2022-11-16
Su test e quarantene Schillaci promette ma poi non conclude
Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Il ministro: «Isolamenti brevi e niente tampone». Però mancano le ordinanze. Giorgia Meloni: «Non si sacrifichi la libertà per la salute».«Libertà e salute si tengono insieme. Perché certamente, se non si ha la salute a nulla serve la libertà. Ma di contro, cos’è la salute senza libertà?». Ancora una volta, Giorgia Meloni ha ribadito con chiarezza che il governo vuole voltare pagina sulla pandemia, abbandonando qualsiasi ipotesi di nuove limitazioni delle libertà personali. Nel suo intervento alla sessione di lavoro sulla salute del G20, che si sta svolgendo a Bali, il premier è tornato sugli stessi concetti espressi in campagna elettorale e nel suo discorso per la fiducia alla Camera. Quando ricordò che «l’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi». Era evidente che «qualcosa non ha funzionato», perciò promise: «Non replicheremo in nessun caso quel modello». In Indonesia, il nostro primo ministro ha detto che «non possiamo permetterci di essere presi di nuovo alla sprovvista», e che «preparazione, prevenzione, risposta alle pandemie richiedono risorse, finanziamenti affidabili e una maggiore capacità di mobilitare fondi». Però non c’è solo il Covid, «non è l’unica malattia che dobbiamo affrontare», ha sottolineato Giorgia Meloni. «A causa della pandemia, negli ultimi due anni potremmo aver trascurato altre emergenze. Dobbiamo porvi rimedio». Perciò ha annunciato «altri 185 milioni di euro a Global fund per Hiv, Tbc e malaria». Già, le altre patologie dimenticate. Ieri a Roma, al ministero della Salute, si è svolta la conferenza «Prevenzione vaccinale dei soggetti adulti fragili o immunocompromessi, la nuova priorità». Per il neo ministro, Orazio Schillaci, è stata l’occasione di far sapere che entro la prossima settimana partirà la campagna di comunicazione per vaccinarsi contro influenza e Covid, in quanto «è importante mettere in campo ogni sforzo per proteggere i più fragili e gli anziani». Secondo le numerose società scientifiche intervenute all’incontro, è invece urgente che le persone a più alto rischio di andare incontro a conseguenze gravi siano vaccinate anche contro infezioni quali pneumococco, herpes zoster, meningococco. «Patologie che possono scatenare infarto e ictus», ha messo in guardia Paolo Bonanni del gruppo Vaccini e politiche vaccinali della Sitl, Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica. Come mai, allora, solo adesso ci si ricorda che «a decine di milioni di cittadini con malattie croniche» si possono «offrire diversi vaccini», come ha fatto sapere Alessandro Rossi, responsabile area malattie infettive della Simg, la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, invece così poco viene fatto? Da quasi tre anni l’unica raccomandazione diffusa e imperante è stata proteggere i fragili con dosi di anti Covid, dandole anche ai più piccoli perché non mandassero nella tomba nonni o parenti immunodepressi, mentre oggi dicono che rischiano altre infezioni contro le quali non vengono vaccinati. «È scandaloso che non esista un’anagrafe vaccinale efficace», anche per gli adulti, lamenta Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. Neppure durante la pandemia si è messo mano a un sistema informatizzato nazionale, come scriveva a ottobre Epicentro, evidenziando che «l’accesso ai dati è limitato alla Asl o alla Regione», che spesso caricano manualmente le informazioni così non si riesce ad avere «la situazione aggiornata e tempestiva delle coperture vaccinali». Però insistono nel raccomandare doppi, tripli richiami anti Covid. Se anziani, malati e cronici hanno bisogno di una copertura vaccinale più ampia, come mai si è perso così tanto tempo prezioso? «C’è bisogno di formare i medici», sui vaccini, ha spiegato Rossi. Sul Covid, guarda caso, invece sono ferratissimi e lo raccomandano a grandi e piccini, meno agli anziani. «Mi fa imbestialire pensare che abbiamo milioni di dosi che non stiamo dando a pazienti con tumori, a fragili, perché non siamo riusciti a organizzarci», ha protestato Roberto Messina, presidente Federanziani e responsabile politiche della terza età della Lega. «Abbiamo buttato milioni di dosi a giugno, molte altre le butteremo tra una ventina di giorni», ha aggiunto.Ben venga, dunque, il documento scientifico presentato ieri «per sensibilizzare istituzioni e cittadini», ma se per i pazienti a rischio «la prevenzione dev’essere un obiettivo di salute pubblica», il neo ministro della Salute deve attivare percorsi utili e meccanismi di vigilanza efficienti. Servono normative, come quelle che stiamo attendendo sul fine isolamento da Covid. Inutile ripetere, come ha fatto ieri Schillaci fuori conferenza: «Stiamo lavorando anche sulla quarantena per far sì che soprattutto i pazienti asintomatici positivi possano rientrare prima». Non basta dire: «A breve anche su questo faremo una comunicazione, eventualmente eliminando anche il tampone finale», ci vogliono le circolari. Ne sono circolate tante, nei tre anni di pandemia, soprattutto per limitarci nelle libertà, adesso che escano per restituirci normalità.