2019-10-17
Subito libero anche l’immigrato che ha rotto un braccio a un agente
Succede a Foggia nel giorno in cui Trieste piange i due poliziotti assassinati in questura: giudice risparmia il carcere a un gambiano fermato sul treno senza biglietto. Invece di pagare, l'uomo ha aggredito la Polfer.Mentre nella chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo a Trieste l'Italia piangeva Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, a 800 chilometri di distanza, nel Tribunale di Foggia, veniva rilasciato in libertà l'aggressore di un altro poliziotto. La gravità dell'episodio fortunatamente non è la stessa dell'omicidio dei due agenti avvenuto il 4 ottobre scorso in una stanza della questura, per mano del dominicano Alejandro Augusto Stephan Meran, che era stato arrestato poco prima per il furto di un motorino. Ma sono gli stessi i pericoli a cui sono esposti quotidianamente gli uomini delle forze dell'ordine: botte, coltellate e talvolta anche pallottole.Questi in sintesi i fatti accaduti a Foggia: lunedì pomeriggio un agente della Polfer sale su un treno per convincere un immigrato a pagare il biglietto e questi, per tutta risposta, gli spezza un braccio. L'aggressione avviene a bordo di uno dei convogli delle Ferrovie del Gargano diretto a Ischitella, dove il capotreno sorprende senza biglietto uno straniero del Gambia, richiedente asilo. Lo invita a pagare il dovuto oppure a scendere senza fare storie. Ma il giovane non ne vuole sapere ed allora, secondo la prassi, viene avvertita la polizia che interviene. Non basta neppure questo a convincere l'immigrato che, dopo aver dato in escandescenze, si scaglia contro gli agenti procurando a uno dei due la frattura scomposta dell'avambraccio sinistro. Intanto i colleghi riescono a fermare il gambiano in fuga che risulta avere precedenti penali. Come se non bastasse, durante la perquisizione salta fuori anche un coltello. Scattano le manette per una sfilza di reati: violenza, resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio, oltre al porto abusivo di armi.Ebbene dove dovrebbe trovarsi oggi questo signore? In un Paese normale sarebbe rinchiuso in carcere a espiare le sue colpe e in attesa del verdetto, ma così non succede in Italia. O almeno non sempre. Invece l'uomo è subito tornato in libertà a distanza di due giorni, perché il processo per direttissima è stato rinviato di un mese e fissato per il prossimo 14 novembre. Nel mentre cosa farà quest'immigrato, che nonostante i precedenti penali gode di permesso di soggiorno? Nulla di buono presumibilmente e di certo non si presenterà ai magistrati il mese prossimo per essere giudicato. Non si poteva trattenerlo, non era il caso di processarlo subito come prevede il rito per direttissima. Viene allora da domandarsi cosa mai bisogna combinare per restare in carcere, se non è sufficiente neppure spezzare il braccio a un poliziotto per non pagare il biglietto del treno.La stessa domanda che si pone anche Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione Fsp Polizia di Stato: «Troppi morti e feriti fra le forze dell'ordine nella sostanziale indifferenza della politica. A Foggia assistiamo all'ennesimo scempio di un agente finito in ospedale e un aggressore arrestato con una lunga serie di accuse già tornato in libertà come nulla fosse». Tutto questo, accusa il sindacalista, «è lo specchio di una realtà non più sostenibile per centinaia di migliaia di donne e uomini in divisa che sono servitori dello Stato ma vengono trattati da servi. Non si può aspettare con le mani in mano il prossimo morto, pronti a stilare i soliti vuoti messaggi di cordoglio».Parole forti e amare, soprattutto in una giornata di lutto come quella di ieri. Quando davanti alle bare degli agenti assassinati a Trieste c'erano proprio tutti: il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese con il capo della Polizia Franco Gabrielli. Il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro Stefano Patuanelli, il presidente del Friuli Massimiliano Fedriga, accompagnati dal prefetto di Trieste Valerio Valenti e dal questore Giuesppe Petronzi. C'erano tutti a piangere, ma ormai era troppo tardi per Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, crivellati di colpi mentre stavano compiendo il loro dovere.Per questo motivo poliziotti, carabinieri, agenti penitenziari, forestali e vigili del fuoco scenderanno in piazza a Roma martedì 22 ottobre: per protestare contro le indegne condizioni di lavoro. Che vengono rese ancora più difficili dalle decisioni di una certa magistratura. Come nel caso di Foggia, ma soltanto qualche giorno fa abbiamo scritto su queste pagine anche di Aboudel Manaf, lo straniero che aveva preso a pugni due donne nel sottopassaggio della stazione di Lecco, assolto perché giudicato malato di mente. Trascorrerà due anni nell'ex ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, e poi anche lui tornerà in libertà. E allora cosa succederà?
Jose Mourinho (Getty Images)