2021-06-24
Su immigranti ed economia tutta l’Europa va a destra. Pure quella che vota sinistra
Una rilevazione francese mostra che nel continente, e in special modo in Italia, le idee dei moderati aumentano i consensi. Sta ai leader dare un'offerta politica adeguataIl centrodestra, oggi, è vincente. Per dirla meglio: alcune delle politiche tipiche del centrodestra sono ampiamente maggioritarie in Italia, e lo stesso accade in Francia, Germania e Inghilterra. È il risultato di uno studio della Fondation pour l'innovation politique, un importante think tank parigino, che si basa su un sondaggio appena condotto sui quattro elettorati. A sorpresa, gli intervistati che si autodefiniscono «di destra» sono ovunque la maggioranza, ed è così soprattutto nel nostro Paese: si dichiara infatti di destra il 44% degli italiani (contro un 31% di sinistra e un 13% di centro), il 40% dei britannici (contro un 25% di sinistra e un 19% di centro), il 38% dei francesi (contro un 24% di sinistra e un 17% di centro) e il 36% dei tedeschi (contro un 26% di sinistra e un 29% di centro). Il centrodestra, insomma, ha davanti a sé più che promettenti praterie elettorali. Anche e soprattutto in Italia. Purché i partiti che si richiamano all'area moderata sappiano riappropriarsi della concretezza di questi valori, e decidano di ascoltare la voce che sale dagli elettori (anziché lasciarsi andare a qualche tatticismo e a certe ripicche di troppo). Il momento pare particolarmente favorevole ai partiti del centrodestra, tra l'altro, perché oggi le idee e i valori più tipici dello schieramento sembrano convincere una maggioranza ancor più ampia di elettori, tanto da dilagare anche nel campo avverso, quello dei simpatizzanti di sinistra, conquistandoli. L'emergenza migratoria, per esempio, dal 2015 divide gli animi e spacca in due la politica. I partiti di sinistra sono ideologicamente contrari a ogni tipo di contenimento. Ma secondo la Fondation pour l'innovation politique la stragrande maggioranza degli elettori la pensa diversamente: è contraria all'immigrazione di massa, tanto che sei intervistati su dieci, da Roma a Londra passando per Berlino e Parigi, sono d'accordo con l'affermazione «nel mio Paese ci sono troppi immigrati». A pensarla in modo opposto oggi è soltanto il 36% degli intervistati, mentre un 4% non risponde. Quando si passa poi alle possibili soluzioni del problema, il 56% propone di bloccare del tutto gli ingressi, contro un 23% che crede servirebbe una maggiore apertura, mentre il 21% accetta la situazione così com'è. I francesi (63%) sono i più favorevoli alla chiusura, davanti ai tedeschi (54%), agli italiani (54%) e agli inglesi (53%).La ricerca, poi, sottolinea che anche una maggioranza relativa di simpatizzanti di sinistra è convinta che sarebbe meglio opporre un argine al fenomeno migratorio. Anche qui i numeri sono sorprendenti: «In tutti e quattro i Paesi», si legge, «la maggioranza di quanti si dichiarano di sinistra è favorevole alla chiusura, con la sola eccezione dei simpatizzanti del Pd italiano». In base al sondaggio, però, ben 29 elettori del Pd su 100 si dicono favorevoli a un forte freno all'immigrazione, cioè a qualcosa di simile ai «porti chiusi» di Matteo Salvini, mentre il 46% di loro è sulle posizioni più «aperturiste» tipiche del Pd e il 25% accetta la situazione attuale. Anche nel Movimento 5 stelle (che la Fondazione classifica «di sinistra») il 46% è contrario agli immigrati e la quota sale al 53% tra i simpatizzanti di Italia viva.Quanto alle sinistre degli altri Paesi: i laburisti inglesi sono per la linea dura anti-immigrati al 50%, esattamente la stessa quota che in Germania riguarda gli elettori di Linke, mentre i simpatizzanti della Spd lo sono al 45%; in Francia è ostile agli ingressi indiscriminati il 41% dei comunisti e il 43% dei socialisti. I dati sono così anomali da imporre la precisazione che la Fondation pour l'innovation politique non può essere sospettata di simpatie per la destra: nata nel 2004 e inizialmente vicina all'Union pour un mouvement populaire, l'Ump di Jacques Chirac, dal 2008 Fondapol (così i francesi abbreviano il nome della fondazione) è stata sospinta verso lidi molto progressisti dal suo nuovo direttore, Dominique Reynié. La ricerca di cui parliamo, tra l'altro, è stata elaborata assieme alla mitica «Sciences Po», l'Istituto di studi politici di Parigi da cui Enrico Letta è uscito lo scorso marzo per tornare in Italia e farsi eleggere segretario del Pd: e Sciences Po tutto è, ma certo non un covo di reazionari... L'Europa, invece, vira a destra. Così, con un qualche intuibile disappunto degli intervistatori, l'orientamento degli intervistati ha confermato la sua inclinazione «destrorsa» anche in economia. La maggioranza assoluta degli elettori, in tutti e quattro i Paesi, oggi manifesta idee tipicamente liberali, se non liberiste: contro le difficoltà economiche, il 54% degli intervistati ritiene infatti che «lo Stato dovrebbe avere più fiducia nelle imprese e dare loro più libertà». Lo Stato controllore, quello che «regolamenta più strettamente le aziende» viene apprezzato solo dal 41% degli intervistati. È ovvio che nei partiti di centro e di destra l'orientamento antistatalista prevalga: e infatti si sale al 58% tra gli elettori centristi (al 60% in Italia) e al 71% tra gli elettori di destra (al 70% in Italia). Ma il rifiuto dello «Stato mamma» oggi è forte: è al 43% anche a sinistra. In Italia, gli elettori di sinistra moderata che si dicono antistatalisti al 50%, e perfino il 38% degli estremisti di sinistra pare apprezzare le idee di un Luigi Einaudi. Anche gli eccessi dell'ambientalismo hanno stancato. La «decrescita felice» che seduceva i grillini e tanti elettori ambientalisti e di centrosinistra, oggi viene condivisa appena dal 20% degli intervistati in tutti e quattro Paesi, e in Italia la quota è in assoluto la più bassa: il 13%. Il sistema capitalista è giudicato perfettibile, ma è pienamente accettato dai cittadini: in tutti e quattro i Paesi, il 56% degli intervistati crede che sia da riformare al massimo «in alcuni punti» e il 14% pensa addirittura che «non debba essere riformato». Solamente un quarto degli intervistati (il 26%) crede debba essere riformato «in profondità».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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