2020-06-14
Sul caos Val Seriana Giuseppi sia più umile
Un lettore mi scrive, segnalandomi un articolo del Corriere della Sera del 15 marzo. Eravamo in piena pandemia, e un cronista del quotidiano di via Solferino fece «un viaggio nel comune martoriato dal virus», cioè ad Alzano Lombardo, il paese diventato tristemente famoso per il primato di vittime del Covid-19. Tra le persone intervistate dal collega nel suo reportage c'è anche il sindaco del centro che costeggia il fiume Serio, a pochi chilometri da Bergamo. Che diceva Carlo Bertocchi tre mesi fa, quando il coronavirus stava contagiando la provincia e l'Italia? Leggere per credere. «La nostra idea era di fare un grande sacrificio subito per essere liberi prima: se ci avessero ascoltati le cose sarebbero andate diversamente». Il messaggio è chiaro: volevamo chiudere e isolare il paese, ma nessuno ci ha dato retta. «Serviva la zona rossa?», gli chiede il giornalista. Il sindaco risponde: «Dirlo adesso è facile. Fin dal 23 febbraio abbiamo capito la gravità della situazione. Ed eravamo tutti per la linea rigida, ribadita anche il 25, nonostante gli allentamenti a livello nazionale. Da noi bar chiusi anche dopo le 18. Ma vuol sapere una cosa? Non solo siamo stati criticati dagli operatori, ci è arrivato pure il richiamo dal ministero degli Interni, tramite una circolare della prefettura che vietava ai sindaci di prendere misure. Chiedevamo rigore e chiarezza, non volevamo disorientare il cittadino. Il territorio va ascoltato: non era il segnale di un sindaco, ma di sette, da Torre Boldone ad Albino». Cioè, per intenderci, di mezza Val Seriana.In quei giorni ad Alzano erano già stati registrati 50 morti, contro gli otto dell'anno precedente. A fine mese i decessi saliranno a 104, ad aprile a 122. Forse se si fossero ascoltati i sindaci, se si fosse istituita la zona rossa, evitando che le persone si spostassero e che le attività industriali e commerciali continuassero come se niente fosse, qualcuna di quelle 122 persone sarebbe ancora viva. O, per lo meno, il virus non sarebbe dilagato in tutta la provincia, Bergamo compresa, evitando così che quei comuni lombardi diventassero l'epicentro dell'epidemia, con più vittime perfino di Wuhan. Ecco, le ragioni per cui i pm hanno bussato alla porta di Palazzo Chigi, interrogando per tre ore Giuseppe Conte e per due il ministro Luciana Lamorgese, stanno tutte in quelle frasi del sindaco. Non so se la Procura di Bergamo abbia ascoltato il primo cittadino di Alzano, se si sia fatta consegnare la circolare della prefettura che il ministero degli Interni fece recapitare al municipio della Val Seriana. So però che i magistrati si saranno chiesti, come ci stiamo chiedendo tutti noi, perché qualcuno impedì di prendere misure di contenimento dell'epidemia, quasi che chiudere bar e attività produttive fosse un delitto di lesa maestà governativa. Già ieri abbiamo messo in fila una serie di motivi per cui Giuseppe Conte non può dire - come ha detto - che «rifarebbe tutto quel che ha fatto, perché non ha nulla da rimproverarsi». Innanzitutto, l'arroganza con cui si loda e si imbroda, dicendo addirittura che l'azione dell'esecutivo da lui guidato è d'esempio negli altri Paesi d'Europa, stride con l'alto numero dei morti. Di fronte a 35.000 decessi ci vorrebbero un po' più umiltà e un po' meno tracotanza, perché se decisioni più tempestive nell'isolare i comuni colpiti dal Covid, o nell'ordinare per tempo mascherine, ventilatori e macchine per la rianimazione, avessero consentito di salvare anche una sola vita non ci sarebbe comunque motivo per dirsi soddisfatti. Rifare tutto senza rimproverarsi nulla lo si può dire di altro, magari degli Stati generali, dove al di là delle scelte non ci sono in ballo i morti. Ma dopo aver visto le bare portate via dai camion militari e aver ascoltato i racconti dei famigliari di chi è stato abbandonato nelle corsie, servono un po' di rispetto e forse anche un po' di umanità. Interrogarsi se si fosse potuto fare meglio dovrebbe essere un obbligo di fronte alla lunga lista di decessi. Ma Conte, oltre a non chiedersi se qualche cosa di più si poteva fare, preso da una vanagloria cui ormai perfino i giornali che sostengono il governo guardano con stupore, non si interrogherà neppure su chi abbia dato l'ordine di impartire severi moniti ai sindaci, impedendo loro di attuare le misure di contenimento del contagio. Dopo aver ignorato la Costituzione, trascurando la questione dei militari che dovevano isolare i paesi della Val Seriana e le richieste dell'Istituto superiore di sanità, il presidente del Consiglio fingerà di non aver visto neppure le dichiarazioni del sindaco di Alzano. Alla fine toccherà alla magistratura rispondere ai quesiti. In quei giorni si poteva fare di più? C'è qualche cosa da rimproverarsi? Noi, a differenza del premier, più ci addentriamo in questa inchiesta e più ci convinciamo che sì, qualche cosa di più si poteva fare, e qualche cosa da rimproverare c'è.
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