di 12 anni che ha ricevuto una o più dosi di vaccino e il 60 per cento che si è già sottoposto al cosiddetto booster, ossia al richiamo anti Covid, chi ci aveva assicurato che con l’80 per cento di persone coperte dal siero avremmo raggiunto l’immunità di gregge chiede di prolungare l’emergenza e insiste, nonostante i fallimenti ottenuti in due anni, nel pretendere l’esclusione dalla vita sociale di quanti non si sono ancora vaccinati, proponendo come soluzione l’estensione a tempo illimitato del green pass e dei divieti. Fosse per loro ci condannerebbero a uno stato d’allerta perenne. Del resto, proprio loro sono gli ispiratori del certificato verde eterno, un passaporto che non ha alcuna giustificazione sanitaria e che infatti altrove non viene tenuto in alcuna considerazione. Per Locatelli e compagni dovremmo vivere, accedere ai servizi, poter lavorare sempre mostrando un lasciapassare. Che il documento non certifichi di essere immuni, prova ne sia che anche chi è vaccinato contagia e si contagia (a differenza di ciò che la combriccola di esperti e politici sosteneva all’inizio), non li fa recedere dai propri errori, ma anzi li induce a insistere contro ogni logica e in conflitto con il buon senso. Tutta Europa ha ormai riaperto, scegliendo di convivere con il virus, cercando semmai di potenziare le cure e i servizi ospedalieri. Tutta, tranne l’Italia, che da un lato promette di allentare i divieti, ma dall’altro ne introduce di nuovi, limitando i diritti anche di chi sia vaccinato, ma non con la terza dose. Già, perché mentre il New York Times, non l’eco dei virologi alla vaccinara, si interroga sull’utilità della terza dose, ritenendola necessaria solo per le persone anziane e fragili, da noi si considerano milioni di italiani già vaccinati alla stregua dei no vax e infatti si intende limitare la loro libertà e i loro diritti. Ci sono almeno 20 milioni di persone, tra coloro che hanno scelto di non immunizzarsi e quanti pur vaccinati non hanno ancora ricevuto il booster, che rischiano di veder limitata la loro vita sociale e lavorativa. Fino a quando potremo tollerare tutto ciò in funzione di giudizi sballati e affrettati? Fino a quando potremo credere che tutto ciò sia giustificato? Dicevo prima che le balle propalate da esperti e politici purtroppo non sono materia di tribunale. Ma la limitazione dei diritti costituzionali sì. Impedire alle persone di viaggiare e lavorare sulla base di presupposti sbagliati è un abuso. E, come nell’opera di Bertolt Brecht, in cui un mugnaio lotta contro i soprusi dell’imperatore, ci auguriamo che ci sia, prima o poi, un giudice che abbia il coraggio di dire basta.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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